di Luigi Cortese

Il vicepremier Antonio Tajani si trova in un momento di grande preoccupazione per il futuro di Forza Italia. Domenica mattina, dopo aver letto un articolo critico sul “Giornale” – fino a pochi mesi fa di proprietà della famiglia Berlusconi – Tajani ha immediatamente contattato Maurizio Gasparri, capo-gruppo di Forza Italia al Senato, chiedendogli di orchestrare una difesa serrata contro le accuse mosse da Vittorio Feltri.

L’ex direttore del “Giornale” aveva criticato Tajani per il suo appoggio incondizionato a Ursula von der Leyen e per il suo atteggiamento servile nei confronti della Germania, affermando che tali scelte avrebbero fatto rivoltare nella tomba Silvio Berlusconi. La reazione del partito non si è fatta attendere: Gasparri ha insinuato che Feltri fosse sotto l’influenza dell’alcol, mentre altri esponenti di spicco di Forza Italia lo hanno descritto come un vecchio rimbambito e lontano dalla realtà.

Questa battaglia verbale ha scoperchiato un vaso di Pandora, rivelando tensioni mai viste prima tra Forza Italia e il “Giornale”. L’editoriale correttivo del lunedì da parte del direttore Alessandro Sallusti, benché apprezzato privatamente da Tajani, non è bastato a calmare le acque. La preoccupazione principale di Tajani, dicono fonti vicine al leader, è la sua capacità di mediare in Europa e il timore di perdere il controllo del partito.

Tuttavia, ciò che realmente inquieta Tajani è la crescente pressione interna riguardo all’autonomia differenziata, una proposta sostenuta dalla Lega che rischia di frammentare ulteriormente il Paese e accentuare le disuguaglianze tra Nord e Sud. Roberto Occhiuto, presidente della Regione Calabria e vice segretario di Forza Italia, ha apertamente criticato Tajani per il voto favorevole del partito sull’autonomia differenziata, una posizione che sembra tradire gli interessi delle regioni meridionali. In risposta, Occhiuto ha addirittura fatto sì che i deputati calabresi non partecipassero al voto, un chiaro segnale di dissenso che mette in luce le profonde divisioni all’interno del partito.

La figura di Feltri, ormai vicina a Giorgia Meloni, rappresenta una minaccia concreta per Tajani. L’ex direttore del “Giornale” non è solo una voce fuori dal coro, ma anche un potenziale strumento di destabilizzazione, soprattutto considerando i legami storici con la famiglia Berlusconi. Paolo Berlusconi, fratello di Silvio, è stato presidente onorario del “Giornale” fino a poco tempo fa, e questo alimenta i sospetti di Tajani su possibili manovre interne per estrometterlo.

La tensione è accentuata anche dall’insoddisfazione interna a Forza Italia. Letizia Moratti, ad esempio, è vista come una figura che potrebbe cercare di prendere il controllo del partito. Tajani, nonostante il buon risultato alle elezioni europee, è sotto pressione. Il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, ha criticato apertamente Tajani per il sostegno all’autonomia differenziata della Lega, esacerbando ulteriormente le tensioni interne.

Il fronte meridionale è particolarmente critico per Tajani. Governatori come Occhiuto e Schifani rappresentano una sfida alla sua leadership, e il tentativo di creare una consulta per le Regioni potrebbe non essere sufficiente a risolvere le fratture. L’8 luglio, durante il consiglio nazionale, questo tema sarà centrale.

Infine, i rapporti con la famiglia Berlusconi non sono più così solidi. Marina Berlusconi ha chiesto una modernizzazione di Forza Italia sui diritti civili, mentre Pier Silvio Berlusconi potrebbe seguire le orme del padre e scendere in campo politicamente. Tutto ciò contribuisce al timore di Tajani di perdere il controllo del partito, tanto da rifiutare l’idea di candidarsi alla presidenza della Commissione del Ppe per concentrarsi esclusivamente sulla guida di Forza Italia.

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