Un risultato sorprendente ha scosso la Romania: Calin Georgescu, candidato dell’estrema destra filo-russa, ha trionfato al primo turno delle elezioni presidenziali, superando nettamente il premier uscente Marcel Ciolacu e i principali rivali. La sua vittoria rappresenta un vero terremoto politico per il Paese, che fino ad ora aveva resistito agli appelli nazionalisti e populisti che si sono affermati in altri Paesi dell’Europa centrale e orientale.
Georgescu ha guadagnato ampio sostegno grazie alla sua campagna virale, soprattutto su TikTok, dove ha conquistato l’attenzione di tanti cittadini, soprattutto giovani, con un messaggio decisamente critico verso l’Occidente. La sua posizione più radicale riguarda la sua ferma opposizione alla NATO e la richiesta di un cambio di rotta rispetto agli aiuti occidentali all’Ucraina. “La Romania ha gridato per la pace e ha gridato forte,” ha dichiarato Georgescu, che si è proposto come alternativa al coinvolgimento del Paese nelle dinamiche geopolitiche europee e internazionali.
Il successo di Giorgescu arriva in un momento delicato per la Romania, Paese membro della NATO con un confine di 650 chilometri con l’Ucraina, e con un ruolo strategico crescente, specialmente dopo l’invasione russa di Kiev nel 2022. La sua retorica anti-NATO e la promessa di ridurre l’influenza occidentale sulla politica rumena hanno trovato eco in un elettorato stanco della crescente inflazione e preoccupato dalla guerra al confine.
Ciolacu, inizialmente dato per favorito, è stato surclassato, con la sua visione filoeuropea che non ha saputo rispondere adeguatamente alle inquietudini della popolazione. Ora la Romania si prepara a un ballottaggio cruciale, che deciderà se il Paese proseguirà sulla via dell’integrazione europea o se si avvierà verso un nuovo corso, con un presidente deciso a sfidare le alleanze internazionali e a mettere in discussione la sua posizione nella NATO.
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