Negli ultimi giorni, l’allarme lanciato dal Fondo Monetario Internazionale (FMI) sui conti pubblici italiani ha riacceso un dibattito cruciale per il futuro del nostro Paese. Il FMI ha richiesto un aggiustamento fiscale “risoluto e incisivo“, evidenziando preoccupazioni per l’aumento della spesa pubblica e il deficit in crescita. Tuttavia, questa ingerenza non può che essere vista come un attacco diretto alla sovranità economica e monetaria dell’Italia, che ha bisogno di soluzioni indipendenti per evitare il default e rilanciare la propria economia.
Il diktat del FMI: Un attacco alla sovranità
Il monito del FMI, sebbene presentato come un’analisi oggettiva, nasconde un’agenda ben precisa. La richiesta di un avanzo primario pari al 3% del PIL e la revoca delle misure di sostegno alle famiglie e alle imprese rappresentano una minaccia diretta alla stabilità economica e sociale del Paese. Tali misure non solo ridurrebbero drasticamente la capacità dello Stato di intervenire in favore dei cittadini, ma imporrebbero ulteriori sacrifici a una popolazione già gravata da anni di austerità.
Sovranità monetaria ed economica: L’unica via d’uscita
In questo contesto, diventa imperativo ribadire l’importanza della sovranità monetaria ed economica come unico vero strumento per uscire dalla crisi. La storia recente dimostra che le politiche imposte dalle istituzioni sovranazionali hanno spesso aggravato le difficoltà economiche dei Paesi sotto tutela, senza portare a una reale ripresa. Solo attraverso una politica monetaria autonoma, l’Italia può implementare strategie su misura per stimolare la crescita economica e ridurre il debito in modo sostenibile.
Il tradimento del governo Meloni
Non meno preoccupante è il tradimento del governo Meloni, che ha sempre professato una vocazione sovranista ma ora si piega alle richieste del FMI. Questo cambio di rotta è un duro colpo per tutti coloro che hanno creduto in una politica realmente indipendente e orientata agli interessi nazionali. Affidarsi a istituzioni come il FMI, che storicamente hanno perseguito politiche di rigore fiscale a discapito della crescita, significa rinunciare alla possibilità di costruire un futuro diverso per l’Italia.
L’illusione del PNRR
Il FMI enfatizza l’importanza del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) come panacea per i mali economici dell’Italia. Tuttavia, il rischio è che il PNRR diventi l’ennesimo strumento di controllo da parte delle istituzioni europee, piuttosto che un reale motore di crescita. Un’attuazione incompleta o distorta delle riforme del PNRR potrebbe ulteriormente indebolire l’economia italiana, rendendola ancora più dipendente da aiuti esterni e lasciando le redini del nostro destino in mani altrui.
Un appello per l’indipendenza
L’Italia ha bisogno di un vero cambio di paradigma. È essenziale che il governo riprenda in mano le leve del controllo economico e monetario, adottando politiche che mettano al centro il benessere dei cittadini e la crescita sostenibile. Solo attraverso l’indipendenza dalle istituzioni sovranazionali e il ripristino della sovranità monetaria potremo sperare di costruire un futuro prospero e libero dal giogo del debito.
In conclusione il monito del FMI rappresenta un grave pericolo per la sovranità economica italiana. È tempo che il governo Meloni dimostri con i fatti la sua vocazione sovranista, abbandonando la strada delle politiche imposte dall’esterno e riprendendo il controllo del nostro destino economico. Solo così potremo evitare il default e costruire un’Italia forte, indipendente e prospera.
Concordo pienamente con quanto scritto nell’articolo. La sovranità monetaria è indispensabile, ma, aggiungo, con una moneta emessa non a debito. Questo della moneta non a debito è un punto cruciale che viene quasi sempre eluso sia dai monetaristi che dai keynesiani.
La banca centrale dovrebbe creare moneta e cederla gratuitamente (non in cambio di titoli del debito pubblico, come avviene oggi) allo Stato, che ne diventerebbe proprietario senza contrarre alcun debito. A sua volta, lo Stato metterebbe in circolazione la moneta pagando gli stipendi ai fornitori e ai lavoratori pubblici, cioè ai produttori di beni e servizi pubblici. Da lì la moneta si riverserebbe in tutta l’economia nazionale attraverso gli acquisti e le vendite, ed un eventuale eccesso di liquidità ritornerebbe allo Stato con il pagamento delle tasse.
Lo Stato, quindi, potrebbe regolare l’emissione monetaria e il carico fiscale in proporzione alla crescita del p.i.l. (prodotto interno lordo), evitando spinte inflazionistiche.
Le banche commerciali potrebbero continuare a concedere mutui a famiglie e imprese, ma non con denaro creato ex novo (come avviene oggi ogniqualvolta una banca concede un prestito), bensì con denaro di cui hanno l’effettiva disponibilità.
In questo modo si costruirebbe un’economia funzionale ai bisogni dei cittadini e libera dalla finanza speculativa e dalla trappola del debito.
che oramai enti o persone straniere mettano il becco in affari nazionali ( lo facesserocon la Germania, che tarocca sistematicamente i conti omettendo i debiti dei singoli lander dal bilancio federale. come se li dovesse pagare qualcun altro) è una prassi . ma che gli abbiamo lasciato fare senza bacchettarli sulle mani quando si doveva.
d’altronde si riconoscono fonti normative alla stessa costituzione e non parlo delle varie dichiarazioni dei diritti o similaria.
parlo del dsm-5 al quale si riferisce la corte costituzionale per mot8vare l’accoglienza di una richiesta del tribunale di Bolzano.
ora, il dsm è noto per essere fortemente ideologizzato e che con la medicina ha sempre meno a che fare.
quindi dei pupazzi del fmi perché non dovrebbero impalcarsi a maestrini politicizzati se noi lo si permette a cani e porci?