di Mattia Taricco
Sabato sera, mentre si trovava all’aeroporto di Parigi “Le Bourget”, il fondatore dell’app di messaggistica Telegram, Pavel Durov, è stato arrestato. Le accuse formulate dalla magistratura francese sono di favoreggiamento di attività illegali all’interno della piattaforma e mancata cooperazione con le autorità europee.
In effetti su Telegram sono parecchio diffusi gruppi o canali in cui i membri compiono svariate gravi attività illegali, come lo spaccio di droga e la diffusione di materiale pedopornografico ecc… sicuramente complici dell’anonimato che riesce a garantire l’app; ma ciò che cosa c’entra con il suo CEO? È forse lui coinvolto con queste attività? Perchè altrimenti è come arrestare il produttore di una penna per ciò che viene scritto con essa. Le accuse asseriscono appunto che l’app si rifiuti di collaborare con la Polizia e l’Intellicence web impedendogli di poter agire contro i criminali e, attenzione, contrastare la disinformazione e la propaganda ideologica. Ecco che ci siamo arrivati, probabilmente, ai reali motivi celati dietro l’arresto: con la scusa del contrasto ai contenuti illegali si intende piegare pure Telegram, social con una diffusione sempre più massiccia, ai voleri del grande fratello dell’informazione politicamente corretta. Questo si può considerare a tutti gli effetti il primo arresto attuato in favore del Digital Service Act, il regolamento europeo di censura in vigore da febbraio 2024.
In effetti gli amministratori dell’applicazione non si sono mai rifiutati del tutto di collaborare con le forze dell’ordine, ne sono la prova i numerosi arresti avvenuti intercettando proprio chat su telegram, ma qualche leggera diatriba fa scattare la scusante per ottenere ciò che realmente interessa, la censura. Inoltre, non dimentichiamo, Durov, pur ormai diventato cittadino del mondo, resta per il sistema di nazionalità russa, il che va ad aggravare il suo quadro (ndr).
Colpirne uno per educarne cento: un metodo tipico delle democrazie occidentali dove i burocrati al comando non riuscirebbero a governare se non attraverso la censura della verità.
Dopo le minacce, nei giorni scorsi, del commissario europeo Thierry Breton al proprietario di X (ex Twitter) Elon Musk per scarsa collaborazione con i censori della UE, i globalisti sono passati alle maniere forti con l’arresto del fondatore di Telegram.
Ironia della sorte, Pavel Durov se ne era andato dalla Russia per non cedere alle pressioni censorie del governo russo… e adesso si trova in carcere, in Francia, per aver permesso agli utenti del suo social media di esercitare la libertà di parola!
Quando sentiremo qualche lobotomizzato progressista spiegarci che dobbiamo fare la guerra all'”autocrazia” russa per difendere i valori di libertà occidentali, rispondiamogli: “Bella questa barzelletta! Su, raccontamene un’altra”.
Sono perfettamente d’accordo !
Perfettamente d’accordo !