La recente decisione della Casa Bianca di autorizzare l’utilizzo dei missili a lungo raggio Atacms per colpire obiettivi in territorio russo rappresenta un punto di non ritorno nella pericolosa escalation tra Occidente e Russia. Joe Biden, ormai a fine mandato, sembra intenzionato a lasciare un’eredità di conflitto e caos, spingendo l’Europa sull’orlo di una guerra atomica, il cui prezzo potrebbe essere devastante per il nostro continente.
Secondo fonti ufficiali dell’amministrazione statunitense, gli Atacms, missili supersonici con una gittata di oltre 300 chilometri, saranno utilizzati dall’Ucraina per colpire obiettivi militari nella regione di Kursk. Questa decisione segna una rottura con la precedente politica di Washington, che si era opposta a tali operazioni per evitare una possibile reazione catastrofica da parte di Mosca.
La giustificazione fornita da Washington, ovvero il dispiegamento di truppe nordcoreane a sostegno della Russia, appare una manovra per legittimare un atto che rischia di trasformare il conflitto in una guerra globale. Si tratta di una risposta che, lungi dall’avere un effetto deterrente, potrebbe scatenare una spirale di ritorsioni incontrollabili, mettendo a rischio la sicurezza mondiale.
L’Europa è la vera vittima di questa politica avventuristica. Gli Stati Uniti, protetti dal loro oceano, sembrano pronti a combattere una guerra per procura in cui i Paesi europei sarebbero i primi a subire le conseguenze. Da mesi si parla del rischio di un’escalation nucleare, e questa decisione rappresenta un ulteriore passo verso il baratro.
L’Italia, in particolare, dovrebbe rivedere radicalmente il suo atteggiamento verso il conflitto. Continuare a sostenere Kiev con armi, finanziamenti e supporto logistico non solo ci rende complici di questa follia, ma ci espone a potenziali ritorsioni da parte della Russia. Il nostro Paese, invece, dovrebbe immediatamente interrompere ogni rapporto con Kiev e riaffermare la sua neutralità, cercando di diventare un mediatore per la pace.
La popolazione italiana, come quella europea, non vuole questa guerra. I continui invii di armi e il coinvolgimento crescente ci stanno trascinando in un conflitto che non ci appartiene e che non ha soluzioni militari. Biden, con la sua politica aggressiva, sta dimostrando di essere il principale fautore di una strategia irresponsabile e pericolosa, che ignora volutamente le richieste di dialogo e de-escalation.
In questo contesto, l’Italia ha un’occasione storica per distinguersi e dimostrare buon senso. Uscire dalla logica del conflitto, tagliare i legami con Kiev e promuovere attivamente una soluzione diplomatica significherebbe non solo proteggere i nostri interessi, ma anche evitare di essere trascinati in una guerra che potrebbe segnare la fine dell’Europa come la conosciamo.
Il tempo per agire è ora. Ogni giorno che passa ci avvicina a una tragedia irreparabile. È necessario un cambio di rotta immediato, perché, come la storia insegna, la follia bellica di pochi non può essere il destino di molti.

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Gli USA hanno già affossato l’economia tedesca, causando una spirale negativa determinata dai costi dell’energia,anche se, alla fine, vorrebbero dare ogni colpa di quanto sta accadendo alla Cina,parlando soltanto di “auto elettriche”. In realtà il problema è molto più vasto e complesso, anche se i media nascondono le cause reali o parallele della crisi economica in Germania. Con questa mossa bellica da parte del team di Biden, si va avanti verso una situazione di escalation imprevedibile.
Gli agenti del Deep State statunitense, tramite il rincoglionito Biden, vogliono sabotare ogni possibilità di accordo per porre fine al conflitto in Ucraina e mettere Trump, prima del suo insediamento alla Casa Bianca, difronte al fatto compiuto di una guerra aperta della NATO contro la Russia. D’altronde, dal loro punto di vista, la cosa è comprensibile: gli Stati Uniti hanno speso centinaia di miliardi per l’Ucraina ottenendo dal governo di Kiev, a garanzia dei finanziamenti ricevuti, terreni agricoli e risorse minerarie per le proprie multinazionali, senza contare il peso geostrategico che avrebbe il loro controllo sull’Ucraina in termini di ridimensionamento del potere della superpotenza russa. Accettare quella che, di fatto, sarebbe una sconfitta, farebbe perdere alla NATO e al suo egemone quel po’ di credibilità che ancora gli resta. Ma, soprattutto – e questo a mio parere è decisivo – la massoneria finanziaria a guida ebraica che domina gli USA non può accettare la vittoria russa in Ucraina, perché sa che questa darebbe un’accelerazione formidabile al cambiamento di paradigma nei rapporti internazionali verso il multilateralismo rappresentato dai BRICS; ciò segnerebbe la fine del potere incontrastato del dollaro e, con esso, la fine del suo sogno pseudo-messianico di conquistare il mondo.
Dal canto suo, la Federazione Russa, dopo aver ripetutamente chiarito, in tutte le sedi internazionali, che attacchi in profondità sul suo territorio con armi americane avrebbero provocato una sua risposta simmetrica su obiettivi americani (ovunque presenti), se tali attacchi dovessero verificarsi, non potrebbe far altro che passare dalle parole ai fatti.
Quanto all’Europa, è ormai inutile aspettarsi qualcosa di diverso da una totale messa sull’attenti ad ogni latrato guerrafondaio proveniente da Oltreoceano. Anzi, sembra proprio che leader europei come Starmer, Macron e Scholtz (quello che invia uomini e armi a chi gli ha fatto esplodere i North Stream) facciano a gara per vincere il primo premio come miglior servo atlantista! Ancora più illusorio è aspettarsi un fattuale (non a chiacchiere) cambiamento di rotta del governo italiano, a meno che l’ordine non arrivi direttamente da Washington. Purtroppo, i popoli europei, imbrigliati da leggi sempre più liberticide e resi inoffensivi dalle tecnologie del controllo sociale, sembrano essere ridotti a una massa di individui isolati, inermi e rassegnati, senza più la forza né la voglia di ribellarsi alle oligarchie “democratiche” (atroce paradosso!) che li governano e li stanno portando verso un conflitto disastroso come tante pecore al macello.