Negli ultimi giorni, il nome di Ilaria Salis è stato al centro di un acceso dibattito pubblico. La controversia nasce dall’occupazione abusiva di un edificio, un reato sicuramente rilevante, ma che rischia di distogliere l’attenzione da un’accusa ben più grave: il tentato omicidio di un militante di estrema destra. Questo è il crimine per cui Salis deve essere processata, e per il quale la sua immunità dovrebbe essere revocata.
L’occupazione abusiva, sebbene illegale, rappresenta una violazione minore rispetto al tentato omicidio. La legge prevede pene significative per chiunque tenti di togliere la vita a un’altra persona, e questo principio fondamentale della giustizia deve essere rispettato senza eccezioni. Tuttavia, sembra che le circostanze politiche e la notorietà del caso abbiano portato a una concentrazione sproporzionata sull’aspetto dell’occupazione.
Le dinamiche del tentato omicidio sono molto più allarmanti. Ilaria Salis è accusata di aver pianificato e tentato di eseguire un attacco che avrebbe potuto avere conseguenze mortali. Questo tipo di azioni non solo mette in pericolo la vita delle persone coinvolte, ma minaccia anche la stabilità e la sicurezza della nostra società. È essenziale che la giustizia faccia il suo corso, indipendentemente dall’orientamento politico delle parti in causa.
L’immunità di cui gode attualmente Salis è un ostacolo significativo all’azione della giustizia. Questa protezione, concepita per garantire l’indipendenza delle funzioni pubbliche e la libertà di espressione politica, non deve trasformarsi in uno scudo per chi commette crimini gravi. La revoca dell’immunità è dunque un passo necessario per assicurare che Salis affronti le conseguenze delle sue azioni in modo equo e trasparente.
Le prove contro Salis sembrano essere schiaccianti. Testimonianze oculari, video di sorveglianza e altre evidenze materiali indicano una premeditazione e una determinazione a compiere l’atto criminale. La gravità del tentato omicidio supera di gran lunga quella dell’occupazione abusiva, e ogni tentativo di minimizzare questa accusa rappresenta un tradimento dei principi di giustizia e equità.
La società deve rispondere con fermezza a chiunque tenti di usare la violenza per imporre le proprie idee, indipendentemente dalla loro posizione politica. Permettere a Salis di evitare il processo per il tentato omicidio sarebbe un segnale pericoloso che potrebbe incoraggiare ulteriori atti di violenza.
In conclusione, è fondamentale che il focus del caso Ilaria Salis sia posto sulla gravità del tentato omicidio piuttosto che sull’occupazione abusiva. La revoca della sua immunità è una misura necessaria per garantire che la giustizia possa operare senza impedimenti.
mi pare che da moranino in poi, a certa sinistra non dispiaccia essere rappresentata da assassini o autori di tentato omicidio.
contenti loro…
Superando il disgusto che mi provoca la vista della ridanciana Salis, più che sulle sue vicende processuali, vorrei soffermarmi su un aspetto che reputo politicamente più rilevante.
Ho capito, non da oggi, che, salvo rarissime eccezioni, “camerati” e “compagni”, destra e sinistra sono stampelle ideologiche di governi asserviti a interessi stranieri ed istituzioni sovranazionali.
Ma c’è un terreno su cui la sinistra si differenzia davvero dalla destra, e il caso Salis ce lo mostra in modo evidente.
Tutto il circo arcobalenico e “democratico” della Repubblica italiana, nata dalla Resistenza e improntata sugli imperituri valori dell’antifascismo, si è subito mobilitato a difesa della povera maestrina, finita nelle carceri del perfido Orban, accusata di tentato omicidio per aver massacrato a martellate, insieme ad altri coraggiosissimi compagni (10 contro 1), un cittadino ungherese reo di aver partecipato ad una manifestazione di estrema destra. Persino il presidente Mattarella ha sentito il dovere di scrivere alla famiglia della Salis. Fino ad arrivare alla candidatura e all’elezione al Parlamento europeo della nostra eroina nelle liste di Alleanza Verdi e Sinistra.
Invece…
Invece, per i perseguitati del 9 ottobre 2021, non solo non si è sentito alcun appello al garantismo e alla presunzione d’innocenza da parte della sinistra (figuriamoci!), ma da parte della destra (in continuità con la peggiore tradizione missina) si sono subito levate voci di condanna e richieste di pene esemplari.
Eppure, quel 9 ottobre nessuno ha tentato di uccidere qualcuno, nessuno è stato ferito e, come ha stabilito la prima sezione della Corte di Cassazione, non c’è stata alcuna devastazione. C’è stata solo una manifestazione di 100mila persone in piazza che rivendicavano lavoro e libertà contro l’infamia del green pass.
Sono convinto che, se Roberto Fiore e Luciano Castellino fossero stati “compagni”, a quest’ora sarebbero parlamentari europei.