di Oliver Budai

“L’Iran è ora in stato di guerra”: così ha affermato il ministero dell’intelligence iraniano che si è detto pronto ad’affrontare i paesi che sosterranno Israele, colpevole, oltre che di genocidio in Palestina, anche dell’attacco al Libano e della morte del consigliere militare Nilforushan.

Teheran ha fatto partire attorno alle 19 un attacco che ha coinvolto almeno 150 missili balistici e che ha messo lo stato sionista in allarme, costringendo le persone a ripararsi nei rifugi anche in città come Tel Aviv e Gerusalemme.

Il ministro degli esteri iraniano Seyed Abbas Aragachi ha giustificato così l’attacco: “Questa sera abbiamo esercitato l’autodifesa ai sensi dell’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, prendendo di mira esclusivamente i siti militari e di sicurezza responsabili del genocidio a Gaza e Libano. Lo abbiamo fatto dopo aver esercitato un’enorme moderazione per quasi due mesi, per dare spazio a un cessate il fuoco a Gaza.” Il Corpo delle guardie della rivoluzione islamica ha dichiarato che il lancio di razzi ha come obbiettivo “Il cuore dei territori occupati in risposta all’assassinio del leader palestinese di Hamas Ismail Haniya, del leader sciita libanese di Hezbollah Hassan Nasrallah e del consigliere militare iraniano in Libano Abbas Nilforushan”.

L’offensiva ha colpito vari punti strategici di Israele come l’aeroporto di Naftim (Principale base operativa per gli F-35 oltre che luogo da dove decollarono gli aerei che hanno ucciso Nasrallah) rendendola inutilizzabile, le piattaforme di gas Israeliane nel Mediterraneo (dove proviene l’80% del gas del paese), il quartier generale del Mossad e diverse altre basi soprattutto aeree.

Israele ha già dichiarato che questo attacco non passerà senza conseguenze, l’Iran ha invece fatto sapere che se ci sarà una risposta la prossima offensiva sarà ancora più massiccia.

Dovremo prepararci a una pericolosa escalation nel Vicino Oriente ma ciò che è più certo è che Israele, ora, ha subito una pesante sconfitta e deve prepararsi a subire le conseguenze dei suoi continui atti di prepotenza.

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