di Luigi Cortese

Il conflitto siriano, scoppiato nel 2011, ha devastato il Paese e trasformato la regione in un teatro di rivalità globali. Con Bashar al-Assad deposto e rifugiato in Russia, si apre un futuro incerto per la Siria e l’intero Medio Oriente. L’assenza di un’autorità centrale, se non verrà formalizzata coinvolgendo le varie parti in causa, rischia di trasformare la Siria in un terreno di scontro tra fazioni armate, potenze regionali e gruppi jihadisti, accelerando il collasso di un’area già instabile.

La fragilità della regione, esacerbata dalle tensioni settarie tra sunniti e sciiti, potrebbe sfociare in un conflitto regionale su larga scala, coinvolgendo attori come Turchia, Iran e Israele. Allo stesso tempo, l’escalation potrebbe trascinare le superpotenze, alimentando tensioni tra Stati Uniti, Russia e Cina. Questo scenario rischia di trasformarsi in una guerra ibrida globale, in cui religione, geopolitica ed economie si scontrano.

Con Assad fuori dai giochi, la Siria diventa una polveriera pronta a esplodere, trascinando il Medio Oriente e il mondo in un vortice di instabilità. Senza contare il pericolo di un Paese che da laico rischia di trasformarsi in una roccaforte fondamentalista. La comunità internazionale deve agire con urgenza per evitare che questa crisi diventi la miccia di un conflitto globale, le cui conseguenze potrebbero essere devastanti per l’intera umanità.

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