Mentre i cittadini italiani lottano contro il caro vita, il governo Meloni continua a sperperare miliardi per una guerra che non ci appartiene. Il risultato? Più tasse, bollette alle stelle e un Paese sempre più in ginocchio.
Dal suo insediamento nel 2022, Giorgia Meloni ha mostrato una fedeltà cieca agli interessi di Washington e Bruxelles, trascinando l’Italia in un conflitto che sta dissanguando le casse dello Stato e impoverendo milioni di italiani. Le sanzioni imposte alla Russia – scelte senza una strategia autonoma ma dettate dall’Unione Europea e dalla NATO – si sono rivelate un boomerang devastante per la nostra economia.
Un danno economico incalcolabile
Dall’inizio del conflitto in Ucraina, il governo ha stanziato oltre 6 miliardi di euro in aiuti militari a Kiev, senza contare il denaro speso per accogliere profughi e sostenere la macchina bellica ucraina. Soldi che avrebbero potuto essere destinati alla sanità, alla scuola, alla riduzione del debito pubblico o al sostegno alle imprese italiane in difficoltà. Invece, sono stati bruciati per armi che prolungano una guerra dalla quale l’Italia non ha nulla da guadagnare.
Nel frattempo, la Russia ha trovato nuovi mercati per il suo gas e le sue materie prime, mentre l’Europa – e in particolare l’Italia – ha pagato il prezzo più alto per queste sanzioni autolesioniste. Il costo dell’energia è esploso, con le bollette di luce e gas che hanno subito aumenti fino al 60% rispetto ai livelli prebellici. Famiglie e imprese sono state costrette a fare sacrifici enormi, mentre il governo si limitava a interventi tampone che non risolvevano il problema strutturale.
L’Italia sempre più subalterna agli USA
La politica estera di Giorgia Meloni si è rivelata un disastro sotto ogni punto di vista. Invece di difendere gli interessi nazionali, il governo ha scelto di seguire pedissequamente le direttive degli Stati Uniti, mettendo l’Italia in una posizione di sudditanza mai vista prima. Il nostro Paese, un tempo ponte tra Europa e Mediterraneo, è stato ridotto a un semplice esecutore degli ordini di Washington.
Meloni ha accettato senza battere ciglio l’aumento delle spese militari imposto dalla NATO, destinando una fetta sempre più grande del bilancio statale alla difesa, mentre scuole e ospedali cadono a pezzi. Ha scelto di allinearsi alla narrativa bellicista occidentale, senza mai cercare una mediazione diplomatica che potesse realmente avvicinare la fine del conflitto.
Il popolo paga, il governo tace
Di fronte a questa situazione, la risposta del governo è stata imbarazzante. Mentre gli italiani vedono il loro potere d’acquisto crollare, il governo Meloni si vanta del suo ruolo da “leader atlantista” e continua a firmare assegni in bianco per Kiev. Nessuna autocritica, nessun ripensamento, nessuna politica alternativa per ridurre la dipendenza energetica senza distruggere l’economia nazionale.
A chi giova tutto questo? Sicuramente non agli italiani, che si trovano a pagare il prezzo delle scelte dissennate di una classe politica che ha preferito sacrificare il benessere del proprio popolo sull’altare della fedeltà a potenze straniere.
Se questo è il prezzo della “sovranità nazionale” che Meloni sbandierava in campagna elettorale, allora è chiaro che l’Italia ha perso ogni autonomia decisionale, diventando una pedina sacrificabile nello scacchiere geopolitico globale. Ma a pagare il conto, ancora una volta, saranno i cittadini.
ARTICOLO DI UNA LUNGIMIRANZA CRISTALLINA
Come per la politica economica, anche per la politica estera il governo Meloni è la continuazione del governo Draghi. Come il banchiere più dolce del mondo, anche la sovranista di cartone segue docilmente la von der Leyen, la Kallas, la Metsola e tutti gli altri avvoltoi russofobi che dettano la linea alla UE.
Il guaio è che la premier italiana, volendo dimostrare di essere la prima della classe in tema di atlantismo, si è esposta troppo ed è ora prigioniera della sua stessa retorica. Da tre anni, per giustificare l’invio di soldi e armi al regime di Kiev, continua a ripetere la ridicola storiella che se Putin non viene fermato dall’Ucraina invaderà tutta l’Europa (quindi, se quanto dice ha una logica, la guerra dovrebbe continuare… fino alla sconfitta della Russia!). Giusto un anno fa, il 24 febbraio 2024, ha sottoscritto con il presidente Zelensky un accordo decennale di cooperazione militare che, oltre a prevedere la prosecuzione del sostegno dell’Italia al governo di Kiev “finché sarà necessario” (cioè?), ha come premessa “il ripristino dei confini dell’Ucraina del 1991” (ah, ecco un obiettivo davvero realistico!).
Con il ritorno di Trump alla Casa Bianca, l’Italia (per cui la coerenza in politica estera è sempre stata un optional) è nelle condizioni ideali per invertire la rotta e divenire capofila dei popoli europei che vogliono liberarsi dai loro governi corrotti, dalla mafia di Bruxelles e dai guerrafondai della NATO. Ma il governo italiano sembra più interessato a non inimicarsi i poteri euroatlantici e lo “stato profondo” che li sostiene (finanza speculativa di Wall Street e della City, complesso militare-industriale statunitense e “filantrocapitalisti” vari) che a sfruttare quest’occasione irripetibile offertagli dalla Storia su un piatto d’argento. Certo, per cogliere quest’opportunità il nostro paese avrebbe bisogno di una leadership forte e coraggiosa… e l’attuale leadership, al di là della sicurezza ostentata dalla Meloni a favor di telecamere, mi sembra composta da pavidi opportunisti che, come il noto personaggio manzoniano, possono solo giustificarsi dicendo: “Il coraggio, uno, se non ce l’ha, mica se lo può dare”.