di Mattia Taricco
Come mai prevediamo sempre il futuro?
Ah sì, forse perché abbiamo da tempo smesso di credere alle favole e alle distorsioni mediatiche… Ebbene, per il distruttore dell’Ucraina è arrivato il momento della dipartita.
Questione di giorni, forse di ore.
I veri padroni dell’Ucraina, a Washington, lo hanno deciso.
Con la vittoria di Trump, sostenuta da un popolo esasperato da una situazione economica sempre più disastrosa e da una politica estera completamente fallimentare, gli equilibri mondiali cambiano radicalmente. Di conseguenza, mutano anche i rapporti tra USA, Russia e, naturalmente, Ucraina.
Questo cambio di passo si è già manifestato immediatamente dopo l’esito elettorale, con le dichiarazioni inequivocabili di Trump e l’incontro in Arabia Saudita che avrebbe sancito la fine della questione.
Di seguito riportiamo la traduzione di un recente post su X del presidente Trump:
“Pensateci: un comico di modesto successo, Volodymyr Zelensky, è riuscito a convincere gli Stati Uniti d’America a spendere 350 miliardi di dollari per entrare in una guerra che non poteva essere vinta e che non avrebbe mai dovuto iniziare. Una guerra che lui, senza gli Stati Uniti e senza TRUMP, non sarà mai in grado di risolvere. Gli Stati Uniti hanno speso 200 miliardi di dollari in più rispetto all’Europa, i cui finanziamenti sono garantiti, mentre gli Stati Uniti non riceveranno nulla in cambio. Perché il sonnolento Joe Biden non ha chiesto un’equalizzazione, visto che questa guerra è molto più importante per l’Europa che per noi? Noi abbiamo un grande e meraviglioso oceano a separarci.
Oltre a questo, Zelensky ammette che oltre la metà dei soldi che gli abbiamo inviato sono ‘MANCANTI’. Si rifiuta di indire elezioni, è ai minimi nei sondaggi ucraini e l’unica cosa in cui eccelleva era nel suonare Biden come un violino. Dittatore senza elezioni, Zelensky farebbe meglio a muoversi in fretta, o non gli resterà più un paese.”
Per quanto riguarda noi europei, abbiamo speso 123 miliardi di euro, la cui gran parte è andata persa a causa della dilagante corruzione in Ucraina, finendo nelle tasche di chissà chi.
La campagna di sostegno all’Ucraina si è rivelata un fallimento totale, e chiunque l’abbia sostenuta dovrebbe assumersi la responsabilità dei danni, o quantomeno dimettersi.
Intanto, come sempre, al popolo viene propinata la realtà distorta dei media asserviti.
Il danno ormai è stato fatto e, se Zelensky dovesse davvero trovare rifugio in Francia, come si vocifera, resterebbe comunque colpevole dello sterminio di un popolo e del saccheggio ai danni dei contribuenti europei e non solo.
In questo dramma non ci sono personaggi positivi.
Zelensky è una figura patetica e malvagia, un attore di cabaret di terz’ordine che si è reso responsabile di uno dei crimini più grandi della Storia: mandare a morire in una guerra persa in partenza un’intera generazione di giovani del suo popolo. Ma forse ancor più esecrabili di lui sono i direttori, gli acrobati e i pagliacci del circo mediatico occidentale che per tre anni gli hanno tributato la venerazione dovuta a un eroe.
Trump invece è una carogna. Simpatico, perché è un uomo di 78 anni con la verve di un ragazzo, ma è proprio una carogna che degnamente rappresenta il suo paese. Perché gli Stati Uniti sono fatti così: prendono, usano e gettano. Se ne infischiano degli impegni presi, della lealtà, della riconoscenza. Quando non gli servi più, ti buttano via. Hanno usato quel buffoncello di Zelensky – così come il suo predecessore Poroshenko – per costringere i russi a intervenire militarmente in Ucraina, hanno di fatto costretto gli europei a inviare soldi e armi al regime banderista di Kiev e, adesso che hanno capito che non riusciranno a mettere le mani sulle immense risorse della Russia, chiedono di essere ripagati con le terre rare dell’Ucraina. Geniale! Ma il più geniale di tutti è proprio lui, the Donald! Presidente della prima – ancora per poco – superpotenza mondiale, privo di qualunque senso di responsabilità istituzionale, assolve gli Stati Uniti per questo sfacelo gridando ai quattro venti: “Che c’entriamo noi? HA STATO BIDEN!”.
E poi ci sono gli europei – ovviamente mi riferisco alle classi dirigenti, non alla gente comune -… i peggiori di tutti. Se oltre all’immoralità degli yankee avessero almeno la loro intelligenza pratica, il giorno stesso dell’insediamento di Trump alla Casa Bianca, sapendo come la pensava il nuovo inquilino, avrebbero dovuto giocare d’anticipo e correre a Mosca per fare la pace con Putin, in attesa di riattivare i contratti energetici che sono indispensabili per l’industria europea e poi tornare a vendere le loro merci nel mercato russo da cui, con le loro autolesionistiche sanzioni, si sono autoesclusi. Tanto più che con la riduzione della presenza militare americana nel Vecchio Continente – Deo gratias! -, essere amici della Russia è quanto mai necessario. E invece, nel momento in cui gli USA si defilano dallo scenario ucraino, gli europei si mostrano più realisti del re e più bellicosi degli americani. Per quale ragione? Per senso dell’onore? Ma per piacere! Accostare la parola “onore” a personaggi come von der Leyen, Kallas e Metsola è a dir poco di cattivo gusto. E allora perché? Il motivo è che le classi dirigenti europee, non solo a livello politico ma anche a livello mediatico, culturale, burocratico, imprenditoriale ecc., non ubbidiscono all’America di Trump, ma all’America del deep state, all’America di quello stato profondo contro cui Trump ha ingaggiato una guerra senza quartiere. L’Europa non è solo schierata con l’imperialismo americano… è schierata con la sua parte peggiore.
Gli Stati Uniti hanno compreso che la guerra in Ucraina deve finire in qualche modo, oppure continua ad aggravarsi. Hanno capito che la Cina ha avuto i risultati migliori, anche a livello geopolitico. Uno di questi frutti è la partnership strategica e militare tra Russia e Cina e, soprattutto, la maggiore importanza della Cina, anche rispetto alla stessa Russia, che, dopo la guerra e le sanzioni occidentali, ne è uscita da una posizione di forza nel contesto geopolitico mondiale e nel contesto BRICS.
L’establishment statunitense è al corrente del malcontento americano e della situazione gravissima in USA. Con le elezioni e attraverso l’elezione di Trump, si è deciso di cambiare direzione, cercando di assecondare il malcontento,soprattutto conservatore, e societario in genere, cercando, da una parte, la fine della guerra in Europa contro la Russia, anche perché l’Ucraina del comico è ormai al tracollo, dall’altra, l’attuazione di politiche di contrasto verso la Cina,cercando di allontanare la Russia dal Dragone asiatico,ormai invincibile.
Il governo americano fa leva sul cambiamento e sul sentimento conservatore e filo russo. Lo dimostrano anche i ruoli di personalità importanti e famose come Tulsi Gabbard, che fanno parte dell’entourage repubblicana e che, prima, si opponeva alla guerra contro la Siria e che ora ha un ruolo nell’intelligence statunitense.
Per il resto, sono le consuete strategie, consigliate da Kissinger, cioè quelle di separare la Russia dalla Cina e non rendere le due superpotenze come attori geopoliticamente uniti ed integrali.
Ora, il problema più grande potrebbe essere, in un certo senso, in mani russe, dal momento che deve gestire i rapporti tra Cina e apertura delle relazioni con gli USA,ma la prospettiva statunitense è a breve termine, mentre una prospettiva e una visione russa, nel contesto multipolare, è necessariamente a lungo termine,anche dal punto di vista geopolitico.
D’altra parte, gli USA, pur ammorbidendo i toni con la Russia, non fanno vedere la stessa cosa,almeno per il momento, in relazione ad altre questioni. Ci sono sempre le note caste e lobbies.
Zelensky è un attore, neppure ucraino, ma parte di una casta particolare. Ha fatto lo sponsor di una guerra in giro per il mondo, per chiedere il denaro dei soliti “volenterosi”. Ora, gli USA hanno giustamente ammesso che la colpa è non della Russia e che la guerra poteva evitarsi. Quindi è un grande passo avanti, anche in sede ONU. Il comico e pagliaccio è un attore di coloro che hanno soltanto versato il sangue di slavi innocenti e che, con gli slavi nulla c’entrano. Quindi sono i veri responsabili della gravità della situazione ucraina.
Per usare una metafora, con la fine del supporto americano alla guerra, il volano continua a girare, ma la forza motrice si è quasi fermata…. e Zelensky sarà giustamente messo alla porta.