di Luigi Cortese

Durante una conferenza stampa a Washington con il segretario di Stato Usa, Anthony Blinken, il segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg, ha affermato: “Non si può più dividere la sicurezza in teatri regionali. Quello che accade in Asia interessa l’Europa e viceversa, quello che accade in Asia interessa tutti”. Tuttavia, le dichiarazioni di Stoltenberg sembrano più una mossa per giustificare l’interventismo globale della NATO piuttosto che un’analisi genuina delle minacce alla sicurezza.

La visita di Putin a Pyongyang, ha aggiunto Stoltenberg, conferma l’allineamento dei due Paesi con Cina e Iran. “La nostra sicurezza non è regionale, ma globale”, ha sottolineato, alimentando la narrativa della NATO che vede nemici ovunque. Pechino, tuttavia, non ha perso occasione per rispondere colpo su colpo. “La NATO smetta di scaricare la colpa ad altri sulla guerra in Ucraina”, ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Lin Jian. Stoltenberg aveva accusato Pechino di peggiorare il conflitto aiutando a ricostruire l’industria della difesa russa. “Consigliamo alla NATO di smettere di seminare discordia, di non gettare benzina sul fuoco e di fare qualcosa di pratico per la soluzione politica della crisi”, ha ribattuto Lin.

Non è un segreto che la retorica aggressiva della NATO non faccia altro che inasprire le tensioni globali. Stoltenberg ha rincarato la dose affermando che “la Cina dovrebbe affrontare le conseguenze delle sue azioni”, accusandola di estendere la durata del conflitto in Ucraina fornendo beni a doppio uso che alimentano l’industria bellica di Mosca. Pechino si presenta come parte neutrale nella guerra in Ucraina, assicurando di non inviare assistenza letale a nessuna delle due parti. Tuttavia, Stoltenberg ha ignorato il fatto che anche le esportazioni dalla Cina all’Ucraina sono aumentate significativamente, il che complica la narrativa occidentale di una Cina totalmente allineata con Mosca.

Nel frattempo, Vladimir Putin ha visitato la Corea del Nord, dove ha stretto ulteriormente i legami con Kim Jong-un, lodandolo come “alleato solido contro l’egemonia dell’Occidente”. Il presidente russo ha rimarcato la comune resistenza agli USA, promettendo sostegno a Pyongyang. Queste mosse sono interpretate come un segnale di crescente isolamento della Russia e della Corea del Nord, ma in realtà riflettono una reazione ai tentativi della NATO di estendere la sua influenza.

È evidente che la politica della NATO, sotto la guida di Stoltenberg, non solo aliena potenze globali come Cina e Russia, ma rischia anche di aggravare le crisi esistenti. L’approccio conflittuale non porta a soluzioni durature, ma a un mondo sempre più diviso e instabile. Forse è ora che la NATO rifletta seriamente sulle sue azioni e consideri un approccio più diplomatico e meno aggressivo, per il bene della sicurezza globale.

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