di Redazione
La legge sul suicidio medicalmente assistito approvata oggi dal Consiglio Regionale della Toscana, oltre che barbara e disumana, perché spingerà alla ‘morte di Stato’ migliaia di malati, fragili, anziani, persone sole ed emarginate che si sentiranno un “peso” per i familiari e la società, è anche palesemente incostituzionale, perché pretende si legiferare su una materia che potrebbe essere affrontata solo dal legislatore nazionale. Chiediamo al Governo di impugnare immediatamente la legge toscana con un ricorso in Corte Costituzionale per conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato, sulla base delle motivazioni già esposte dall’Avvocatura dello Stato quando si è espressa contro le iniziative regionali. Simili proposte di legge, infatti, sono state già respinte dai Consigli Regionali di Veneto, Lombardia e Piemonte. In gioco non c’è solo il rispetto della Costituzione, ma soprattutto la tutela delle vite più fragili, che dovrebbero essere difese, curate e accompagnate nella fase finale con vicinanza, cura e compassione tramite un’applicazione effettiva delle cure palliative previste dalla Legge 38/2010.
Così Antonio Brandi, presidente di Pro Vita & Famiglia onlus, commenta l’approvazione, da parte del Consiglio Regionale della Toscana, del disegno di legge che prevede le tempistiche e le procedure con cui il servizio sanitario locale dovrà gestire le richieste di suicidio assistito da parte dei cittadini.
Prima di discutere di una delle tante mostruosità partorite da una società sempre più distopica, forse dovremmo interrogarci su quanto ci siamo allontanati dalla fonte del Vero e della Vita. In un mondo deforme dove la dimensione spirituale è ridotta a pura psicologia o, peggio ancora, a chiacchiericcio moralistico, le cose perdono il loro valore, tutto cade nell’oblio e la vita si spegne ancor prima di varcare la soglia della morte.
Questa legge regionale è un chiaro indicatore del mondo capovolto in cui viviamo: se hai una malattia grave e hai bisogno di fare una TAC o di sottoporti a un intervento chirurgico e non hai i mezzi economici per provvedere privatamente, devi aspettare mesi (se ti va proprio bene), ma più spesso anni; se invece vuoi farla finita perché soffri troppo, subito lo Stato (o la Regione) ti viene incontro garantendoti una “dolce morte”. In pratica, sei assistito se vuoi morire, ma non lo sei se vuoi continuare a vivere. Il perché è facilmente comprensibile, anche se inconfessabile: sei diventato improduttivo e mantenerti in vita in condizioni decenti costa troppo, meglio darti una pistola carica e, se vuoi, puoi fare un favore a te stesso e agli altri premendo il grilletto.
Nel tempo “antimetafisico” in cui viviamo tutto è numero, anche le vite umane sono numeri… e bisogna far quadrare i conti, inclusi i bilanci delle aziende sanitarie locali.
Quelli che hanno voluto e approvato questa legge invocano il principio di autodeterminazione. Ipocriti! Siete gli stessi che questo principio lo hanno allegramente calpestato, ricattando e discriminando chi si rifiutava di farsi inoculare un siero genico sperimentale spacciato per vaccino. Pare che per voi il principio di autodeterminazione abbia la stessa elasticità della pelle del… vabbè, ci siamo capiti.
Ma l’argomento più efficace di chi perora la causa del suicidio assistito è questo: “Eh, ma tu immagina una persona con una malattia incurabile, allettata da vent’anni, alimentata col sondino, sottoposta alla respirazione artificiale e chissà a cos’altro. Con che cuore vorresti negare a quella persona il diritto di andarsene serenamente?”. Ora, premesso che quando si entra nel personale su certe tematiche bisogna farlo sempre in punta di piedi e con la massima comprensione per chi vive certe disgrazie, è però opportuno chiarire alcune cose: primo, casi come quello sopra descritto sono rarissimi; secondo, in Italia il paziente può sempre rifiutare le cure e chiedere la sospensione dei trattamenti sanitari (diritti sanciti dagli articoli 13 e 32 della Costituzione e ribaditi dalla legge 219 del 2017); terzo, le persone affette da malattie in stadio avanzato e i cui sintomi dolorosi non sono trattabili altrimenti, possono richiedere la sedazione profonda e continua; quarto, dal 2019, a seguito della sentenza 242 della Corte costituzionale, è possibile richiedere il suicidio medicalmente assistito, ossia il paziente può autosomministrarsi il farmaco letale fornitogli dal medico; quinto, è invece illegale l’eutanasia, cioè l’omicidio del consenziente (articolo 579 del codice penale).
Ma allora, se dal 2019 in Italia il suicidio medicalmente assistito è già consentito, perché fare una legge?
Proprio per i motivi esposti nell’articolo e che il radicale Marco Cappato ha così lapidariamente sintetizzato: “E’ solo l’inizio”.
Sì, questa legge è solo l’inizio. E’ la chiave per aprire la porta dell’inferno in terra: in Canada, nel 2023, circa 15.300 persone hanno scelto la morte assistita, pari al 4,7% di tutti i decessi che si sono verificati. Da lì passerà l’eutanasia del consenziente: ci sono paesi nordeuropei in cui sono state autorizzate eutanasie su minori in quanto depressi. E poi arriverà, perché no, anche l’eutanasia del non consenziente: in fondo, già oggi la società considera gli anziani dei costosi fardelli di cui sbarazzarsi…
Già, ha proprio ragione Cappato, è solo l’inizio… Per questo certe iniziative vanno stroncate sul nascere!