di Luigi Cortese 

Benjamin Netanyahu, primo ministro israeliano, ha tenuto un discorso davanti al Congresso degli Stati Uniti che è stato accolto con applausi entusiasti da parte dei repubblicani, ma anche con significative defezioni e proteste da parte dei democratici. Il suo intervento, per molti versi controverso, ha messo in evidenza la posizione bellicosa di Israele e la sua chiara opposizione a qualsiasi progresso verso una pace duratura in Medio Oriente.

Retorica bellicista e accuse di barbarie
Netanyahu ha esordito con una retorica fortemente bellicista, citando Winston Churchill e dichiarando: “Dateci i mezzi più velocemente e finiremo il lavoro più velocemente”. Ha dipinto il conflitto non come uno scontro di civiltà, ma come una lotta tra civiltà e barbarie, sottolineando la necessità di una stretta alleanza tra Stati Uniti e Israele per sconfiggere il nemico comune. Questa narrazione non solo esacerba le tensioni, ma ignora completamente le legittime aspirazioni dei palestinesi per autodeterminazione e giustizia.

Indifferenza verso gli ostaggi
Mentre i parenti degli ostaggi rapiti speravano di sentire parole di conforto e aggiornamenti sui loro cari, Netanyahu ha preferito focalizzarsi sull’Iran e sulla guerra. Questo ha lasciato molti con l’amaro in bocca, percependo una mancanza di empatia e attenzione verso le vittime dirette del conflitto.

Il rifiuto della pace e l’accusa alla CPI
La posizione di Netanyahu su Gaza è rimasta invariata: una vittoria totale contro Hamas come unica strada per una futura convivenza con i palestinesi. Questa linea dura si traduce in una perpetuazione del conflitto piuttosto che in una ricerca di soluzioni negoziate. Inoltre, il primo ministro ha accusato la Corte Penale Internazionale di “legare le mani” a Tel Aviv, un’affermazione che riflette la sua avversione a qualsiasi forma di scrutinio internazionale sulle azioni israeliane nei territori occupati. Questa ostilità verso la CPI evidenzia il rifiuto di Israele di accettare responsabilità per le violazioni dei diritti umani.

La divisione del congresso e le proteste
Il discorso ha diviso profondamente il Congresso americano. Mentre i repubblicani hanno accolto Netanyahu con sette minuti di applausi e numerosi interventi di supporto, molti democratici, inclusi figure di spicco come Bernie Sanders e Alexandria Ocasio-Cortez, hanno disertato l’evento in segno di protesta. Questi democratici hanno partecipato a eventi paralleli promuovendo la pace e opponendosi all’invio di ulteriori armi a Israele. La presenza di manifestanti fuori dal Congresso, molti dei quali etichettati da Netanyahu come “utili idioti di Teheran”, ha sottolineato la crescente opposizione alla politica israeliana sia negli Stati Uniti che a livello globale.

Trump e l’apertura di una crepa nei rapporti
Anche tra i sostenitori di Netanyahu, il sostegno incondizionato sembra vacillare. Durante un incontro privato con Donald Trump a Mar-a-Lago, è emerso che l’ex presidente potrebbe non aver stretto la mano al primo ministro israeliano. Questo gesto, se confermato, rappresenterebbe una significativa rottura nel consueto protocollo diplomatico e potrebbe riflettere una crescente frustrazione anche tra i tradizionali alleati di Netanyahu.

Un futuro incerto per la pace in Medio Oriente
Il discorso di Netanyahu al Congresso non ha fatto nulla per avvicinare una soluzione pacifica al conflitto israelo-palestinese. Al contrario, ha ribadito una posizione intransigente che vede nella forza militare l’unica risposta possibile. Questo approccio non solo ignora le sofferenze dei palestinesi, ma rischia anche di alienare ulteriormente Israele sulla scena internazionale.

La pace in Medio Oriente richiede dialogo, compromesso e un riconoscimento delle legittime aspirazioni di tutte le parti coinvolte. Finché i leader come Netanyahu continueranno a promuovere una retorica di guerra e a rifiutare la responsabilità delle proprie azioni, la prospettiva di una pace duratura rimarrà un miraggio lontano.

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