di Oliver Budai

“Le autorità statunitensi hanno ottenuto informazioni da una fonte umana nelle ultime settimane su un complotto dell’Iran per cercare di assassinare Donald Trump, uno sviluppo che ha portato i servizi segreti ad aumentare la sicurezza intorno all’ex presidente”. Così ha riportato in un’ articolo CNN, indicando però che per il momento non apparirebbero collegamenti con gli spari al comizio di Butler.

La missione permanente dell’Iran presso le Nazioni Unite ha negato l’esistenza di un complotto per assassinare Trump, definendo le accuse “infondate e malevoli”. Il ministro degli Esteri iraniano ad interim, Ali Bagheri Kani, sulla questione, ha dichiarato risoluto: “Dal punto di vista della Repubblica islamica dell’Iran, Trump è un criminale che deve essere processato e punito in un tribunale per aver ordinato l’assassinio del generale Soleimani. L’Iran ha scelto la via legale per consegnarlo alla giustizia”.

Non è la prima volta che l’Iran viene accusato di voler eliminare politici occidentali, ultimo il caso di quasi un anno fa del cofondatore di VOX Vidal-Quadras, colpito da un proiettile appena uscita da messa.

È chiara l’intenzione di certo potere, lo stesso che sicuramente ha fatto sì che per interi minuti nessun membro della sicurezza intervenisse per bloccare l’attentatore, di voler distogliere l’attenzione da chi veramente possa aver ordinato l’uccisione dell’ ex presidente. Guardando i video emersi dal comizio sembra impossibile che sia potuta accadere una svista del genere, ammenochè non ci sia stata una volontà all’interno dei servizi segreti stessi che ciò accadesse.

Il Deep State ci ha già abituati all’utilizzo delle armi come extrema ratio per difendersi da chi potrebbe costituire un pericolo per il sistema: vedi Robert Fico in Slovacchia e lo stesso Vidal Quadras che abbiamo già nominato in Spagna. Nessuno crede alla storia dei lupi solitari, suvvia.

Le motivazioni sarebbero principalmente due: la prima è che, a differenza dell’attuale presidenza Biden, Trump avrebbe la manifesta volontà di cessare la guerra in Ucraina, che ha coinvolto abbondantemente anche l’ esercito USA, e stabilire rapporti di pace con la Russia. Tutto questo andrebbe sicuramente a mettere in crisi i piani di chi con questa guerra ci sta guadagnando. La seconda, meno evidente ma più importante, motivazione sarebbe un almeno apparente allontanamento da un certo sionismo spinto, che ha sempre costituito un punto inamovibile per chiunque voglia puntare al successo politico negli Stati Uniti, in grande parte dominati da lobby sioniste. Di questo presunto cambio radicale ne sarebbe la prova la nomina a vicepresidente di JD Vance, Cattolico che, sebbene sembri assecondare il sostegno a Israele, non ha mai avuto paura di esporsi quando la pensava diversamente su queste tematiche. Queste due possibili svolte, su temi tanto cari al Deep State, di certo non potevano non scatenarne una reazione. Perchè l’Iran infine? Il sostegno a Hezbollah nella guerra del Vicino Oriente, anche dopo l’elezione del presidente Masoud Pezeshkian, che succede a Raisi morto in un incidente aereo lo scorso maggio, è prova del fastidio che questa terra ha sempre provocato in certi poteri. Ma, fallito questo tentativo, sicuramente grazie ad un aiuto divino, il ritorno alla casa bianca di Donald Trump sembra inevitabile.

È tempo di cambiamento per l’America.

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