di Christian Baldelli
È passato solo un anno dalla scomparsa di uno dei personaggi più iconici della sfera manga-anime giapponese, eppure la sua assenza si fa già sentire enormemente in quella che è una delle culture più radicate del nostro periodo contemporaneo.
Nessuno pensava che questo giorno sarebbe arrivato così presto.
Non è solo un ragazzo di 25 anni a esprimere il suo dolore, ma un’intera generazione cresciuta con un capolavoro d’animazione capace di emozionarci, farci vivere, commuovere, sognare, comprendere e, soprattutto… sperare.
Scrivo questo articolo in onore del grande maestro Akira Toriyama, creatore della magnifica saga di Dragon Ball.
Proprio quel Dragon Ball che ha segnato la nostra infanzia, riempito i nostri pomeriggi e dato una passione comune a milioni di persone.
Questo non vuole essere uno scritto nostalgico o infantile, bensì un ricordo gioioso della nostra infanzia, che purtroppo non tornerà più. Anzi, è una memoria malinconica proprio perché abbiamo preso consapevolezza della fine di un’epoca che ci ha segnato con qualcosa di straordinario e difficile da descrivere.
Non si tratta solo del divertimento provato durante i combattimenti, della tensione che si avvertiva durante una trasformazione, della terra che tremava sotto i colpi o dell’emozione dell’avventura nella ricerca delle Sfere del Drago… No!
Toriyama ci ha trasmesso molto di più: l’eterna lotta tra il bene e il male, il non restare impassibili davanti alle ingiustizie, il superare i propri limiti anche quando sembrano invalicabili, il battersi per difendere i più deboli, il non piegare la testa di fronte alle difficoltà e, soprattutto… il difendere ciò che si ama.
Questa è l’eredità più preziosa che ci lascia Toriyama, e oggi la nostra generazione ne è custode.
Ci ha fatto sentire, almeno una volta nella vita (chi più, chi meno), gli eroi della nostra storia, anche solo per un giorno.
Grazie di cuore, maestro Toriyama, per non averci fatto sentire soli.
“Se esiste un limite… voglio raggiungerlo per poi superarlo!”