Il conflitto siriano, scoppiato nel 2011, ha devastato il Paese e trasformato la regione in un teatro di rivalità globali. Con Bashar al-Assad deposto e rifugiato in Russia, si apre un futuro incerto per la Siria e l’intero Medio Oriente. L’assenza di un’autorità centrale, se non verrà formalizzata coinvolgendo le varie parti in causa, rischia di trasformare la Siria in un terreno di scontro tra fazioni armate, potenze regionali e gruppi jihadisti, accelerando il collasso di un’area già instabile.
La fragilità della regione, esacerbata dalle tensioni settarie tra sunniti e sciiti, potrebbe sfociare in un conflitto regionale su larga scala, coinvolgendo attori come Turchia, Iran e Israele. Allo stesso tempo, l’escalation potrebbe trascinare le superpotenze, alimentando tensioni tra Stati Uniti, Russia e Cina. Questo scenario rischia di trasformarsi in una guerra ibrida globale, in cui religione, geopolitica ed economie si scontrano.
Con Assad fuori dai giochi, la Siria diventa una polveriera pronta a esplodere, trascinando il Medio Oriente e il mondo in un vortice di instabilità. Senza contare il pericolo di un Paese che da laico rischia di trasformarsi in una roccaforte fondamentalista. La comunità internazionale deve agire con urgenza per evitare che questa crisi diventi la miccia di un conflitto globale, le cui conseguenze potrebbero essere devastanti per l’intera umanità.
Un conflitto globale, una sorta di terza guerra mondiale ibrida, è già in atto. E’ stato innescato “dall’abbaiare della NATO alle porte della Russia” (per usare l’espressione di papa Francesco) e, come reazione, ha provocato, il 24 febbraio del 2022, l’inizio dell’operazione militare speciale russa in Ucraina. Artefice di questo conflitto globale è l’Occidente collettivo (il cosiddetto “miliardo d’oro”, i Paesi sotto il ferreo comando degli USA), il cui scopo è preservare il mondo unipolare, cioè il dominio mondiale della (in)civiltà del dollaro. Per perseguire tale scopo, gli Stati Uniti non esitano ad applicare la “strategia del caos controllato”, che consiste nel fomentare “rivoluzioni colorate”, terrorismo, rivolte locali, colpi di stato e guerre in tutti quei paesi che si ostinano a perseguire una politica indipendente dai dettami di Washington e cercano partner internazionali diversi, come Russia e Cina. Ultima vittima di questa strategia è stata la Siria. Il paese arabo era da tempo nel mirino degli Stati Uniti e di Israele, per il suo ruolo di alleato della Federazione Russa e per la sua posizione centrale nell’asse della Resistenza. L’obiettivo, fallito nel 2011, di usare gli jihadisti filo-turchi di Idlib per rimuovere Bashar al Assad e balcanizzare la Siria, dopo 13 anni di pressoché ininterrotti bombardamenti israeliani, è oggi finalmente riuscito. La strategia del caos controllato ha avuto successo.
La Georgia e la Moldavia (forse anche la Romania) sono già nell’agenda degli strateghi di Washington.
Ma quello che questi apprendisti stregoni ignorano è che il caos, per sua natura, non può essere controllato… e, presto o tardi, finirà col travolgere chi lo ha evocato.
Io sto ancora aspettando la reale reazione della Russia alla questione dei porti e basi navali strategiche in Siria. Infatti, se lì avesse persi, sarebbe una cosa gravissima, dal momento che costituiscino uno sbocco sul Mediterraneo. Al contrario, la Marina russa dovrebbe usare principalmente il Mar Nero e attraversare il Bosforo per entrare nello scacchiere del Mediterraneo. La recente o dichiarata base navale russa di Tobruk, in Libia, non può essere considerata affidabile e paragonabile alla base di Tartous. Tutto adesso si giocherà negli scontri settari in Siria e probabilmente vedremo una situazione di instabilità perenne, simile alla Libia, e dove, a guadagnarci maggiormente, sarà Israele. Cercheranno, tra le altre cose, di minare politicamente la presenza di Hezbollah in Libano, sia per avvantaggiare Israele, sia per eliminare una connessione politica libanese allo sviluppo eventuale di presenza ulteriore della Russia, attraverso gli alleati sciiti. Le altre monarchie arabe, che sembrava si fossero rassegnate ad una irreversibilita’ della presenza di Assad, tanto da dialogare persino con Teheran, e nel contesto di una influenza diplomatica della superpotenza cinese, si vedranno aperte altre possibilità, specialmente nel contesto della elezione di Trump. Cercheranno di allontanare i paesi arabi dall’orbita della Cina. Ma la Cina,il più grande stratega, giocherà le sue carte,mentre gli USA sono ormai disperati. L’America gioca sulla destabilizzazione. La sua presenza vive di divisioni e frizioni artificiali. È il gioco che i governi americani stanno già attuando in Asia per accerchiare Pechino attraverso i vicini giapponesi e coreani. Soprattutto, gli USA hanno creato frizioni belliche, spinti da invidia, allontanando le relazioni, che erano anche vantaggiose tra Pechino e Seoul e tra Cina e Giappone. Ogni relazione economica, ogni dialogo tra potenze asiatiche, è per gli USA da vietare. È un gioco, quindi, che i cinesi conoscono già molto bene.
Chi si assumerà , in Siria , l’onere di gestire
l’ingestibile? Di governare l’ingovernabile ?
La risposta potrebbe essere : cui prodest scelus ,is fecit (Seneca . Medea . III . 500 – 501) .
Incominciamo a dire chi NON ne ha tratto giovamento . Sicuramente , al primo posto viene Assad , che adesso si trova ramingo ed esule fuori dalla sua terra . Poi Teheran , che deve rinunciare al tanto agognato corridoio tra Iran e Siria , attraverso l’Iraq , ed infine , Mosca che ha perso le sue basi ed i suoi porti , nonché il suo strategico affaccio sul Mediterraneo .
Quelli che ne hanno tratto vantaggio sono , ovviamente , i vincitori sul campo : le forze filo-turche (ISIL) , foraggiate dalla Turchia di Erdogan , Paese membro della NATO e , dunque , orbitante intorno a Washington ; le forze filo-curde (YPG e YPJ ) , ostili ad Ankara , ma lautamente alimentate e vettovagliate dallo zio Sam ; infine , ma non per ultime , i Jihadisti di Al Jolani , che fanno capo all’ISIS , organizzazione , che come tutti sappiamo , non è per niente amica degli Stati Uniti . A cui vanno aggiunte altre piccole fazioni e sotto fazioni , che tutte insieme , sono accomunate , con le precedenti , da un’unica certezza : quella di essere d’accordo di non essere d’accordo , praticamente , su quasi ogni cosa .
Ciò porterebbe ad ipotizzare una “Balcanizazzione” della Siria , nelle migliori delle ipotesi , ovvero , una macro frammentazione a cui si accorperebbero altri frammenti più piccoli , ma tutti , o quasi , sotto l’influenza e/o il diretto o l’indiretto controllo di varie e diverse potenze straniere .
Oppure , nella peggiore delle ipotesi : il marasma politico e militare .
Questo porterebbe “il gran burattinaio” ad intervenire nuovamente nella regione e , forse ad impantanarsi .
In questo caso , si potrebbe ipotizzare una lunga fase di “afghanizzazione” ed una nuova e conseguente batosta (l’ennesima) per coloro che si ritengono i gendarmi del mondo .
Sono sicuro, che i detrattori di Forza Nuova, muoiano di invidia,e vi assicuro, che è proprio così, quando vedono gli articoli sul blog e l’abilità e la consapevolezza dei contenuti e di scrittura dei vari scriventi. Continuate con i vostri articoli, con i vostri contenuti reali e colti, e fateli morire di invidia,tanto negli articoli, quanto nei commenti. Gruppetti di clowns o decerebrati psicopatici e maniaci non possono permettersi di ragionare,ma soltanto di esser pagliacci.