di Redazione
L’Alliance for Peace and Freedom (APF) ha tenuto domenica un importante incontro nella Capitale, riunendo leader nazionalisti europei e dando un segnale forte di resistenza e rinnovamento politico. L’evento ha visto la partecipazione di figure di primo piano del panorama identitario europeo, confermando il ruolo centrale dell’APF nella difesa dei valori nazionali e cristiani.
Il Presidente di APF, Roberto Fiore, ha aperto i lavori con un intervento incisivo, denunciando il clima di repressione delle idee in Europa. “Viviamo in un regime ostile alla libera circolazione del pensiero,” ha affermato, sottolineando come “le istituzioni tentino di soffocare il dibattito politico“. Nonostante queste difficoltà, Fiore ha ribadito con fermezza la necessità di un cambiamento radicale: “Non basta riformare, bisogna rivoluzionare l’Europa.”
Uno dei punti chiave del suo discorso ha riguardato la richiesta di totale trasparenza sugli accordi segreti tra Italia e Stati Uniti. “È nostro diritto conoscere i dettagli di questi patti che vincolano il nostro Paese a potenze straniere,” ha dichiarato. Ha inoltre chiesto la pubblicazione di tutti i documenti relativi al coinvolgimento della CIA nelle vicende oscure della storia italiana, a partire dall’omicidio di Enrico Mattei fino agli anni delle stragi.
Fiore ha poi rivolto lo sguardo al panorama internazionale, sottolineando il ruolo di Donald Trump come figura di riferimento per chi vuole un’Europa forte e indipendente: “Lasciando perdere Musk, Trump ha dimostrato di avere il coraggio di agire, e siamo certi che potrà fare luce su verità storiche fondamentali per l’Italia e per il mondo.”
Infine, il leader di APF ha denunciato l’ipocrisia delle attuali élite europee, evidenziando come le “politiche sull’immigrazione abbiano aggravato la situazione sociale e la sicurezza nelle città. Mentre alcuni governi parlano di contrasto all’immigrazione, in realtà assistiamo a un’invasione che mette in pericolo i nostri cittadini. È il momento di agire con determinazione.”
“L’incontro di Roma – chiudono gli organizzatori – ha dimostrato che il fronte identitario europeo è più vivo che mai, pronto a raccogliere le sfide del futuro e a combattere per la sovranità dei popoli contro le ingerenze globaliste. L’Alliance for Peace and Freedom si conferma come l’unica vera forza indipendente capace di guidare questa battaglia con coraggio e determinazione”.
Questa volta non sono d’accordo sulla valutazione che Fiore fá di Trump ! Trump non é un salvatore ne nostro ne di nessuno,inoltre non si libererá mai di Musk ,suo massimo finanziatore della sua elezione come sponsor finanziario e ciò si vede con gli alti incarichi dati a lui . Sbaglia se considera Trump antisionista ,legato a filo doppio con Israele! Trump fará soltanto gli interessi di USA ,da una parte perchë come repubblicano e altamente nazionalista potrebbe essere anche giusto,ma sta dimostrando ,vediamo le sue pazzesche mire su Canada ,Groenlandia e Golfo di Panama ,una arroganza e violenza che mal si concilia con la possibilitá di crederlo “un salvatore” del mondo ! Inoltre sulla questione fine guerra in Ucraina ,o é uno sprovveduto ,o ancora é un prepotente ,con minacce di dazi alla Russia o non conosce le cause dell’Operazione Speciale russa ! Non conosce neanche Putin ,che non può costringere con la forza e l’intimidazione !Biden era un personaggio veramente pessimo …ma anche questo ci dará delle sorprese …
L’ultimo presidente degli Stati Uniti a non essere completamente appiattito sulle posizioni di Israele è stato John Fitzgerald Kennedy, il quale non voleva che lo Stato ebraico si dotasse della bomba atomica perché, sosteneva, questo avrebbe creato degli insanabili squilibri in Medio Oriente, cosa che è puntualmente avvenuta. I presidenti che si sono susseguiti negli ultimi sessant’anni, a causa della forte influenza della lobby ebraica sulla politica statunitense, hanno tutti dovuto pagare un pesantissimo tributo alla causa sionista, tanto da lasciar supporre che non sia Israele una propaggine degli Stati Uniti in Medio Oriente, ma che siano gli Stati Uniti una propaggine di Israele in Occidente.
Ora, Fiore sa benissimo che Trump è un convinto sostenitore di Israele e che, con lui alla Casa Bianca, le condizioni dei palestinesi e di tutti coloro che hanno la disgrazia di avere come vicini i sionisti non potranno che peggiorare (infatti, secondo l’agenzia di stampa Axios, che cita funzionari israeliani, Trump ha già ordinato al Pentagono di revocare il blocco, imposto dall’Amministrazione Biden, delle forniture di bombe da 900 kg. allo Stato ebraico). Ma sa altrettanto bene che con Trump l’imperialismo americano ha cambiato direzione: dalla “dottrina Wilson”, egemone dalla fine della prima guerra mondiale fino ai giorni nostri, che affidava agli Stati Uniti d’America la missione planetaria di imporre i cosiddetti valori americani a tutto il genere umano, si è tornati alla “dottrina Monroe”, elaborata nel XIX secolo, che poneva come priorità della politica estera statunitense il dominio, non sul mondo intero, ma sul solo continente americano (da qui le sparate di Trump sull’annessione agli USA di Groenlandia, Canada e canale di Panama). Questo cambio di rotta ha gettato nel panico i globalisti europei. Trump ha fatto capire chiaramente di non voler avere alcun rapporto con l’Unione Europea (istituzione globalista per eccellenza), ma solo con i governi dei Paesi europei, in particolare con quelli che esprimono posizioni sovraniste e populiste. Ciò offre ai patrioti europei la possibilità concreta di liberarsi dalla sovrastruttura dell’UE e, a seguire, di quella della NATO. Una prospettiva di liberazione nazionale e continentale che un leader come Roberto Fiore non poteva che accogliere con entusiasmo.
In conclusione, nessun fideismo acritico nei confronti di Trump, ma solo un atteggiamento di sano realismo politico.