di Luigi Cortese (foto murales TvBoy)

Giorgia Meloni, che nel 2019 attaccava duramente Ursula von der Leyen definendola il simbolo di un’Europa dominata da interessi franco-tedeschi e lontana dai cittadini, oggi si rivela la principale sostenitrice della sua rielezione. Una svolta clamorosa che non si spiega con un cambio di visione per il bene del Paese, ma con una chiara esigenza personale: preservare la propria posizione di potere a Palazzo Chigi.

Meloni ha sempre costruito il suo consenso su slogan di sovranità e opposizione al centralismo europeo, ma questo improvviso supporto a von der Leyen appare come una mossa di convenienza per guadagnarsi un ruolo meno marginale nei tavoli di Bruxelles. Non c’è traccia di interesse reale per l’Italia: questa decisione serve più a consolidare la sua permanenza nel governo che a difendere le istanze del popolo italiano.

Molti suoi elettori, attratti da promesse euroscettiche e da un’agenda di rottura con il passato, si sentono ora traditi. Meloni, che si era presentata come un’alternativa netta al sistema, dimostra di esserne diventata parte integrante, accettando compromessi che rinnegano i principi fondamentali del suo partito.

Questa svolta non è solo incoerente, ma palesemente opportunista. Non è l’Italia a beneficiare di questo cambio di rotta, ma la stessa Meloni, che cerca di garantirsi una navigazione tranquilla nel complesso scenario europeo. Una scelta che potrebbe costarle caro, perché l’elettorato difficilmente perdona chi usa il potere non per il bene comune, ma per proteggere i propri interessi personali.

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