di Luigi Cortese

La recente proposta del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, di sfollare i palestinesi dalla Striscia di Gaza rappresenta un’idea tanto pericolosa quanto irresponsabile. Tale proposta non solo viola il diritto internazionale, ma mina anche qualsiasi speranza di stabilità nella regione, alimentando ulteriormente le tensioni e i conflitti.

La Striscia di Gaza è la casa di oltre due milioni di palestinesi, molti dei quali discendenti di rifugiati espulsi dalle loro terre nel 1948. Questi cittadini hanno il diritto inalienabile di vivere nella loro patria senza essere costretti all’esilio. Qualsiasi tentativo di espulsione forzata costituisce una violazione delle convenzioni internazionali sui diritti umani e potrebbe configurarsi come una pulizia etnica.

L’idea di Trump, appoggiata dal primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, non tiene conto della volontà della popolazione di Gaza di rimanere nella propria terra. Parlando a Fox News, Netanyahu ha definito la proposta “straordinaria“, mentre il suo ministro della Difesa, Israel Katz, ha già dato indicazioni all’esercito israeliano di predisporre un piano per una cosiddetta “partenza volontaria” dei palestinesi. Una terminologia ambigua, che nasconde in realtà un progetto di trasferimento forzato.

Secondo un’inchiesta del New York Times, il presidente non aveva discusso il suo piano con nessun membro della sua amministrazione prima di annunciarlo. Non sono stati condotti studi di fattibilità, né consultazioni con il Pentagono o il Dipartimento di Stato, dimostrando che questa “proposta” non è altro che un’uscita propagandistica per attirare consensi tra le frange più estremiste del suo elettorato.

Tale leggerezza non solo mette a rischio la credibilità degli Stati Uniti come attore diplomatico, ma può anche innescare una reazione a catena nella regione, portando a un’escalation di violenze. L’Iran ha già condannato fermamente il piano, definendolo “una continuazione del progetto di annientamento del popolo palestinese“.

Se attuata, la proposta di Trump potrebbe fornire a Israele il pretesto per una seconda ondata di violenze contro i palestinesi di Gaza, aggravando quella che già molti esperti internazionali definiscono una campagna di “genocidio“. Dopo mesi di bombardamenti indiscriminati, la popolazione civile si trova già allo stremo, senza acqua, elettricità e accesso ai beni di prima necessità.

Il piano di sfollamento rischia di essere la fase successiva di un progetto più ampio volto alla cancellazione dell’identità palestinese. Già in passato, Israele ha utilizzato l’arma della colonizzazione e dell’occupazione per ridurre progressivamente il territorio palestinese. Ora, con il sostegno incondizionato di Washington, potrebbe tentare un ulteriore passo verso l’espulsione definitiva dei palestinesi da Gaza.

L’idea di Trump, in conclusione, non è solo sbagliata, ma pericolosa. Alimenta l’odio, intensifica la guerra e mette a rischio la sicurezza dell’intera regione. Il diritto internazionale è chiaro: i palestinesi hanno il diritto di rimanere nelle loro terre e nessuno può costringerli ad andarsene.

L’unica soluzione possibile per la pace in Medio Oriente passa attraverso il rispetto dei diritti umani, la fine dell’occupazione e un vero dialogo politico. I palestinesi hanno il diritto inalienabile alla loro terra, e Israele non può e non deve in alcun modo prevaricare sullo Stato di Palestina, l’unico legittimato a rivendicare diritti su quel territorio. Proposte come quelle di Trump non fanno che gettare benzina sul fuoco di un conflitto già devastante.

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