di Roberto Fiore

Massimo Gramellini, sicuramente simpatico e bravo giornalista, ha tesi politiche la cui banalità è, però, straziante. A proposito dell’alluvione Dana e in risposta alle originali e interessanti dichiarazioni del cantante Miguel Bosè sul punto, Gramellini si lancia in un’analisi del cosiddetto cambiamento climatico alquanto deludente: il giornalista è infatti preoccupato di dover scrivere gli articoli in maniche di camicia a Roma, a Novembre. Il giornalista, campione del politically correct, dovrebbe però conoscere le famose “ottobrate”, giornate gloriose che esaltavano la bellezza di Roma, con un freddino pungente la mattina accompagnato da cieli luminosissimi e da un certo tepore con l’avvicinarsi di mezzogiorno. Non è cambiato assolutamente nulla da allora, da 50 o 100 anni fa, e qualsiasi persona anziana lo può confermare.

In Spagna secondo lui gli uragani di oggi corrispondevano negli anni ‘50 e ’60 ad una pioggerellina…beh forse non è stato edotto sul tragico alluvione che a Valencia seminò 300 morti. Il fatto diverso è che a questo tipo di situazioni reagivano  governi e uomini capaci. Quello che Franco fece allora fu infatti abbastanza semplice, anche se laborioso: nel ’69, infatti, dirottò il fiume che aveva creato il disastro nella regione impedendo che Valencia venisse totalmente sommersa.

L’articolista, poi, si spinge oltre, dicendo che il cambiamento climatico sta provocando una sorta di inerzia che trascura argini, disboscamenti e tutto ciò che è necessario per evitare gli alluvioni. Forse il giornalista del Corriere non sa che la Spagna degli ultimi anni ha seguito pedissequamente le disposizioni di Bruxelles a proposito del cambiamento climatico, eliminando centinaia di invasi, destrutturando una rete idrica articolata che lo stesso Franco, che non si dedicava quindi solamente a “garrotare i suoi competitori”, aveva progettato in un terreno privo di laghi: è noto infatti che la Spagna ne è naturalmente priva. La contraddizione nell’articolo vede una soluzione di stampo franchista da parte di Gramellini: quello di intervenire come sempre i nostri contadini sono intervenuti, come sempre i nostri amministratori sono intervenuti. E’ una logica romana. Roma pensava di controllare l’acqua, organizzarla e ordinare il corso della stessa mentre le filosofie pseudopagane della transizione ecologica vogliono lasciare l’acqua libera.

A proposito, invece, dell’altro articolo di Sara Gandolfi, in critica ai cospirazionisti, la giornalista accenna a questi “complottisti spagnoli” che denunciano come i terreni o inondati o colpiti da siccità vengano poi venduti a bassissimo prezzo alle multinazionali per realizzarvi impianti fotovoltaici… il solito “cospiratorismo”, sembra dire.

Fatto sta che è esattamente ciò che sta avvenendo a Vicari, Palermo, in questo momento: una zona in cui centinaia di ettari sono stati espropriati dallo Stato per venderlo a basso prezzo ad una grande azienda fotovoltaica francese, cugina di un’altra azienda a sua volta proprietaria delle acque siciliane ovvero di quell’organizzazione che è totalmente inerme di fronte alla siccità e ai necessari lavori che sarebbero da compiersi per tenere gli impianti idrici in funzione.

Questa “cospirazione” si sta avverando sul nostro territorio, in Sicilia, in Sardegna e anche altrove: la sinistra radical chic non la vede. Per fortuna c’è Forza Nuova che nel Palermitano è intervenuta prima degli espropri dicendo che proprio questo sarebbe avvenuto. Altro che complottismo.

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