di Luigi Cortese (foto Facebook)

La recente conferenza di Parigi ha messo in luce, ancora una volta, la totale subalternità dell’Europa rispetto agli Stati Uniti. Il protagonista di questa ennesima dimostrazione di servilismo è stato il premier britannico Keir Starmer, che si è presentato come il nuovo federatore dell’Occidente sotto l’egida del Deep State di Washington. Il suo annuncio di essere pronto a inviare truppe britanniche in difesa di Kiev segna un ulteriore passo verso l’escalation militare, trascinando un’Europa già debole e morente in una guerra che non può permettersi.

L’atteggiamento di Starmer è quello tipico di un vassallo che cerca il favore del proprio signore. Dopo la Brexit, il Regno Unito ha consolidato ancora di più il suo ruolo di braccio armato degli interessi statunitensi in Europa, e il governo laburista non sembra intenzionato a cambiare rotta. Anzi, con le sue dichiarazioni, Starmer si propone come il principale interlocutore del Deep State Usa, surclassando persino le istituzioni europee che, da tempo, hanno rinunciato a qualsiasi pretesa di autonomia strategica.

L’idea di inviare truppe britanniche in Ucraina non è solo un atto di provocazione nei confronti della Russia, ma anche un segnale chiaro che Londra vuole trascinare l’intera Europa verso un coinvolgimento diretto nel conflitto. Il rischio di un’escalation che veda il continente diventare il teatro di uno scontro tra potenze globali è sempre più concreto.

Mentre Starmer si propone come il paladino della guerra per procura voluta a suo tempo da Washington, l’Europa appare sempre più debole e incapace di opporre resistenza alla deriva bellicista imposta negli scorsi mesi dagli Stati Uniti. La Francia di Macron si barcamena tra la retorica di potenza e la realtà di un Paese in declino, la Germania è paralizzata da crisi interne e dalla dipendenza energetica, mentre l’Italia e gli altri Stati dell’UE restano spettatori passivi di decisioni prese altrove.

Questa situazione è il risultato di anni di scelte sbagliate, che hanno trasformato l’Europa da attore geopolitico indipendente a semplice esecutore della volontà americana. L’abbandono di qualsiasi politica estera autonoma, la sottomissione alle strategie NATO e la mancanza di una visione comune hanno ridotto l’Unione Europea a una colonia strategica del potere a stelle e strisce.

L’alternativa che si pone oggi all’Europa è chiara: o lasciarsi trascinare definitivamente in una guerra che potrebbe segnare la sua fine, o accettare la propria sudditanza estrema a Washington senza nemmeno provare a reagire. In entrambi i casi, il futuro del continente appare sempre più cupo.

L’atteggiamento di Starmer non è solo irresponsabile, ma anche pericoloso. Alimentare il conflitto in Ucraina con la prospettiva di un coinvolgimento diretto della NATO significa avvicinarsi pericolosamente al punto di non ritorno. E mentre i leader europei continuano a seguire ciecamente le direttive del Deep State, il continente rischia di pagare il prezzo più alto per questa follia bellicista.

La domanda da porsi è semplice: l’Europa vuole ancora esistere come entità politica e culturale autonoma, o ha già accettato il suo destino di eterno vassallo dei poteri forti degli Stati Uniti? La risposta, purtroppo, sembra già scritta.

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