di Luigi Cortese

Il recente decreto bollette, approvato dal Consiglio dei Ministri con una dotazione di circa 3 miliardi di euro, si propone di attenuare l’impatto dell’aumento dei costi energetici su famiglie e imprese. Tuttavia, la misura appare insufficiente a risolvere un problema strutturale che affligge il sistema energetico italiano.

Il provvedimento prevede un potenziamento del bonus sociale per le famiglie con un ISEE fino a 25.000 euro, con contributi di 500 euro per i nuclei con reddito fino a 9.530 euro e di 200 euro per quelli nella fascia tra 9.530 e 25.000 euro. Sebbene queste cifre possano sembrare un aiuto immediato, non bastano a compensare il peso degli aumenti che si sono registrati negli ultimi anni. Molte famiglie con redditi medio-bassi restano escluse dal beneficio o ricevono somme che non coprono nemmeno un bimestre di bollette.

Anche le imprese, specie quelle energivore e le piccole e medie imprese, ricevono un sostegno pari a 1,4 miliardi di euro. La misura include l’azzeramento degli oneri di sistema per un semestre per le attività con potenza superiore a 16,5 kW, ma si tratta di un intervento temporaneo e parziale. I costi dell’energia rimangono comunque elevati e l’assenza di una strategia di lungo periodo rischia di compromettere la competitività delle aziende italiane rispetto a quelle di altri Paesi europei.

Il vero nodo della questione è che il decreto affronta il problema con soluzioni-tampone, senza intervenire sulle cause profonde dell’elevato costo dell’energia. Il prezzo del gas è sceso rispetto ai picchi del 2022, ma altri fattori, come la mancata riforma degli oneri di sistema e la dipendenza energetica dall’estero, continuano a incidere sulle bollette. Senza un piano di investimenti mirati sulle rinnovabili e sulle infrastrutture, il rischio è che tra qualche mese si debbano varare nuovi decreti emergenziali, senza mai risolvere davvero il problema.

Se da un lato il decreto bollette può fornire un sollievo temporaneo, dall’altro rappresenta un’ennesima occasione persa per una riforma più ampia e incisiva. Le risorse stanziate sono insufficienti rispetto all’entità del problema e non garantiscono una riduzione strutturale dei costi energetici. Senza interventi più ambiziosi, famiglie e imprese italiane resteranno ostaggio di un sistema inefficiente e di misure emergenziali destinate a ripetersi all’infinito.

Share via
Copy link
Powered by Social Snap