di Redazione (foto: nova.rs)
In Serbia il giornale “Poredak” ha dedicato un approfondimento interessante riguardo ad uno degli uomini chiave del governo Vucic. Lui è Marko Parezanović, uno dei collaboratori più stretti e leali del presidente della Serbia, capo delle operazioni dell’Agenzia per la sicurezza e l’informazione, “una delle figure più significative e intriganti dell’apparato di sicurezza serbo”.
Descritto come personalità estremamente conservatrice, Parezanović è finito nel mirino dei servizi di mezzo mondo per i suoi rapporti con la Russia: è lui uno dei link con l’entourage di Vladimir Putin, mentre si è fatto notare dia media per le sue dichiarazioni in particolare contro le sovrastrutture globaliste. Per questo motivo è stato etichettato come una sorta di “estremista” in lotta contro i diritti civili.
Secondo quanto riportato dal giornale, poi, “a Parezanović è stata attribuita un’enorme influenza ai vertici della Chiesa ortodossa serba, al punto che avrebbe svolto un ruolo importante nell’elezione del patriarca serbo Porfirio al trono di San Sava”. Non mancano voci nemiche che lo accusano di rapporti con la mafia: per lo più, spiega il giornale, accuse di Paesi esteri il cui obiettivo è portare avanti interessi stranieri.
Sicuramente una figura forte, dura e controversa dai contorni quasi leggendari che continua e continuerà a difendere l’identità serba tanto in Montenegro quanto nella Republika Srpska.
Questa volta sarà molto più difficile ledere la sovranità della Serbia. La nazione balcanica ha riorganizzato, infatti, le proprie modalità di difesa, anche anti-aerea, acquistando armi da Russia e Cina. I politici serbi, d’altra parte, potrebbero diventare vittime di attentati, come accaduto per l’infame atto contro Robert Fico. Gli intrecci mafiosi, neoliberali e progressisti, che hanno le loro basi operative in Occidente, usano i mezzi di propaganda, come i giornali e gli ambiti occulti, le strutture occulte, come pure le organizzazioni umanitarie. Non a caso, si è visto in alcuni giornali, anche italiani, una vera e propria giustificazione del tentato omicidio del presidente slovacco. Penso che i prossimi anni o mesi vedranno i balcani di nuovo protagonisti di tentativi di stravolgimenti o tensioni,soprattutto se la NATO dovesse fallire in Ucraina e per cercare di destabilizzare i progetti della Russia e degli alleati euroasiatici,nei balcani o nel Caucaso. Proprio oggi è annunciata ufficialmente la partnership globale tra la Russia e l’Iran, anche per la costruzione e lo sviluppo del “Corridoio Nord-Sud”.
La NATO sotto comando Usa vuole avere campo libero nei Balcani, e la Serbia, un Paese dichiaratosi apertamente filo-russo e contrario alla campagna imperialista del Pentagono per interposta Ucraina, rappresenta una vera e propria spina nel fianco.
Falliti i tentativi dell’UE di corrompere la leadership serba con promesse di integrazione europea, mirabolanti vantaggi commerciali, benefici finanziari, ricchi premi e cotillon, alla fine dell’anno scorso Belgrado ha dovuto affrontare una rivoluzione colorata in stile americano, sventata grazie all’intervento dell’intelligence russo che ha individuato subito i provocatori.
Ma, come la storia insegna, quello che l’Occidente non riesce a ottenere con la corruzione e la destabilizzazione, proverà a ottenerlo con la guerra, e ancora una volta userà il Kosovo come pretesto per intervenire nuovamente contro la Serbia (così come sta usando l’Ucraina per fare guerra alla Russia). Nel 1999, dopo 76 giorni di bombardamenti della NATO su Belgrado, la Serbia si arrese. Ma allora in Russia c’era Eltsin, oggi c’è Putin… e credo che una nuova aggressione atlantista alla Serbia avrebbe ben altro esito.