di Luigi Cortese

La recente visita della Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, a Kiev, in occasione del terzo anniversario dell’invasione russa dell’Ucraina, solleva interrogativi sulla strategia dell’Unione Europea nel conflitto in corso. Nonostante l’apparente stallo sul campo di battaglia e segnali di un cambiamento nella politica statunitense sotto l’amministrazione Trump, von der Leyen ha ribadito l’impegno dell’UE a sostenere l’Ucraina, annunciando un ulteriore pacchetto di aiuti da 3,5 miliardi di euro e l’adozione del sedicesimo pacchetto di sanzioni contro la Russia.

Tuttavia, questa posizione solleva dubbi sulla realistica efficacia di proseguire una guerra che, dopo tre anni, non ha portato a una risoluzione favorevole per l’Ucraina. L’insistenza nel fornire supporto militare e finanziario potrebbe essere interpretata come un tentativo di prolungare un conflitto che appare sempre più insostenibile, sia per l’Ucraina che per l’Europa stessa.

Inoltre, l’esclusione dell’UE e dell’Ucraina dai recenti negoziati avviati dagli Stati Uniti a Riad evidenzia una marginalizzazione dell’Europa nel processo decisionale internazionale riguardante la guerra. Nonostante le richieste di von der Leyen e del presidente del Consiglio Europeo, António Costa, per un posto al tavolo delle trattative, gli Stati Uniti sembrano preferire un numero limitato di partecipanti, escludendo di fatto l’UE.

Questa situazione solleva la questione se l’UE stia perseguendo una strategia autonoma o se stia semplicemente seguendo le orme di altri attori globali, senza una chiara visione degli interessi europei. La continua escalation di sanzioni e l’incremento del supporto militare potrebbero portare a ulteriori tensioni, senza avvicinare una soluzione pacifica al conflitto.

In conclusione, mentre l’intenzione di sostenere l’Ucraina è comprensibile, è fondamentale che l’UE valuti attentamente l’efficacia e le conseguenze delle sue azioni. Proseguire su una strada che sembra portare a un conflitto prolungato potrebbe non essere nell’interesse né dell’Ucraina né dell’Europa. Una riflessione più approfondita sulla strategia da adottare appare necessaria per evitare di alimentare una guerra che molti considerano già persa.

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