di Luigi Cortese

L’annuncio del ministro Lollobrigida di introdurre il Servizio Civile Agricolo ha suscitato scalpore. L’idea di far servire la Patria attraverso attività agricole sembra un ritorno al passato, ma solleva molte perplessità. Con una paga di 507 euro al mese, ad esempio, è difficile vedere in questo progetto una vera opportunità a lunga durata per i giovani, piuttosto che una risposta a breve termine alla disoccupazione giovanile e all’abbandono delle campagne.

Invece, il ripristino della leva obbligatoria avrebbe un impatto più profondo, seppur ovviamente in questo momento aprirebbe ad un futuro incerto vista la situazione in particolare tra Ucraina e Russia. Ad ogni modo in linea teorica non solo fornirebbe competenze utili e trasversali, ma contribuirebbe a rafforzare la disciplina e il senso di responsabilità, valori oggi sempre più assenti. Una leva moderna potrebbe includere non solo formazione militare, ma anche protezione civile e servizio comunitario, offrendo ai giovani un percorso formativo più completo e significativo.

Il Servizio Civile Agricolo appare come una soluzione riduttiva, mentre la leva obbligatoria, con un approccio multidisciplinare, rappresenterebbe una vera opportunità per formare cittadini consapevoli e rafforzare il senso di appartenenza.

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