di Oliver Budai
Con le olimpiadi di Parigi avanzano in Francia l’impero della sorveglianza e la stretta sulle libertà dei cittadini. Nel maggio del 2023, in occasione di questo grande evento sportivo, il governo francese ha varato una legge per l’occasione in cui, in più punti, si legalizza “in maniera sperimentale” l’utilizzo della tecnologia VSA (Videosorveglianza algoritmica).
Il VSA consiste nell’uso dell’intelligenza artificiale per riconoscere nelle immagini delle telecamere di videosorveglianza le caratteristiche dei passanti (Colore dei vestiti, forma del corpo,ecc…) e all’automatizzazione del lavoro di analisi delle immagini, andando quindi a segnalare in maniera automatica alle forze dell’ordine, in previsione di un possibile intervento della polizia, le situazioni che sono state impostate nel computer come pericolose. Il problema è cose sono considerati tali anche i comportamenti basilari, come il rimanere statici per troppo tempo, il raggruppamento di tot persone all’interno di una folla o camminare nella direzione sbagliata. Con l’aiuto degli algoritmi di “re-identificazione” sarà possibile anche seguire, attraverso le tante telecamere dispiegate, i movimenti di questi individui “sospetti”. Nessuno sarà lasciato solo neanche per un secondo.
La preoccupazione più grande è che ciò possa diventare un trampolino di lancio, oltre che per la normalizzazione di queste misure, anche per il riconoscimento facciale, uno degli ultimi stadi della società completamente controllata. Il dibattito sul tema in Francia è accesissimo, tanto che pure Amnesty International ha organizzato qualche mese fa un simbolico “funerale per la vita privata” a Parigi, come manifestazione di contrarietà a quanto sta avvenendo. Anche in questa funzione va interpretata la lettera del ministro degli esteri israeliano Katz al suo omologo francese, dove scrive che “al momento abbiamo valutazioni sulla potenziale minaccia rappresentata da gruppi vicini all’Iran e da altre organizzazioni terroristiche che mirano a compiere attacchi contro i membri della delegazione israeliana e i turisti israeliani durante le Olimpiadi”. Queste parole, tenendo da parte il loro significato geopolitico, sono atte a spargere un sentimento di paura nella popolazione francese, tale da giustificare anche le più repressive misure di sicurezza. Il sentimento di paura è da sempre utilizzato per giustificare cose che altrimenti sarebbero inaccettabili, di recente ricordiamo le misure in Italia del periodo COVID.
A completare il quadro distopico di queste olimpiadi va il “Games Pass”, ovvero un lasciapassare obbligatorio per l’accesso alle aree vicine ai luoghi di gara, definita area “antiterrorismo”, circondata da varchi e controllori. Per entrare in quest’area (che comprende abitazioni, luoghi di lavoro e altri luoghi necessari per la vita dei cittadini) è obbligatorio avere questo pass che richiede vari dati personali. Compilando il modulo di richiesta sull’apposito sito verranno richieste cose come la carta d’identità, numero di telefono, indirizzo postale e, oltretutto, nel caso di un normale lavoratore, il proprio contratto e l’indirizzo del posto in modo da certificare sia all’interno dell’area. In pratica le migliaia di persone che lavorano, o hanno bisogno di entrare in quell’area per altri motivi, saranno costrette a fornire i loro dati personali o rinunciare a ciò che devono fare, posto di lavoro compreso.
Il fatto che il provvedimento riguardante il VSA sia stato reso legale dalla legge “giochi olimpici” fino al 2025, quindi ben oltre la fine dei giochi, fa capire che con la scusa della eccezionalità si vuole normalizzare qualcosa che già da anni è presente in Francia, anche se illegalmente, nonostante la maggior parte delle persone non lo sappia.
Infatti da anni associazioni come “La quadrature du net” si muovono a livello legale per contrastare questo fenomeno, ricevendo anche risposte ridicole dalle istituzioni, come il comune di Orlèans che, di fronte alla denuncia da parte dell’associazione per aver iniziato illegalmente a installare microfoni nelle strade, ha dichiarato di voler solo rilevare “rumori anomali” come urla o vetri che si rompono.
È chiaro che sta venendo attuata una precisa agenda politica senza il consenso del popolo, che, lentamente, vuole arrivare al totale controllo delle attività e spostamenti dei cittadini e attraverso l’utilizzo dei dati personali, che oggi può essere un documento ma in futuro, chissà, i dati sanitari o i conti in banca (similmente a come già successo in Canada) , istituire un sistema di credito sociale su modello cinese. Insomma, obbedisci o farai una brutta fine.
Mi sembra che queste Olimpiadi siano una sorta di prova generale di quel mondo orrendo che il World Economic Forum ci decanta da anni e che si sta materializzando sotto i nostri occhi, non solo a Parigi, ma anche in molte città italiane e in tutto l’Occidente. ZTL, città dei quindici minuti, riconoscimento facciale, telecamere e microfoni ovunque, green pass, e-wallet e sparizione del denaro contante non sono scenari di un futuro distopico, ma sono in gran parte realtà del nostro presente. Se dalla società non si leveranno proteste – non episodiche, ma organizzate, sistematiche e di massa – potremo star certi che queste misure di sorveglianza totale, inizialmente spacciate come sperimentali e provvisorie, diventeranno permanenti e saranno sempre più implementate. Si realizzerà il panopticon di Jeremy Bentham, il carcere ideale che consente a pochi sorveglianti di osservare tutti i detenuti senza che questi ultimi sappiano se, in un dato momento, sono controllati oppure no… Con la differenza che, nel “favoloso” mondo di Davos, i detenuti saremo noi!
mi chiedo, chi viene controllato, ancora una volta, sono gli onesti cittadini che lavorano si pagano il mutuo e cercano di crescere i propri figli in modo dignitoso. ma ” accettano” migliaia di cladndestini senza documenti senza identità che scorazzano per le nostre strade creando il più delle volte problemi di ordine pubblico agressioni e spaccio di droga.