di Gloria Callarelli
Nel giorno dell’anniversario della strage di Bologna abbiamo intervistato Roberto Fiore, parte lesa nella vicenda. Oggi, a distanza di anni, restano ancora molti lati oscuri anche se un altro caso, quello di Ustica, è destinato a far luce su quell’epoca.
Roberto Fiore, a cinquant’anni dalla strage di Bologna i processi non chiariscono ancora del tutto effettivamente quanto accadde.
Il processo di Bologna è un qualcosa che è basato volutamente sul caos. I due processi di condanna della strage di Bologna, che secondo me evitano di parlare di alcuni filoni fondamentali, sono, in totale contraddizione tra di loro. La sentenza contro Paolo Bellini, arrivata al secondo grado, è ovviamente, alcuni passaggi delle motivazioni lo specificano, una negazione netta del primo processo. Questo si basa sostanzialmente su delle condanne nei confronti di persone appartenenti alla cosiddetta area neo fascista che avrebbero cospirato con il piduismo. Ma non vi sono elementi che confermano il collegamento tra P2 e servizi, nell’imminenza della strage di Bologna. In più le prove tecniche contro coloro che sono stati condannati all’ergastolo, o ad altre pene pesantissime, sono assolutamente risibili e in nessun altro Paese costituirebbero nemmeno l’inizio di un processo.
Ha un significato la condanna contro Paolo Bellini?
La condanna contro Paolo Bellini colpisce un personaggio che è ascrivibile a gruppi operativi di ‘ndrangheta e mafia (ne parla ampiamente Totò Riina) ed è sicuramente un personaggio, per ciò che racconta la sua vita e il suo essere figlio di Aldo Bellini, legato probabilmente alla struttura Gladio. Tutta la famiglia Bellini ha un rapporto “profondo” con Ugo Sisti, procuratore della Repubblica di Bologna nel momento della strage. Sisti viene trovato la sera della strage a casa dei Bellini in atteggiamenti intimi con Bellini padre.
Questa sentenza delinea anche molto altro?
Si. La sentenza delinea quelle che sono state le relazioni tra Bellini e la struttura dei servizi in via Gradoli: condanna Catracchia, poi l’ex capitano dei carabinieri Piergiorgio Segatel, ma soprattutto delinea il collegamento con persone decedute appartenenti alla P2. Ricordiamo in particolare il ruolo di Federico Umberto D’Amato, personaggio chiave delle relazioni massonico-sioniste con il governo italiano sin dagli anni Cinquanta.
Un processo comunque ancora avvolto nel mistero.
Come dicevo, il processo di Bologna è un qualcosa che è basato sul caos, su una voluta confusione che porta di fatto dopo cinquant’anni a non avere certezza di chi siano effettivamente gli autori. Ma, questo è il fatto nuovo, oggi abbiamo la certezza, anche se non se ne parla, di chi sono gli autori della strage di Ustica.
Qual è il nesso tra Ustica e Bologna?
Ustica è collegata a Bologna da un piccolissimo lasso temporale che li separa, 27 giugno e 2 agosto, un mese e quattro giorni, e soprattutto una sensazione che fu forte per chi visse quel periodo, ovvero che Bologna fosse legatissima a Ustica o addirittura che Bologna servisse a coprire Ustica. E’ chiaro che non poteva esserci una strage come quella di Bologna che coprisse un incidente o un errore. La strage di Bologna doveva coprire un fatto ben più grave e cioè che un alleato, Israele, al fine di colpire l’Italia e di evitare il passaggio di uranio arricchito dalla Francia, attraverso la nostra penisola per finire in Iraq (che stava costruendo la centrale atomica) decideva di abbattere il DC9. Decisione presa personalmente da Begin.
Politicamente fu il momento di una svolta fondamentale…
La strage di Ustica segna un passaggio fondamentale dell’Italia dalle politiche filoarabe del Lodo Moro alle politiche filo-israeliane. L’abbattimento del DC9 va visto come una punizione che Israele infligge all’Italia, non solo come un’operazione volta al blocco dell’uranio arricchito. Emerge poi il ruolo dello Stato italiano e delle sue propaggini più oscure, massoneria, P2, servizi segreti, Sisme e polizia di stato, tutti in qyalche modo coinvolti e tutti in qualche modo responsabili. Ma questa è un’altra storia che probabilmente avrà uno sviluppo nei prossimi mesi.
Recentemente il programma Report ne ha parlato molto chiaramente.
Il programma Report mostra una serie di prove sul coinvolgimento di Israele, di specifici militari, che vengono intervistati e fanno parziali ammissioni. Mostra esponenti dei servizi segreti italiani che in cambio di 50 milioni di dollari favorirono l’operazione Francia-Iraq e vi sono infine le dichiarazioni di Giuliano Amato che, visto il video di Report, deve ammettere che le prove contro Israele sono chiare ed esigono approfondimento. La coraggiosa inchiesta di Report riecheggia un importante libro di Claudio Gatti, “Il quinto scenario”, e le tesi di tanti, incluse quelle nostre (mia è la lettera a Rosario Priore all’inizio degli anni Duemila, quando gli indicavo ciò che scrive Victor Ostrovsky spia del Mossad in “The Other side of deception”). Lo scenario è chiaro e alla strage israeliana di Ustica segue quella di Bologna, capolavoro del false flag, esattamente un mese e quattro giorni dopo…
La verità su quanto accadde a Bologna il 2 agosto 1980 forse non la sapremo mai, ma tutti quelli che hanno letto le carte processuali o anche solo seguito la vicenda nei resoconti giornalistici sanno che, a dispetto delle sentenze definitive, Fioravanti, Mambro e Ciavardini non c’entrano niente con quella tremenda strage. Lo sanno i giornalisti, i magistrati, i servizi segreti e le cariche istituzionali, ma continuano a sostenere la “verità” che in oltre quarant’anni hanno costruito. D’altronde, lo Stato non può smentire se stesso. E la “matrice neofascista” che hanno voluto appioppare alla strage torna sempre utile ai detentori del pensiero unico dominante per criminalizzare chi ad esso si oppone.
Come scriveva Orwell in 1984: “Chi controlla il passato controlla il futuro”.
Molti di noi italiani più giovani all’epoca non c’erano, però è comprensibile, ed anzi, molto comprensibile capirw ciò che accadde, vedendo con lucidità ciò che accade oggi. Abbiamo visto la storia del pagliaccio di origini etniche particolari Gaetano Saja, che aveva gli appalti in Iraq. La storia strana di Fabrizio Quattrocchi è legata a tutte queste vicende. Gaetano Saja è legato, guarda caso, secondo quanto si trova sui giornali, alla mafia e alla gladio. Vicende e strani intrecci. Possiamo intuire tutto ciò che accade ora e ciò che poteva accadere prima. Abbiamo visto, con la storia recentissima, contro Assad, che gli stessi legati all’Occidente, commettevano stragi, per incolpare poi Assad. Ma tutti abbiamo visto, che erano “strategie della tensione”, finalizzata a creare schemi,usando la tattica del doppio. E i giornali si accodavano, incolpando il “fascista” Assad,per istigare l’opinione pubblica all’azione contro le istituzioni siriane. Abbiamo visto negli ultimi anni la menzogna, così come viene fatta passare per realtà. Soltanto alcuni giornalisti, ribelli o più o meno indipendenti hanno osato opporsi alla filastrocca mainstream. Queste tattiche da guerra civile, testate già durante la WW2, soprattutto contro i tedeschi, vittime del terrorismo partigiano, vengono usate ancora oggi. Tutto viene usato per polarizzare l’opinione pubblica e, se anche uscisse la verità, la nasconderebbero per colpire sempre il nemico di comodo. Oggi usano tecnologie piu avanzate, perché hanno strumenti, che prima non avevano. Quindi, bisogna difendere la vera democrazia e la vera libertà.
I cacodemoni. L’atroce agonia di Aldo Moro Copertina flessibile – 1 luglio 2024
di Danilo Fabbroni (Autore)
DISPONIBILE SU AMAZON FELTRINELLI IBS HOEPLI IL LIBRACCIO MONDADORI ECC. ECC.
Un giallo intriso in una opaca tinta psicologica che prende avvio da un tragico episodio, il “Settembre Nero” della Strage alle Olimpiadi di Monaco nel 1972 e dalla sua epifania, l’Atroce Agonia in cui per l’ennesima volta – 1978 – si è siglato l’assoggettamento dell’Italia alle Potenze Straniere: Il Sacrificio Rituale di Aldo Moro. Nel turbinio incessante del racconto, con una scrittura che pare un taglio-laser, sequela senza soluzione di continuità di lampi, di stralci violentissimi, assomma a galla come fosse un antico reperto di ere dimenticate, una folta ridda di personaggi di ogni risma, dai figli dei fiori fino a rivoluzionari armati, il tutto condito a iosa dai cosiddetti “agenti di influenza”. Narrazione insospettabilmente epistolare, telegrammatica, a tratti quasi tragicomica ma per lo più tremenda, dai contorni miserevoli, in uno sconcertante quadro narrativo privo di ogni coerenza prospettica, ove fatti, figuri, individui, accadimenti vengono squadernati su un piano privo della terza dimensione, cassato da ogni coerenza temporale, miscelato in un tourbillon ove si affastellano l’una all’altra ideologie e credenze prive di senso.
la verità processuale è altro rispetto alla realtà effettuale.
quindi raramente, in un processo,si arriva alla verità/realtà.
e’ esattamente spiegato qui: I cacodemoni. L’atroce agonia di Aldo Moro Copertina flessibile – 1 luglio 2024
di Danilo Fabbroni (Autore)
DISPONIBILE SU AMAZON FELTRINELLI IBS HOEPLI IL LIBRACCIO MONDADORI ECC. ECC.
Un giallo intriso in una opaca tinta psicologica che prende avvio da un tragico episodio, il “Settembre Nero” della Strage alle Olimpiadi di Monaco nel 1972 e dalla sua epifania, l’Atroce Agonia in cui per l’ennesima volta – 1978 – si è siglato l’assoggettamento dell’Italia alle Potenze Straniere: Il Sacrificio Rituale di Aldo Moro. Nel turbinio incessante del racconto, con una scrittura che pare un taglio-laser, sequela senza soluzione di continuità di lampi, di stralci violentissimi, assomma a galla come fosse un antico reperto di ere dimenticate, una folta ridda di personaggi di ogni risma, dai figli dei fiori fino a rivoluzionari armati, il tutto condito a iosa dai cosiddetti “agenti di influenza”. Narrazione insospettabilmente epistolare, telegrammatica, a tratti quasi tragicomica ma per lo più tremenda, dai contorni miserevoli, in uno sconcertante quadro narrativo privo di ogni coerenza prospettica, ove fatti, figuri, individui, accadimenti vengono squadernati su un piano privo della terza dimensione, cassato da ogni coerenza temporale, miscelato in un tourbillon ove si affastellano l’una all’altra ideologie e credenze prive di senso.