di Luigi Cortese

Donald Trump torna alla Casa Bianca, rivendicando una “vittoria storica” e promettendo di “rimettere a posto l’America”. Nel discorso della vittoria, ha rilanciato il motto “Make America Great Again”, dichiarando di voler risolvere le questioni economiche, rafforzare i confini e riportare sicurezza al Paese.

Il successo è stato segnato dal forte sostegno negli Stati chiave come Pennsylvania, Michigan e Wisconsin, insieme alla Georgia e alla North Carolina, che hanno riportato Trump al potere. I democratici, incapaci di mantenere il “muro blu” che aveva sostenuto Biden, hanno lasciato emergere il fascino duraturo del messaggio populista, con un inaspettato aumento del consenso anche tra alcune minoranze.

Dietro la vittoria di Trump si cela il malcontento verso l’amministrazione Biden, alle prese con inflazione e problemi di sicurezza, temi che il leader repubblicano ha abilmente sfruttato per mobilitare i suoi elettori. In tutto questo, non è mancato l’appoggio di potenti alleati, inclusi alcuni gruppi che sostengono con forza le posizioni filo-israeliane di Trump. La sua vicinanza a Israele è stata un elemento cruciale della campagna, ma ha anche destato preoccupazioni tra chi teme che questo rapporto stretto possa avere implicazioni gravi per il Medio Oriente, in particolare per la già delicata situazione palestinese. Con la sua rielezione, c’è infatti chi teme che l’approccio fortemente pro-israeliano possa inasprire ulteriormente il conflitto israelo-palestinese, marginalizzando i diritti dei palestinesi e rischiando di alimentare tensioni.

Paradossalmente, l’ascesa di Trump potrebbe invece portare a una svolta in Ucraina: in campagna elettorale, il neo-rieletto presidente aveva promesso di adoperarsi per una rapida soluzione diplomatica al conflitto, prospettando persino una pace negoziata che, se attuata, migliorerebbe il clima di sicurezza in Europa e ridurrebbe le tensioni economiche che pesano su molti Paesi. Questa prospettiva, sebbene controversa e tutta da verificare, potrebbe rappresentare uno spiraglio per l’Europa, che verrebbe parzialmente alleggerita dalle pressioni derivanti dalla guerra ai propri confini.

La vittoria di Trump ha trovato eco anche al Congresso, dove i repubblicani hanno ottenuto seggi cruciali al Senato, sebbene alla Camera la situazione sia ancora incerta. Con il ritorno di Trump, l’America sembra avviarsi verso una fase di forte nazionalismo, in cui la solidità dell’alleanza con Israele sarà centrale e la politica estera si concentrerà sulla risoluzione di conflitti strategici, con possibili ripercussioni anche positive per la stabilità europea.

Share via
Copy link
Powered by Social Snap