di Roberto Fiore

In due occasioni il Papa si è espresso in modo contrario alle logiche del politically correct. I media, la stampa e tutti i grandi soloni delle lobby internazionali hanno addotto il fatto all’incapacità del Pontefice di esprimersi correttamente in italiano. Il primo scandalo è avvenuto in occasione di una riunione con alti prelati in cui descrisse un atteggiamento diffuso in ambienti clericali chiamandolo “frociaggine”; una terminologia al limite della Legge Mancino. L’ imbarazzo è cresciuto a dismisura con l’ultima esternazione compiuta dal balcone di piazza San Pietro, in cui ha definito quanto è in atto a Gaza come “genocidio”.

L’uso del termine genocidio non è casuale e ci fa pensare che è in atto da tempo un cambiamento nelle segrete stanze vaticane. Infatti la Santa Sede ha tenuto nella politica internazionale, soprattutto per quanto riguarda la guerra scoppiata in Ucraina, un atteggiamento molto attento e non ha appoggiato mai la crociata anti russa di NATO, governi occidentali e americani. Fin dall’inizio il Papa parlò chiaramente di pace come un qualcosa da raggiungere concretamente e subito. Inoltre in diverse dichiarazioni apparve esplicito nel dare la colpa dello scatenarsi della guerra a potenze ostili alla Russia. Va ricordato infine che il Papa, proprio all’inizio del conflitto, radunò tutti i vescovi del mondo e consacrò la Russia al Cuore Immacolato di Maria. Questa consacrazione andava oltre la crisi del momento, riprendendo le parole dei pastorelli di Fatima che riferivano la volontà della Madonna che esigeva la consacrazione della Russia al Suo Cuore per raggiungere la pace nel mondo. In quei giorni la Santa Sede fu effettivamente propagratrice di un grande discorso di pacificazione.

Questa precisa posizione di profonda cattolicità non è avvenuta, purtroppo, per ciò che ha riguardato i vaccini che furono definiti “un atto d’amore” tradendo la più profonda visione cristiana di libertà. Fortunatamente in campo cattolico è stato salvato dalla parte tradizionale della Chiesa. Dalla Fraternità San Pio X, a Monsignor Viganò, fino ad Athanasius Schneider, ideatore dell’espressione “dittatura sanitaria” si sviluppò nel mondo una strenua difesa a quella che appariva come la soppressione delle libertà più concrete e più importanti a base del Cristianesimo. Per quanto riguarda la Palestina, va detto che la questione affonda le sue radici nella storia. Il Vaticano non riconosce Israele fino al 1989 essenzialmente per due motivi: Israele si era reso responsabile di una gravissima lesione nei confronti del popolo palestinese, ma anche e soprattutto perché Israele pensava di se stesso essere Terra Promessa in un territorio che è stato invece insanguinato da guerre e oppressioni. La Chiesa cattolica e la Chiesa Ortodossa ritengono invece che la Terra Promessa sia il paradiso, costituendo così una contraddizione insanabile con il sionismo. Al di là della retorica la Santa Sede recuperato la propria funzione di grande corpo diplomatico mondiale vicino ai popoli e in contrasto con il potere delle tenebre

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