di Antonio Azzerlini
Come tutti gli anni la festa di Capodanno si trasforma in una vera e propria battaglia per le strade, tanto da far impallidire Stalingrado, in certi casi. Il bilancio delle vittime e dei feriti si può definire senza esagerare un bollettino di guerra in cui a farne le spese spesso sono persone che non c’entrano nulla, ma che si sono trovate nel luogo sbagliato al
momento sbagliato. Le grandi città su questo possono portare ogni anno esempi drammatici.
Tuttavia fa riflettere quanto accaduto in Germania durante le feste che, oltre ad aver lasciato una marcata scia di sangue, tipica del Capodanno, sono state caratterizzate da una serie di atti di violenza che nascondono qualcosa di ben più grave di una semplice manifestazione di azioni teppistiche. In varie ed importanti città tedesche, quali per fare un esempio Berlino, Kiel, Lipsia, Monaco, si sono verificati scontri molto duri con la polizia locale. Ma la questione non si limita alle città perché in generale tutta la Germania è stata fatta oggetto di scontri. Nella sola Berlino il numero degli arresti ha superato le 400 persone, con oltre 1800 interventi e danni ingenti anche alle infrastrutture. Per non parlare dei morti in tutto il paese. A Lipsia gli scontri tra persone e polizia sono stati tra i più duri.
Si è protestato in generale in favore della Palestina contro i soprusi sionisti. A questo si aggiunga l’insofferenza crescente nei confronti della situazione in Ucraina, i cui emigranti vengono sfacciatamente privilegiati dal governo tedesco attraverso sussidi economici che invece non vengono forniti ai cittadini tedeschi. L’esasperazione cresce sulla questione migranti in generale, degenerata dopo la caduta in Siria di Assad. La Germania è sempre più soffocata da una massiccia presenza migratoria e il popolo tedesco sta mostrando esasperazione per una politica che lo vede messo da parte a scapito di interessi stranieri ai quali il governo fornisce ogni tipo di servizio privandone il cittadino indigeno che dovrebbe essere il primo ad usufruirne. Un ulteriore esempio del dissenso crescente è l’attacco perpetrato contro una stazione di polizia a Berlino in cui due agenti sono rimasti feriti a sottolineare l’insofferenza della gente verso uno Stato che non compie il suo dovere.
Non si può bollare tutto questo come semplice teppismo. Gli scontri sono stati caratterizzati da un fondo di stress emotivo che sta andando a peggiorare: economia in difficoltà, immigrazione massiccia, questione sociale stanno mettendo a dura prova i nervi dei tedeschi. Non a caso il governo, al collasso, ha mostrato preoccupazione, anche perché i fatti accaduti sono vicini alle elezioni anticipate di fine febbraio, in cui si prevede una forte avanzata di AFD: sulla carta quello che viene considerato un partito di destra, in realtà struttura con delle lacune valoriali importanti oltre la superficie. Basti vedere sulla questione famiglia e sulla guerra perpetrata da Israele, in cui l’AFD ha sempre mostrato simpatie sioniste. Immigrazione, ingiustizie, incertezza sul futuro. Una cosa è certa: lo Stato ha perso il controllo, la Germania è in crisi. E i segnali, ormai, sono sotto gli occhi di tutti.
La crescita economica attenua le tensioni sociali. E la Germania lo ha potuto sperimentare per oltre settant’anni.
Nonostante una pianificata deindustrializzazione “green”, una precarizzazione del lavoro con i mini job e una scriteriata pluridecennale politica delle porte aperte in materia di immigrazione, la situazione sociale è sempre stata governabile perché l’economia tedesca è sempre cresciuta, e nel primo ventennio di questo secolo si è ulteriormente rafforzata grazie all’introduzione dell’euro (in pratica, un marco svalutato) che ha garantito a un paese manifatturiero ed esportatore come la Germania un enorme sbocco di mercato all’interno dell’UE, ovviamente a spese delle industrie europee concorrenti (soprattutto di quella italiana). Ma a partire dal 2022 è iniziato il crollo economico tedesco, dovuto in gran parte alle autolesionistiche sanzioni anti-Russia e al clamoroso sabotaggio del gasdotto Nord Stream (“clamoroso” anche perché preannunciato in una conferenza-stampa dal presidente Biden!). Da allora è cominciata una corsa al trasferimento dei posti di lavoro manifatturieri tedeschi verso gli Stati Uniti e tutti gli indicatori economici lasciano prevedere una recessione prolungata e un periodo di forte instabilità politica.
Ora la Germania si trova a un bivio: o perseguire una politica indipendente, ristabilendo con la Russia i rapporti commerciali bruscamente interrotti circa tre anni fa, o morire lentamente come vassallo degli Stati Uniti.
La prima opzione è possibile solo con l’uscita dalla NATO. Si dirà che è non è praticabile perché la Germania è una colonia USA dal 1945 ed è piena di basi militari americane. Ma è bene ricordare che la sovranità nazionale è come la libertà individuale: NON TE LA REGALA NESSUNO. Tutto dipende da quanto sei determinato e da quanto sei disposto a rischiare (come singolo e come popolo) per averla.
P.s.: condivido le riserve espresse nell’articolo su AfD, ma auspico comunque un suo travolgente successo elettorale.
il giochino dei sionisti di importare delinquenti afro islamico funziona ora la popolazione e dalla loro parte anche lì
Buongiorno,
sono Claudia Fiorucci.
In merito alle mie pochissime conoscenze in ambito geopolitico posso però dire che da quando nel 2020 è scoppiata la pandemia dopo accurate ricerche effettuate dalla sottoscritta in merito a cosa stesse accadendo a livello mondiale; ho potuto piano piano collegare tutto ciò che è avvenuto a livello sanitario in quell’anno riscontrando come la chiusura delle varie attività per motivi di “preservazione della salute pubblica”: commerciali ed industriali in tutto il mondo abbia comportato una recessione economica disastrosa che ha poi provocato sia disagi di carattere economico che quelli di ordine sociale e psicologico. Da 2020 in poi ogni problema sorto a causa del lockdown fino ad oggi corrente anno 2025 non ha fatto che inasprire le tensioni sociali già esistenti. Che l’attenzione venga rivolta all’immigrato che nei paesi europei viene accolto ed accordatogli ogni diritto mentre milioni di connazionali in tutto il mondo perdono il lavoro ed insieme la stabilità economica; potrà tale situazione portare da una politica di “bulimica” accoglienza ad una maggiormente e spietatamente repressiva sull’immigrazione?
Credo sia logico considerare il fatto che in ballo con la pandemia non si siano presentate solo questioni di carattere sanitario più o meno pressanti come riuscire a tutelarci dalle malattie infettive come un’influenza un pò più forte; ma anche, di carattere politico-sociale laddove la libertà e la mobilità del singolo cittadino vengano oppresse in favore di un governo sionista che voglia levare progressivamente di mezzo tutte le razze bianche di derivazione indo-europea soppiantandole con quelle caucasiche al fine di poterle controllare meglio.
In questo caso si deve considerare una reazione se pur tardiva, giunta solo dopo 70 anni di fittizio benessere attuato poco dopo la fine della seconda guerra mondiale, di quei popoli europei che avendo ritrovato un orgoglio nazionale perduto ormai da tempo e sepolto sotto strati di: buonismo, qualunquismo e pressapochismo; abbiano deciso di riprendersi quei diritti che l’attuale classe dirigente che lo governa non elargisce più?
Una reazione così dura contro gli immigrati a quali futuri scenari politici potrà portare?