di Luigi Cortese

Bankitalia: “Il Superbonus non si ripaga, 3 punti di Pil all’anno buttati via”. Una pesante bocciatura arriva da Bankitalia per il Superbonus e il bonus facciate: una “perdita secca” di 45 miliardi di euro. Tra il 2021 e il 2023, lo Stato ha speso oltre 170 miliardi di euro per queste misure, pari a circa tre punti percentuali del Pil ogni anno. Ma un quarto di questa cifra è stato sprecato, poiché quegli investimenti sarebbero stati realizzati comunque, anche senza incentivi pubblici.

Bankitalia, attraverso uno studio di tre economisti – Antonio Accetturo, Elisabetta Olivieri e Fabrizio Renzi – evidenzia che queste misure non si sono autofinanziate. Le entrate fiscali generate dai bonus sono state “significativamente inferiori” al loro costo, aumentando il debito pubblico che dovrà essere rimborsato in futuro.

Lo studio mette in chiaro due punti cruciali: da un lato, l’impatto sugli investimenti edilizi e, dall’altro, il contributo al Pil. Sebbene i bonus abbiano stimolato gli investimenti nel settore edile, non sono stati sufficienti a giustificare l’enorme esborso pubblico. Gli investimenti immobiliari pro capite sono cresciuti del 67% rispetto a paesi comparabili che non hanno introdotto simili incentivi, ma un quarto di questi investimenti sarebbe stato effettuato comunque.

Il contributo al Pil è stato limitato. Il rapporto tra il Pil generato dai bonus e il loro costo è stato inferiore all’unità: ogni euro di spesa pubblica ha prodotto meno di un euro di entrate fiscali. Questo moltiplicatore fiscale basso è coerente con il finanziamento di ristrutturazioni che sarebbero state fatte comunque.

Anche se il Pil italiano è cresciuto del 13,5% tra il 2021 e il 2023, i bonus edilizi hanno contribuito solo per 2,6-3,4 punti percentuali, mentre il loro costo è stato molto più alto. Hanno avuto un impatto significativo solo nel settore edile, con effetti limitati su altri settori.

Bankitalia sottolinea che lo studio non ha considerato l’impatto ambientale dei bonus, come il miglioramento dell’efficienza energetica e della sicurezza antisismica, né la questione della trasferibilità dei crediti d’imposta e l’effetto sui prezzi dell’edilizia. Tuttavia, la conclusione è chiara: gli incentivi sono stati troppo generosi, dati a tutti senza limiti di reddito e con aliquote troppo elevate, portando a spese incontrollate.

Forse nel 2020, in piena pandemia, era inevitabile adottare misure straordinarie. Tuttavia, queste misure sono rimaste in vigore troppo a lungo, fino allo stop quasi definitivo di aprile. Così, “il più grande stimolo fiscale per il settore delle costruzioni introdotto in tutta l’Ue negli ultimi due decenni” è andato fuori controllo, con conseguenze devastanti su deficit e debito pubblico che pagheremo per anni.

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