di Antonio Azzerlini

A. Baudissone era un dipendente della Embraco, ditta fornitrice di tecnologia per la refrigerazione. Esodato nel 2018, insieme a centinaia di altri colleghi, dopo aver vissuto in un bed and breakfast e successivamente dal fratello, si è ritrovato a vivere per strada da clochard non avendo più una sua entrata mensile e non potendo richiedere la pensione in quanto mancante di 12 mesi di contributi per poter fare domanda in proposito.

Intervistato da un giornalista della Stampa, ha raccontato la sua storia iniziando dal declino dell’azienda presso cui lavorava, che gli ha ridotto lo stipendio e che successivamente lo ha licenziato, fino ad arrivare alla vita per strada. Ha raccontato delle varie proteste dei lavoratori, delle promesse dei politici e dei sindacati, della cosiddetta attenzione prestata alla faccenda da parte dell’allora sindaco di Torino Appendino e del deputato Di Battista, entrambi all’epoca membri dei M5S. Tutto caduto nel vuoto. Tutte parole prive di senso e promesse mancate. Ci sarebbe di che meravigliarsi se vivessimo in una nazione seria, ma non è così. Tuttavia, Baudissone non si è mai arreso nonostante le difficoltà perché ha sempre cercato di lavorare e di riprendere in mano la sua vita, ma nessuno voleva assumere un uomo di 61 anni, ritenuto troppo vecchio per lavorare, per essere utile alla società con la sua esperienza, senza un pezzo di carta e senza santi in paradiso nei posti giusti. Perché il mondo lavorativo italiano attuale si basa in gran parte su conoscenze, preferenze politiche e sul passaparola e non certo sulle competenze e capacità di una persona. Non sia mai che vi sia la meritocrazia. I sinistroidi griderebbero al ritorno della feroce dittatura fascista. Tuttavia, questa storia ha avuto un lieto fine perché un giovane imprenditore, Riccardo Gorrieri, dopo aver appreso dai media della vicenda di Baudissone, è andato da lui in Galleria San Federico a Torino, dove vive il clochard, per offrirgli un lavoro. Il pover’uomo, commosso, ha subito accettato e ha mostrato il suo cuore chiedendo a Gorrieri di aiutare anche coloro che sono ormai la sua famiglia: Giacomo Boetta, 55 anni ed ex consulente finanziario, sua madre anziana di 84 anni e il loro cane malato.

Purtroppo questo bel finale non ha avuto luogo per un’altra persona. Marco Magrin, lavoratore residente a Treviso, non potendo più pagare l’affitto dell’appartamento in cui viveva, si è ritrovato a vivere in un garage, dove è morto probabilmente per un infarto causato dal freddo eccessivo, fatale per un uomo con pregressi problemi cardiaci. La questione ha suscitato l’indignazione, purtroppo tardiva, del sindaco di Treviso, Mario Conte, il quale ha ritenuto necessario adoperarsi per aprire un’inchiesta sul caso attraverso un esposto alla magistratura. Andrea Berta, proprietario dell’immobile in cui abitava Magrin è stato fatto oggetto di critiche da parte di Raffaele Speranzon, senatore di FDI, secondo cui la vittima è stata uccisa da una “indifferenza sinistra”. Si è chiesto infatti perché Berta, militante di sinistra che attraverso il centro sociale Diango lotta contro gli sfratti e per il diritto alla casa, non ha segnalato Magrin ai servizi sociali essendo a conoscenza della sua situazione di indigenza, preferendo invece cambiare la serratura dell’appartamento. Ovviamente Berta, ha negato tutto affermando di non averlo sfrattato e di non sapere nulla dei problemi di Magrin.

Queste due vicende mettono in luce l’indifferenza e l’incomprensione della classe politica italiana verso le esigenze e le problematiche delle persone, abbandonate a loro stesse da coloro che dovrebbero occuparsene; evidenziano il peso della burocrazia che schiaccia i cittadini; mostrano il divario sempre crescente tra la politica e il popolo dai punti di vista sociale, economico, umano, segnali lampanti di una società decadente e da ricostruire dalle fondamenta. Il caso Baudissone indica tuttavia che l’umanità come sentimento non è ancora del tutto morta, e ciò è un segnale positivo, ma ancora troppo poco diffuso. L’altra vicenda invece, priva di umanità, sottolinea la sfacciataggine e l’ipocrisia di certa sinistra che non esita come sempre a rivelarsi nemica di chiunque commetta ai loro occhi il sacrilegio di non accettarne l’ideologia. Perché se il povero Magrin fosse stato legato ai centri sociali o fosse stato straniero avrebbe continuato ad
avere un tetto sopra la testa.

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