di Roberto Fiore

San Severo è una città che dagli anni ‘50 fino agli ’80 attraversò un boom economico e sociale, che aveva origine nell’organizzazione dell’agricoltura, dei trasporti e del commercio avvenuti durante il Fascismo. San Severo cresce, diviene ricca e popolosa oltreché città industriale di tutto rispetto. Il Sud in quegli anni ha delle città forti e ricche; Napoli, che era stata nell’Ottocento città in Europa seconda solo a Parigi per ricchezza, dopo il decadimento di fine ed inizio secolo, conosce una rinascita con il Sindaco Lauro. Negli anni ’70, grazie all’unità sociale del popolo ed alla strutturazione della società napoletana che ancora conosceva poco camorra e partitocrazia, Napoli diviene una città protagonista.

San Severo ha buone possibilità di riscatto: la popolazione ha votato una lista nuova, con volti nuovi e con un programma inedito. L’elezione poi del consigliere di FN, Armando dall’Oglio, in questo momento, rappresenta una volontà politica di radicale cambiamento. Questa è una città che ha perso i suoi trasporti: era la città in cui passavano le corse ferroviarie che portavano verso il Nord mentre oggi ha solo una tratta: la San Severo-Foggia. Tutto l’indotto fatto di distillerie e piccole imprese, che sorgevano accanto alla stazione ferroviaria, e da cui traevano la propria forza, appassiscono con la chiusura di una ferrovia aperta al resto dell’Italia e che non dialogava solamente con Foggia. Chiudono le imprese legate e vicine alla ferrovia e tutta quella struttura industriale che aveva dato forza e denaro alla città. Scelte delle amministrazioni basate sul profitto, a cui viene subordinato il bene comune.

Lo Stato, che aveva (anche con la battaglia del grano) reso forti le città della Puglia settentrionale e che aveva dato scuole, commercio e ospedali, entra in crisi offrendo spazio alla criminalità che, spietata e ferrigna, distrugge la borghesia e la vita cittadine. Il centro storico, comunque ancora bellissimo, può essere enormemente valorizzato attraverso un’azione di restauro e valorizzazione, ma anche riprendendo quelle stradine del centro occupate da nomadi ed extracomunitari che impediscono quello che l’Amministrazione dovrebbe offrire ai suoi cittadini e cioè la “tranquillità nell’ordine”. Centinaia i negozi totalmente abbandonati, in particolare nella zona di Via Soccorso, la “via Montenapoleone” della città prospicente la Cattedrale. Uno dopo l’altro hanno chiuso negozi di abbigliamento, oreficerie, botteghe artigianali. La criminalità ha preferito vedere come nella favola della rana e dello scorpione il negoziante morire piuttosto che reagire al pizzo. Le bombe criminali cercano di imporre il dominio mafioso.
Il teatro lirico è gestito in modo dozzinale e provinciale. Non ci sono opere o concertisti di livello nel Teatro Giuseppe Verdi, un tempo fiore all’occhiello della città. Il turismo non esiste in quanto non vi sono strutture e i due hotel che esistevano hanno dovuto chiudere uccisi da tasse, balzelli ed incuria.

E’ ovvio che sindaco e consiglieri si trovano di fronte a una quantità di lavoro enorme. Ma il dovere di tutti noi, e di coloro che hanno a cuore la propria Terra, è quello di scegliere di iniziare ad operare da qui a San Severo per creare un esempio imitabile e ripetibile: un laboratorio per la rinascita di una città e di un Popolo.

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