di Vincenzo Maida
Con qualche ritardo, il nuovo Codice della Strada è finalmente arrivato in Senato per il sì definitivo, cui seguirà la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. Il provvedimento era atteso già per l’inizio del 2024, ma è noto che rapidità ed efficienza non sono esattamente i punti di forza dei costumi parlamentari italiani.
Le statistiche da anni sono impietose: gli incidenti stradali rappresentano la prima causa di morte tra i giovani di età compresa tra i 18 e i 29 anni. Quando fu abbassata la soglia della maggiore età da 21 a 18 anni, non si considerò un fatto evidente: in passato i giovani maturavano prima, mentre oggi il processo di maturazione appare più lento. Basta confrontare le fotografie di un diciottenne di cinquant’anni fa con quelle di oggi per rendersene conto. Un tempo si diventava maggiorenni a 21 anni quando si era già maturi, mentre oggi, nonostante la maggiore età sia fissata a 18 anni, il livello di maturità richiesto appare inferiore.
Con il nuovo Codice della Strada, si torna a una limitazione basata sull’età: la guida di auto di grossa cilindrata sarà consentita solo a partire dai 21 anni. Un dato significativo: nel 2022 gli incidenti stradali sono aumentati del 7% rispetto all’anno precedente (65.852 incidenti nel 2021 contro 70.554 nel 2022), con circa 3.000 morti e oltre 200.000 feriti.
Le norme attualmente in vigore risalgono al decreto legislativo del 30 aprile 1992, n. 285. Possibile che in oltre trent’anni nessuno dei “tecnici” o parlamentari si sia reso conto dell’inadeguatezza di quelle regole per garantire un minimo di sicurezza a chi si mette al volante?
Il nuovo Codice della Strada, fortemente sostenuto dal leader della Lega Matteo Salvini, entrerà in vigore dopo i consueti passaggi parlamentari, con pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale prevista, salvo ritardi, per l’autunno prossimo.
Tra le novità più significative rispetto alla normativa attuale:
- Sanzioni più severe per chi guida in stato di ebbrezza o sotto l’effetto di sostanze stupefacenti.
- Poteri rafforzati per le forze dell’ordine che, in presenza di guidatori non pienamente lucidi, potranno intervenire più efficacemente.
- Dispositivi anti-avvio per i recidivi, che bloccano l’auto se il livello di alcool nel sangue è superiore a zero.
- Modifiche alla normativa per monopattini e biciclette, che includono l’obbligo di casco, targa e assicurazione per i monopattini.
- Misure contro l’abbandono dei bambini in auto, con aggiornamenti legislativi specifici.
Sebbene non si tratti di una rivoluzione, queste disposizioni rappresentano una prima, doverosa risposta al problema delle stragi stradali. Resta da verificare se saranno introdotte norme più restrittive per i veicoli che non richiedono la patente, come le microcar guidabili dai minorenni.
In prospettiva, quando l’euforia per una modernità spesso fine a sé stessa sarà superata, il fenomeno dei morti sulle strade potrebbe apparire come una delle tante assurdità del nostro tempo. Paradossalmente, investiamo ingenti risorse nella ricerca medica e sanitaria per salvare vite umane, ma assistiamo impotenti, per oltre trent’anni, alla morte atroce di migliaia di persone sane senza intervenire con rigore. A ciò si aggiunge la contraddizione di consentire la produzione di automobili in grado di superare abbondantemente i limiti di velocità, salvo poi stupirci quando si verificano incidenti a oltre 200 km/h.