Julian Assange, fondatore di WikiLeaks, è finalmente libero. Dopo cinque anni trascorsi nella prigione di massima sicurezza di Belmarsh, vicino a Londra, Assange ha lasciato il Regno Unito ieri, 24 giugno, grazie a un accordo di dichiarazione di colpevolezza raggiunto con la giustizia americana. La notizia, accolta con entusiasmo dai sostenitori di Assange in tutto il mondo, è stata confermata oggi da WikiLeaks.
Assange, 52 anni, è stato rilasciato su cauzione dall’Alta Corte di Londra e ha lasciato il Regno Unito imbarcandosi su un volo dall’aeroporto di Stansted. Destinazione finale: l’Australia, il suo paese natale, dove potrà riunirsi con la moglie Stella e i loro figli.
L’accordo con il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti, ancora in attesa di approvazione formale da parte di un giudice federale, prevede che Assange si dichiari colpevole di un unico reato di cospirazione per ottenere e diffondere informazioni riservate di difesa nazionale. Tale accordo consente ad Assange di evitare ulteriori pene detentive negli Stati Uniti, riconoscendo il tempo già scontato nel carcere britannico.
Assange era stato incarcerato per il suo ruolo nella pubblicazione di migliaia di documenti militari e diplomatici statunitensi, forniti dall’ex analista dell’intelligence dell’esercito Chelsea Manning. Il suo caso aveva suscitato un dibattito globale sulla libertà di stampa e sulla sicurezza nazionale.
Le accuse contro di lui, mosse nel 2019, includevano 18 capi di imputazione con una possibile pena massima di 175 anni di prigione. Tuttavia, grazie alla determinazione dei suoi avvocati e al sostegno di una vasta coalizione internazionale, Assange è riuscito a evitare l’estradizione negli Stati Uniti, con una sentenza recente del tribunale del Regno Unito che gli ha concesso il diritto di fare appello.
Il governo australiano ha accolto con favore la liberazione di Assange. Un portavoce del primo ministro Anthony Albanese ha dichiarato: “Il caso si trascina da troppo tempo e non c’era nulla da guadagnare continuando la sua incarcerazione“. Assange riceverà assistenza consolare durante il suo rientro.
Christine Assange, madre di Julian, ha espresso la sua gratitudine in una dichiarazione ai media australiani: “Il calvario di mio figlio sta finalmente giungendo al termine. Sono grata a tutte le persone che hanno messo al primo posto il benessere di Julian”.
Prima di raggiungere l’Australia, l’aereo di Assange farà tappa a Bangkok per un rifornimento, per poi proseguire verso le Isole Marianne Settentrionali, territorio statunitense nel Pacifico, dove Assange comparirà davanti a un giudice per formalizzare il patteggiamento.
Questo evento segna la fine di un’epoca di incertezze e battaglie legali per Julian Assange, il cui caso ha segnato profondamente il dibattito sulla libertà di informazione e la sicurezza nazionale. Con la sua liberazione, Assange potrà finalmente tornare a casa, in Australia, lasciandosi alle spalle anni di prigiaonia e isolamento.
mi pare che la morale della favola sia che,piaccia o no,se sfidi il potere ne paghi le conseguenze.
qualunque potere.anche quelli che ci piacciono.
Assange avrebbe dovuto rifugiarsi in Russia, come ha fatto Snowden. Purtroppo, ha commesso l’errore di credere che “libertà d’informazione” e “stato di diritto” fossero qualcosa di più che vuote espressioni di cui i corifei occidentali si riempiono la bocca.