di Simone D’Aurelio

Faccio una piccola premessa per il lettore: credo nel valore intrinseco delle religione, perché è l’elemento più importante e decisivo per decodificare l’uomo, la vita e la società essendo essenzialmente una “sottostruttura” necessaria, e nella mia teoria includo anche l’ateismo contemporaneo (perché anche l’universo ateo-agnostico vive e spiega il reale religiosamente).

Nulla in fondo è paragonabile al cristianesimo: questa infatti è la realtà dell’et-et (e non dell’outout), l’unico credo che coniuga Colui Che E’ e Colui Che C’E’. L’arrivo di Cristo infatti è l’evento che unisce immanenza e trascendenza, dove il divino e l’umano si toccano a vicenda, con Dio che si fa uomo e l’uomo che si divinizza. E’ la religione dove Dio si confronta totalmente con l’umanità e vive ogni parte della nostra vita (escluso il peccato): sofferenza, amore, difficoltà, gioia e fatica sono in Lui. Non c’è solo questo: la storia si allarga anche perché tutto ciò che era impossibile all’uomo, ovvero espiare totalmente le sue colpe (ricordiamo i sacrifici parziali), viene colmato da Dio stesso. E’ la religione che ci introduce il concetto di persona, l’unica che riesce a instaurare un discorso delle (abusate dai liberali ndr) fraternità, uguaglianza e libertà in modo da rendere le persone uguali nelle differenze immettendo un’integrazione universale, e riscattando in particolar modo la posizione della donna, dei deboli, dei poveri, e dei sofferenti, fino ad allora visti molto male in varie società.

Non finisce qui: grazie al mondo cattolico l’altro arriva ad essere un uomo unico e irripetibile, un’anima da salvare, e poi nella fede un fratello in Cristo. La vita dei santi e dei beati spesa in mezzo agli ultimi non è semplice filantropia, ma è il frutto di rivedere nell’altro il volto del Messia. E’ anche la religione dei miracoli, ed è anche una storia organica che vede la Chiesa come un’ente che si sviluppa da oltre duemila anni espandendo la sua ricchezza teologica e spirituale nel corso dei secoli. I profeti e le sacre scritture guardano a Lui e il cristianesimo non si pone solo come realtà Vera, ma è anche un incontro personale con Dio, che nella Chiesa oggi è possibile; è qualcosa che si Rivela
all’umanità intera ma anche al singolo: l’Universale e il particolare si interfacciano. Questa religione è anche moralità e salute vera, dove la vita piena e la vita felice ci riportano a Dio che nell’Antico e nel Nuovo Testamento si classifica come fonte del Bene e dell’Essere, ovvero come radice del Benessere.

Quello che diventa fondamentale è che per la prima volta il Divino tocca la morte per dare l’immortalità all’uomo, un altro scambio di posizioni, che arriva a proiettare l’umanità verso una felicità ultraterrena che però con la sua moralità e la sua legge fa pregustare la vita eterna nel presente. La teoria del tutto non finisce qui: la religione cristiana è anche percorso; il viaggio compiuto dai profeti viene terminato dagli apostoli e il peccato di Adamo nel giardino dell’Eden viene superato definitivamente nel giardino dove risorge Cristo. Il sacrificio di Abramo non completato prefigura la Croce (come in moltissimi altri passi del Vecchio Testamento) e richiama il Nuovo Testamento e dopo la distruzione del Tempio avvenuta dai romani Cristo rimane l’ultimo Sacrificio per l’espiazione delle colpe. Se questo può sembrare poco, c’è da riflettere anche su quello che ha portato il cristianesimo nella scienza: la prima cosa è l’inaugurazione della rivoluzione scientifica precedendo il discorso di Galilei, ancora di più è il trattamento e la spiegazione dei massimi concetti, ovvero i trascendenti che sono implementati e rivisti in epoca cristiana e nel medioevo, ed è da notare che si arriva anche alla costruzione delle università.

Se questi possono sembrare spunti teologici, filosofici, sociologici e scientifici, affrontati in modo veloce, non dobbiamo scordare che la religione cristiana è l’unica che ri-lega a sé ogni parte del reale: dal corpo all’anima, dalla vita alla morte, dal gioire all’essere tristi, dalla fede alla ragione, dal discorso dell’essere a quello del divenire, dal Dio immanente a quello trascendente, dal fenomeno al noumeno, ogni aspetto che conosciamo trova un filo rosso che regola, ordina e collega ogni aspetto del vivere. Non ci scordiamo che la concezione di giusto e di bene e di male e di azione non trovano risposta nel mondo contemporaneo che si abbandona al nichilismo, al predestino o professa l’assorbimento nell’unico essere, mentre nel cristianesimo ogni nostra azione morale e ogni nostra scelta viene
“salvata” dalla sua prospettiva ultraterrena rendendoci responsabili e inseriti nel campo del libero arbitrio.

Sullo sfondo il cristianesimo è anche la religione che regola la libertà in funzione della verità, ma è anche la religione che collega il sociale alla morale, facendo in modo che la vita degli altri venga rapportata al collettivo. E’ la terza via che non prevede né la vittoria del marxismo né quella del capitalismo, coniugando collaborazione e competizione, meritocrazia e solidarietà, entità locali e realtà famigliari. L’odiata “religione dei papi” è proprio quella che vede l’uomo che opera e collabora insieme a Dio attivamente, ma è anche quella che è in grado di vedere al di là della morte.

Sullo sfondo troviamo anche una ricca simbologia, che proprio nella croce trova la sua massima espressione, con l’asse verticale che è il divino che attraversa il mondo, mentre l’asse orizzontale è la realtà temporale che viene toccata e che rappresenta ogni epoca e ogni società, con le braccia di Cristo larghe e pronte ad abbracciare tutto il mondo e ogni uomo. Possiamo aggiungere altro? Si: troviamo infatti anche l’incrocio tra la ragione greca e la religione e un percorso che intreccia filosofia e teologia. Ma vediamo anche la continuità storica tra trascendenza e immanenza (che rende ancora oggi possibile, attuabile e realistico un discorso religioso che vuole coniugare il divino e l’umano), ma è anche la realtà che fa convivere la parte “animale” dell’uomo con quella soprannaturale, basta guardare le lettere di S. Paolo, è inoltre ciò che consente di far convivere il potere temporale insieme al potere divino (rilegando in ultima istanza l’autorità religiosa al fine divino e a rispondere di un criterio esterno). La realtà di Cristo è inoltre quella che Lui ha toccato in ogni ambito: è quella dei ricchi, dei peccatori, dei santi, degli ammalati, dei poveri e dei dimenticati.

Nessuna religione (compreso l’ateismo) è in grado di ri-legare ogni parte del reale a sé dandogli un senso e un significato eterno e indisponibile come lo fa il cristianesimo: c’è chi esclude l’etica, chi la libertà, chi il bene e il male, chi la vita stessa, e tutto questo innesca una crisi infinita e sempre maggiore di significati e di risposte. Solo l’entità cristiana coniuga e collega ogni parte dello Spirito (per dirla alla Hegel) arrivando a “superare” qualsiasi aspetto del reale.

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