di Mattia Taricco (foto fonte Sole24Ore)
Ebbene sì, alla luce dei nuovi dati rilasciati dal Sole 24 Ore e dalla Polizia di Stato, la situazione non cambia, anzi, sembra peggiorare. La verità che emerge è sconvolgente e annulla completamente qualsiasi farneticazione buonista.
Questi dati ci suggeriscono che potremmo ridurre le violenze sessuali del 43% rimandando a casa l’8% della popolazione. Ecco spiegato il motivo per cui sul sito del Viminale la realtà viene travisata parlando di “violenza di genere”, così come in quasi tutti gli articoli su internet, dove si cerca di colpevolizzare l’uomo tout court.
Si tenta di creare una cortina di fumo per annebbiare la verità, dicendo cose ovvie, ossia che gli uomini siano responsabili delle violenze sessuali contro le donne. Il cielo è azzurro e l’acqua è bagnata. Ma si tralascia un dettaglio fondamentale: la nazionalità. Sarebbe come parlare dei cani che aggrediscono i bambini mettendo sullo stesso piano Pitbull e Chihuahua. Non si è realisti.
La colpevolizzazione dell’uomo in quanto tale è una retorica ormai finita, e lo sanno bene le varie categorie di femministe 3.0, che compensano questa lacuna enorme con l’isteria. Ci sono uomini e uomini, ma è ormai chiarissimo che una certa categoria etnicamente definita risulta più propensa ad aggredire, violentare o circuire le donne.
Non sta a noi proporre soluzioni, ma semplicemente informare il lettore, dando un’interpretazione reale dei dati senza camuffare o pilotare la realtà. Tutto ciò si integra perfettamente con molte altre raccolte di dati, come quelle sulla popolazione carceraria o sulle denunce, molte delle quali già trattate in precedenti articoli su Fahrenheit.
La situazione diventa poi ancor più tragicomica quando, da un lato, si tenta di educare gli uomini in maniera politicamente corretta, facendo nascere i Filippo Turetta della situazione, e dall’altro si finisce per rispettare la cultura dello stupro – quella vera – tipica di alcune categorie, per non risultare razzisti o retrogradi.
Which way, modern man?
Ricordo il grande Monsignor Babini, ora defunto, che,intervistato sui casi di violenza, dava colpa anche al comportamento femminile. Per questo motivo, era poi attaccato ed insultato da ambienti sovversivi legati al mondo gbt e simili. Quando accadono certe cose, fatti di cronaca, la colpa è anche di certe donne. La mentalità delle femministe radicali rigetta la colpa, ma in realtà è la stessa mentalità che si cela dietro il nascondere le origini etniche degli stupratori.
Leggevo anni fa su un sito americano di un giovane considerato antisemita o cosiddetto neonazi, della storia di una violenza o abusi in una scuola del Canada. La ragazza era stata ripresa dai dirigenti scolastici perché andava a scuola quasi nuda, non rispettando le norme sull’abbigliamento da tenere in una scuola. Le Femministe radicali crearono un putriferio perché risposero “che le donne devono vestirsi come vogliono perché sono padroni dei loro corpi”. Questo, infatti, è il vero volto del femminismo.
adesso questa miserevole e pericolosa cultura entra nelle scuole camuffata da eventi unisona……….
“Questi dati ci suggeriscono che potremmo ridurre le violenze sessuali del 43% rimandando a casa l’8% della popolazione”. Sì, e i dati ISTAT-ACI ci suggeriscono che potremmo ridurre gli incidenti stradali del 100% andando tutti a piedi!
Tornando seri, vorrei far notare che il Sole24Ore (da cui è tratta la tabella in testa all’articolo) è il giornale di Confindustria, la quale ha tra i suoi associati i rappresentanti del capitalismo italiano ai massimi livelli. Ebbene, il capitalismo si fonda su una norma generale: trovare sempre qualcuno disposto a produrre a un costo più basso. Per attuare questa norma, esso dispone di due leve fondamentali: a) la delocalizzazione, cioè le grandi imprese spostano la produzione dove a loro conviene, in particolare nei paesi più poveri e con governi autoritari, dove il lavoro costa meno perché ai lavoratori sono negati i più elementari diritti; b) l’immigrazione di massa, che consiste nell’attirare nei paesi più ricchi quante più braccia a basso costo è possibile, provocare una spietata concorrenza al ribasso (con conseguenti conflitti) tra lavoratori autoctoni e lavoratori immigrati, impoverire i popoli, ma tenere alti i profitti.
In questo contesto, gli immigrati non sono altro che una pedina mossa dai processi di valorizzazione del capitale.
Credo che sia giusto bloccare immediatamente l’immigrazione, così come è giusto stabilire rapporti economici realmente paritari con i paesi a sud del Mediterraneo (non come con l’inconsistente “piano Mattei” sbandierato dalla Meloni), ma è a dir poco incoerente sottolineare gli effetti negativi dell’invasione immigratoria se si accetta acriticamente il sistema economico che di tale invasione è la causa.