di Roberto Fiore

Siamo totalmente contrari all’autonomia differenziata perchè contrari al concetto di Regione, che fu lanciato nel 1970 dal sistema partitocratico: si oppose all’istituzione delle Regioni, in modo strenuo e con autentiche maratone ostruzionistiche il Movimento Sociale ed in particolar modo Giorgio Almirante. Quale fu la tesi fondamentale di questa opposizione?

La centralità nazionale, l’idea di Nazione stessa e l’aspetto sociale della Nazione, quindi dell’organizzazione del popolo sul territorio, sarebbero stati feriti, secondo l’MSI, nei suoi aspetti più delicati quali la sanità, i trasporti e l’educazione. La logica liberista impone che un autobus non possa passare per un paesino se vi è solamente un anziano che in quell’ora lo utilizza, che un reparto maternità non apra in una località in cui nascono pochi bambini, che una scuola non rimanga in funzione con pochi alunni, o che un treno non fermi dove non ci sono passeggeri. Lo Stato di Popolo, invece, concepisce i propri treni, ospedali e scuole come strumenti di progresso ed avanzamento in cui gli anziani, i malati, i bambini, le madri, in una parola il popolo, siano centrali; Il contrario di ciò che hanno fatto tutti coloro che hanno governato dagli anni ’80 in poi. Ricordiamo, inoltre, che tutti i finanziamenti europei, come il PNRR, piuttosto che passare attraverso il canale nazionale passano attraverso le regioni creando un collegamento tra Bruxelles e Regioni del tutto indesiderabile e che tende a creare una nuova pletora di burocrati fortemente esterofila ed ancorata alle logiche della Commissione europea.

I Piani Nazionali sono invece la base del superamento delle Regioni e della Rinascita Popolare. Come possono in Italia convivere il numero chiuso per entrare in medicina e il contratto a basso costo per medici cubani? Solo la logica liberista può arrivare a tanto. Il fatto che oggi la sanità sia in profondissima crisi, che vi sia un gap notevolissimo nella qualità delle differenti strutture, che vi sia una privatizzazione e una commercializzazione del lavoro dei medici ed una chiusura costante degli ospedali, significa che la sanità nazionale ed il giuramento di Ippocrate sono stati abbandonati. Se, come è diventato negli ultimi tempi, il criterio per il quale un ospedale viene chiuso o aperto è quello liberista del profitto, significa che siamo destinati ad avere file lunghissime di pazienti, squilibri tra le varie realtà sanitarie e chiusura di ospedali e morte di malati.

Come fu detto in passato non esiste una questione meridionale o settentrionale, bensì una questione nazionale. Un governo di Popolo ha il compito di sostenere le proprie strutture sanitarie nel contesto di un piano nazionale che mira a consentire che in ogni luogo di Italia vi sia sempre chi può seguire il malato: privare le piccole località di questo tipo di sostegno significa automaticamente contribuire al crollo demografico. Oggi come oggi la donna che sta per avere un figlio e si trova in un centro di piccole dimensioni è costretta a fare anche 50-60 chilometri per poter accedere ad una reparto- maternità.

Lo stesso vale per i trasporti. Lo Stato non può parlare di Ponte sullo Stretto se il treno che porta da Palermo a Catania ci mette 7 ore, se non esistono corriere che colleghino differenti capoluoghi, se le strade sono dissestate. Il ponte serve solo ad attirare grandi somme di denaro che andranno nelle tasche dei potentati politici e mafiosi senza arrivare forse nemmeno alla costruzione fi qualcosa. E’ evidente oggi che tanti dei servizi che dovrebbero coprire sanità e scuola sono gestiti da aziende in onore di mafia; la pulizia degli ospedali che è una questione sulla quale siamo intervenuti, è l’ombra di quella che dovrebbe essere ed è così distante dagli standard del passato che gli ospedali diventano luoghi insicuri e brodo di cultura per nuove gravi infezioni. Noi sappiamo oggi che entrare in un ospedale significa essere colpiti da batteri e virus che mettono in pericolo la nostra vita. Questo è frutto della mancanza di un piano nazionale per le pulizie degli ospedali e della regionalizzazione della sanità che è legata a logiche di profitto ed alla visione economica liberale ormai vigente.

Dobbiamo superare il decadimento dell’Italia che è iniziato con l’istituzione delle regioni, dobbiamo superare la fase di grande corruzione che ha investito l’Italia dal ’70 in poi, dobbiamo concentrarci sulla provincia e sulla sua organicità, sul rapporto fra campagna e città e sulla forza dei piccoli comuni. Dobbiamo puntare alla Ricostruzione Nazionale, a ridare vita ad una rete stradale sicura e ad una rete ferroviaria economica e dinamica; a portare i nostri pullman nei luoghi “lontani” del nostro territorio; dobbiamo pulire rigorosamente i nostri ospedali dando vita per emergenze e maternità a piccole strutture ospedaliere, dobbiamo impiegare in fretta 300 mila medici italiani senza esternalizzare servizi e lavoro: una società a misura di popolo in cui la Chiesa sia al centro del villaggio, metafora ed immagine del futuro. Contro l’autonomia differenziata, contro le Regioni, per uno Stato Nuovo in cui il Popolo è protagonista.

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