Marine Le Pen e la sua “destra” sono in difficoltà per la scelta di Roberto Vannacci come vice-presidente del neonato gruppo Europeo. Jean-Philippe Tanguy, una delle figure di spicco del Rassemblement National (Rn), ha dichiarato che il partito “si oppone” all’elezione del generale come vicepresidente del nuovo gruppo europeo dei Patrioti, che include anche la Lega, gli orbaniani di Fidesz e altre formazioni sovraniste. Tanguy, ex vicecoordinatore della campagna elettorale di Le Pen e possibile ministro se Rn avesse vinto le recenti elezioni, considera l’elezione di Vannacci una mossa unilaterale della Lega. Ha suggerito che Matteo Salvini dovrebbe nominare qualcun altro.
La Lega aveva annunciato con entusiasmo l’elezione di Vannacci, ricevendo i complimenti di Salvini: “Avanti tutta!”. Il generale era stato scelto come simbolo della Lega durante la campagna elettorale. Tuttavia, questa scelta ha scatenato polemiche.
L’elezione di Vannacci, avvenuta insieme ad altri cinque vicepresidenti, è stata accolta con freddezza da Jordan Bardella, braccio destro di Le Pen. Bardella aveva già criticato duramente le dichiarazioni del generale solo il 2 giugno scorso, condannandole senza riserve.
Dopo l’elezione, i media francesi hanno riportato alla luce le posizioni controverse di Vannacci, ricordando la sua sospensione dal ministero della Difesa per affermazioni sugli omosessuali e dichiarazioni sulla pallavolista Paola Egonu. Il quotidiano Libération ha titolato: “Omofobo, razzista, pro-Mussolini: ecco il super vicepresidente di Bardella al Parlamento europeo”.
Queste critiche hanno messo in difficoltà anche la “destra” di Le Pen, che sta cercando di migliorare la propria immagine per puntare alle prossime elezioni presidenziali. La figura di Vannacci, con le sue idee, sembra essere un peso troppo grande da sostenere anche per i sovranisti francesi. La maggioranza degli elettori ha già dimostrato di voler prendere le distanze da certi estremismi, e Le Pen non vuole ulteriori passi falsi.
Il caso Vannacci è ancora aperto, ma rimane da vedere se la “destra” di Le Pen riuscirà nel tentativo di imboccare una strada più moderata e istituzionale, per affrancarsi a quell’elettorato francese più moderato e meno affine alla storia della famiglia Le Pen.