Le recenti elezioni regionali in Emilia-Romagna e Umbria hanno segnato un dato allarmante: un tasso di astensione senza precedenti. La disaffezione verso la politica tradizionale si consolida come una delle caratteristiche principali della società italiana, evidenziando un divario crescente tra le istituzioni e i cittadini.
La crisi di fiducia tra il popolo e i partiti tradizionali
Le elezioni hanno dimostrato ancora una volta quanto centrodestra e centrosinistra siano percepiti come due facce della stessa medaglia. Questi schieramenti, ormai difficili da distinguere per il loro continuo rincorrersi su posizioni ambigue e opportunistiche, non riescono più a convincere un elettorato che, disilluso, ha scelto di restare a casa. Per molti italiani non esistono vere alternative all’interno di un sistema che sembra progettato per auto-perpetuarsi, senza rispondere realmente alle esigenze della popolazione.
Il deep state e il controllo delle alternative
Dietro questa situazione, però, si cela qualcosa di più profondo. L’astensione non è solo il frutto della mancanza di fiducia nei confronti dei partiti tradizionali, ma anche del modo in cui il sistema politico esclude volutamente quelle realtà che potrebbero rappresentare una vera alternativa. Movimenti ideologicamente chiari, radicati in valori solidi come la difesa della vita, della famiglia e della sovranità popolare, vengono sistematicamente sabotati o estromessi dal panorama elettorale.
Un esempio emblematico di questo meccanismo è rappresentato da Forza Nuova, una realtà che negli anni ha cercato di distinguersi per il suo schieramento netto su temi come la difesa della vita, l’opposizione alle politiche globaliste e il recupero di valori tradizionali.
Perché fanno paura i movimenti di valori?
La forza di movimenti come Forza Nuova risiede proprio nella loro identità chiara e in valori sani, che rispondono a esigenze reali del popolo: il diritto alla vita, il recupero delle tradizioni, la difesa della sovranità nazionale. Temi che risuonano con una parte significativa della popolazione, ma che vengono sistematicamente ridicolizzati o ignorati dai media mainstream e dalle élite politiche.
Questi movimenti fanno paura perché offrono una narrazione alternativa, una visione del mondo che si oppone apertamente al pensiero dominante. Non essendo disposti a scendere a compromessi o ad accettare le logiche di potere che governano il sistema, vengono neutralizzati attraverso un mix di ostracismo mediatico, censura e limitazioni burocratiche che li tengono ai margini del panorama elettorale.
Forza Nuova, in particolare, rappresenta una minaccia per il sistema proprio perché si distingue per una chiara posizione ideologica, lontana dalle ambiguità del centrodestra e del centrosinistra. Le sue battaglie per la sovranità nazionale, la difesa della vita e il recupero delle tradizioni popolari mettono in crisi la narrazione dominante, che preferisce un’opposizione più “addomesticata”. È per questo motivo che il movimento è costantemente delegittimato e sabotato, nonostante una base di sostenitori che riconosce la necessità di valori forti e schieramenti netti.
Le alternative che copiano il Movimento 5 Stelle
A rendere ancora più evidente il disincanto generale è il fallimento delle nuove alternative politiche che cercano di imitare il percorso intrapreso anni fa dal Movimento 5 Stelle. Questi tentativi, privi di una vera identità e basati sul mero desiderio di canalizzare il voto degli scontenti, stanno raccogliendo risultati sempre più miseri.
Un esempio lampante è quello di Marco Rizzo e del suo partito Democrazia Sovrana e Popolare. Nonostante Rizzo vantasse contatti locali significativi e un profilo storico nel panorama della sinistra antagonista, il partito si è fermato ad appena lo 0,55% dei consensi. Un risultato deludente che riflette il completo fallimento del progetto politico.
Questo insuccesso non può essere attribuito solo al disinteresse generale verso le nuove formazioni, ma anche alla percezione che Rizzo abbia tradito i propri valori. Da esponente di spicco della lotta contro il sistema, è passato a una politica percepita come troppo accondiscendente verso il poltronismo, privilegiando gli accordi e i compromessi rispetto alla coerenza con le proprie battaglie ideologiche. Questo cambio di rotta ha minato gravemente la sua credibilità, e il popolo, consapevole di questa ambiguità, ha scelto di non sostenerlo.
L’esperienza di Democrazia Sovrana e Popolare evidenzia come il tradimento dei propri ideali non passi inosservato agli occhi di un elettorato sempre più attento e disilluso. I cittadini non si lasciano più convincere da operazioni che appaiono come l’ennesimo tentativo di costruire contenitori politici privi di autenticità.
Un popolo senza rappresentanza
In un contesto in cui le vere alternative vengono sabotate e i partiti tradizionali si svuotano di contenuti, il risultato è un popolo sempre più disilluso e privo di rappresentanza. Molti elettori percepiscono che il sistema non consente un reale cambiamento, lasciando spazio solo a forze che si conformano al gioco imposto dal potere.
L’astensione, in questo scenario, diventa l’unico strumento di protesta. Rinunciare al voto non significa necessariamente indifferenza, ma può rappresentare un atto di denuncia contro un sistema percepito come ingiusto e incapace di dare voce a chi non si riconosce nella politica tradizionale.
Conclusioni: una strada da costruire
Le elezioni regionali in Emilia-Romagna e Umbria non sono solo un campanello d’allarme per il sistema politico italiano, ma anche un’occasione per riflettere sulla necessità di un vero cambiamento. La politica deve essere in grado di ascoltare e rappresentare quelle realtà che, pur essendo profondamente radicate nei valori, vengono sistematicamente escluse. Ignorare questa esigenza non farà altro che alimentare il divario tra il popolo e le istituzioni, aumentando il rischio di una crisi irreversibile della democrazia.

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Forza Nuova è un partito neofascista?
Dell'”identità chiara” di Forza Nuova fa parte il fascismo?
Per Forza Nuova le tre ideologie del Novecento – liberalismo, comunismo e fascismo – sono categoricamente inaccettabili?
Più in generale: può un partito – che non sia un comitato d’affari o un ritrovo di perdigiorno – fare a meno di una teoria politica?
se è fluido, si. può rinunciare a una teoria politica.
è la moda,ragazzi.
la crisi prelude sempre ad una trasformazione. la gestazione sarà più o meno lunga,ma porterà ad un rinnovato sistema ( probabilmente già visto) con nuove tecniche e persone.
tempi interessanti arrivano.