Il dibattito sul riarmo europeo sta prendendo una piega preoccupante. L’idea di destinare ingenti risorse economiche al settore della difesa, come proposto da diversi governi europei, rappresenta una scelta miope e rischiosa. Francia e Germania, i due paesi guida dell’Unione Europea, stanno affrontando difficoltà interne per giustificare l’aumento della spesa militare, segno che la direzione intrapresa non è condivisa unanimemente. Ma al di là delle dinamiche politiche nazionali, è l’intero progetto di riarmo europeo a sollevare interrogativi urgenti.
In un periodo storico segnato da crisi sociali, impoverimento e un drastico calo delle nascite nei popoli europei, investire massicciamente nel settore militare significa distogliere risorse fondamentali da ambiti ben più urgenti. Mentre le famiglie europee faticano a sostenere il costo della vita e i tassi di natalità crollano, questi fondi potrebbero essere destinati a politiche di sostegno alla natalità, incentivi alle famiglie e programmi di ripopolamento. Un’Europa che va dal Portogallo allo Stretto di Bering dovrebbe puntare a unire tutti i suoi popoli, non a dividerli alimentando guerre tra popoli fratelli.
Si sostiene che un’Europa più armata sia un’Europa più sicura. Ma la storia dimostra il contrario: l’aumento della spesa militare non ha mai portato a una maggiore stabilità, bensì a un incremento delle tensioni internazionali. L’idea di rafforzare le forze armate per proteggere la pace in Ucraina, ad esempio, rischia di esacerbare ulteriormente il conflitto, piuttosto che risolverlo. La sicurezza europea non si costruisce con i carri armati e i missili, ma attraverso la diplomazia, il dialogo e la cooperazione internazionale.
Un altro aspetto critico è l’idea di finanziare il riarmo attraverso nuovo debito pubblico. In Germania, il cancelliere designato Friedrich Merz ha proposto un pacchetto da 500 miliardi di euro, mentre in Francia si discute addirittura di raddoppiare la spesa per la difesa. Questo significherebbe gravare ulteriormente sulle finanze pubbliche, con il rischio di penalizzare il futuro delle nuove generazioni. Già oggi, molte economie europee faticano a sostenere i costi della pandemia e delle crescenti difficoltà sociali. Aggiungere un nuovo peso finanziario per alimentare l’industria bellica è una scelta irresponsabile.
Fortunatamente, all’interno di diversi paesi europei emergono voci critiche. In Germania, i Verdi si oppongono fermamente alla proposta di Merz, sottolineando che le risorse dovrebbero essere destinate ad altre priorità. Anche in Spagna, la vicepremier Yolanda Díaz contesta l’aumento del budget militare, ribadendo che la sicurezza europea non si costruisce con il riarmo, ma con la cooperazione. Questi segnali dimostrano che esiste un’alternativa al pensiero unico del militarismo. Anche in Italia, il dibattito resta acceso. Sebbene il governo attuale sembri allineato con la politica di riarmo sostenuta da Francia e Germania, cresce nel Paese una corrente critica che evidenzia come le risorse destinate alla difesa potrebbero essere impiegate per sostenere le famiglie, incentivare la natalità e affrontare l’emergenza demografica. L’Italia, con la sua crisi economica e sociale, dovrebbe riflettere attentamente sulle reali necessità della sua popolazione prima di contribuire a un’escalation militare.
L’Europa ha bisogno di investire in politiche che migliorino la vita dei cittadini, non di una nuova corsa agli armamenti. Un’Unione Europea che spende miliardi per la guerra invece che per la pace tradisce i suoi stessi principi fondatori. La sicurezza non si ottiene con più armi, ma con più diplomazia, cooperazione e investimenti nei settori che costruiscono una società più giusta e sostenibile. Dire no al riarmo europeo significa scegliere un futuro di pace, piuttosto che uno di conflitti senza fine.
Si stanno delineando sempre più chiaramente due progetti, uno economico e l’altro politico, tanto importanti quanto deleteri per i popoli del Vecchio Continente.
Il progetto economico.
In questo momento in Europa c’è un trasferimento di capitali dai settori della transizione ecologica (auto elettriche, cappotti termici agli edifici, pale eoliche, pannelli solari ecc.) e della farmaceutica (vaccini e affini) verso il settore delle armi. Se l’emergenza sanitaria è finita e quella climatica non spaventa abbastanza, ecco che arriva quella bellica. Via il liberismo, è la volta del keynesismo militare: le armi sono il nuovo vaccino, un bel New Deal guerrafondaio è il programma salvifico verso cui dirottare tutte le risorse pubbliche, il debito pubblico… voilà!… ha magicamente smesso di essere un problema. In teoria, la spesa militare dovrebbe fungere da traino per tutte le altre attività economiche con ricadute positive sull’occupazione. In pratica, visto il coinvolgimento di BlackRock e di altri fondi speculativi, è matematicamente certo che tutto si tradurrà in un grande travaso di ricchezze dalle tasche dei più a quelle dei pochi, come è già avvenuto con i vaccini e il materiale sanitario durante la pandemenza.
Il progetto politico.
Tutto l’establishment bruxellese spinge per reintrodurre nei paesi europei la leva obbligatoria. Perché obbligatoria? Perché l’incentivo economico (offrire a un giovane precario un lavoro stabile con uno stipendio decente) funzionerebbe in tempo di pace, ma siccome la prospettiva di chi vuol fare l’esercito europeo non è la pace ma fare la guerra alla Russia, ecco che, di fronte al serio rischio di crepare, la motivazione economica decadrebbe e non ci sarebbero abbastanza volontari, nemmeno regalando la cittadinanza agli immigrati irregolari. Invece con la leva obbligatoria verrebbe garantito un numero minimo di soldati che, negli anni, costituiranno la riserva richiamabile. Il futuro premier tedesco Merz ha già annunciato (dopo le elezioni, furbacchione!) che in Germania sarà introdotto il servizio militare obbligatorio, così da avere entro il 2030 almeno due milioni di reclute richiamabili.
A questo proposito, consiglio ai lettori interessati all’argomento, di vedere su questo sito l’articolo a firma di Luigi Cortese “La leva agricola: una scelta insufficiente per i giovani e per la Patria” del 26 settembre 2024 e, in particolare, rileggere i commenti, alcuni dei quali mi avevano lasciato sconcertato. Spero che, alla luce dei più recenti accadimenti, sia ora chiaro a tutti a cosa serve realmente la reintroduzione della leva obbligatoria.
Bisogna uscire dall’euro, dalla UE e dalla NATO. Prima che sia troppo tardi.
Il riarmo europeo è un’idiozia .
Spendere 800 miliardi di euro non ha alcun senso . La von der Leyen e company pensano che ciò potrebbe costituire un valido deterrente contro la Russia , poiché , a loro dire , Putin starebbe meditando l’invasione dell’Europa , e dunque , in vista di una guerra di logoramento , come quella che la Russia sta combattendo in Ucraina , occorrerebbe prepararsi a dovere .
Ma purtroppo , a Bruxelles , non sanno fare i politici , né la kartoffensalat e neppure l’apfelstrudel , ma pretendono di saper fare i generali e le guerre .
Dopo che la NATO e gli USA attaccarono la Serbia , nazione amica della Russia , a Mosca si diffuse una naturale preoccupazione , e Putin , di conseguenza , decise di testare la capacità di reazione delle forze armate russe . Il 22 giugno del 1999 si dette inizio , così , ad una consistente esercitazione , con un ampio dispiegamento di uomini e mezzi , simulando un’attacco occidentale contro la Russia ed i suoi alleati ed una conseguente controffensiva . Non a caso l’operazione venne denominata “Zapad 99” , ossia , Occidente 99 , o se si preferisce , Ovest 99 . E , sempre non a caso , venne scelta la data del 22 giugno , in memoria del 22 giugno 1941 , quando , la Russia registrò , in ordine cronologico , l’ultima invasione , dopo quella napoleonica , proveniente dall’Europa . In questa data , infatti , irruppero dai confini occidentali , dell’allora Unione Sovietica , circa 3 milioni di tedeschi in armi , dando inizio alla cosiddetta “Operazione Barbarossa” (“Unternehmen Barbarossa”) che , si concluse tragicamente per l’invasore germanico .
Ma , torniamo all’esercitazione russa tenutasi nel 1999 (“Zapad 99”) , poiché l’esito , per i Russi , non fu affatto positivo . Il responso che diede fu alquanto deludente , e Mosca dovette accettare l’amara realtà , cioè , che se vi fosse stata una guerra convenzionale contro le forze NATO , a seguito di un’invasione , come quella del giugno del 1941 , le forze armate russe avrebbero avuto serissime difficoltà a respingerla e , pochissime probabilità ad avviare un’efficacia controffensiva . In seguito a ciò , i vertici del Cremlino , decisero che l’unica risposta efficace e possibile sarebbe stata quella nucleare . Infatti , Mosca vanta ben 6.000 testate nucleari , mentre Parigi 290 e Londra 225 , che messe insieme sono ben poca cosa , mentre , tutti gli altri Paesi europei , come tutti sappiamo , sono totalmente sprovvisti dell’arma atomica , ma non solo , sono anche totalmente sprovvisti (Francia e Regno Unito , inclusi ) , contrariamente a Mosca , di missili ipersonici e di un’adeguata difesa aerea contro questa nuova arma . che non a caso , Putin , l’ha impiegata più volte in Ucraina e , ancora non a caso , quando l’Occidente tentava di far la voce grossa minacciando di inviare uomini a sostegno di Kiev , Mosca , immediatamente , replicava che l’opzione nucleare era sempre possibile , come risposta alla presenza di soldati occidentali sul suolo ucraino .
Ora , immaginiamo di avere un esercito europeo di 3 milioni di uomini , ben armato fino ai denti , cosa può fare contro 6.000 ordigni nucleari russi ? Niente !
Immaginiamo , in alternativa , di avere 27 eserciti europei (ogni Stato il suo ) ben armati sino ai denti , cosa possono fare contro 6.000 testate nucleari ? Niente !
Immaginiamo , ad esempio , che Mosca decida di lanciare un’atomica sul Belgio in risposta ad una provocazione . Cosa può fare il Belgio ? Niente ! Non ha , infatti , l’atomica !
Immaginiamo che chieda aiuto alla Francia e che questa lanci tutte le sue 290 testate nucleari contro il vastissimo territorio russo , annientandone , circa , un sesto di esso . La Russia risponderebbe lanciandone il doppio , ossia , circa 600 testate , cancellando di fatto la Francia dalla faccia della terra (600 atomiche sono più che sufficienti , visto che la Francia è molto più piccola della Russia) .
Immaginiamo , ancora , che intervenga l’America . La Russia lancerebbe le restanti 5.400 atomiche , rimaste , dallo stretto di Bering , ove la Russia si trova di fronte al territorio americano ( l’Alaska , per la precisione ) e da dove è facilissimo raggiungere il restante territorio statunitense .
A questo punto ci dovremmo chiedere , converrebbe agli USA vedersi piovere ben 5.400 ordigni nucleari sulla propria testa (ognuno dei quali più potente dalle 20 alle 50 volte di quello sganciato su Hiroshima ) , per colpa del Belgio ? Certamente No ! E certamente NON converrebbe neppure alla Francia difendere il Belgio per vedersi , in cambio , cancellata , in un batter d’occhio , dalla faccia della terra ! Ora , va da sé , che qualsiasi governante assennato non dovrebbe mai e poi mai farsi passare , neppure dall’anticamera del cervello , di svegliare il can che dorme e , che comprare migliaia di carri armati nuovi di zecca per spaventare la Russia è semplicemente ridicolo ( a meno che non si vogliano arricchire le industrie della difesa , come si fece , al tempo del covid , con le industrie farmaceutiche ) .
Ora , possibile che tutte queste cose il “generale” von der Leyen non le sappia ? Possibile che abbia problemi , non solo , con la kartoffensalat , ma anche con le questioni militari ? Oppure dobbiamo credere che la signora von der Leyen stia solamente facendo propaganda politica , tanto sterile quanto inutile , atta solo a tranquillizzare gli animi dei cittadini europei ? Certamente fare propaganda politica non è cosa grave , ma sperperare 800 miliardi di euro , prelevati con la forza , sottoforma di tasse , dalle tasche dei contribuenti europei è cosa gravissima .
Cosa , invece , totalmente diversa è la questione che alcuni Paesi europei , tra cui l’Italia , si debbano riarmare , o meglio si debbano armare , visto che l’Italia non si è mai armata , , infatti , 200 carrarmati , di cui solamente 50 operativi e solamente due cacciatorpediniere , non sono un’arma . Con 50 carri armati e 2 cacciatorpediniere si può , al massimo , contrastare un tentativo d’invasione della Guardia Svizzera Pontificia , magari , capeggiata da un alto prelato che voglia fare una sortita contro Palazzo Chigi .
Ma questa è una questione che riguarda i politici nostrani , che hanno sempre pensato , a torto , che le Forze Armate non servono a niente , e , nonostante ci siano guerre in mezzo mondo continuano ancora a pensarlo , tanto c’è “l’ombrello” USA , che tra l’altro , Trump ha più volte minacciato di chiuderlo .
Beati i nostri politici che vivono nel Paese di Alice ed infelici noi che non riusciamo a mandare a casa questa gente , che non distingue una baionetta da un cannone e , pensa che avere l’una o avere l’altro sia , praticamente , la stessa cosa , o non averli entrambi sia , addirittura , ancora meglio .
L’Italia dovrebbe riprendersi quel ruolo centrale che gli compete nel Mediterraneo (così come da anni la Turchia si sta prendendo quel ruolo per sé) e questo vuol dire potenziare le sue forze navali.
La Marina militare italiana, all’ultimo aggiornamento disponibile risalente a marzo 2022, non risulta essere messa malaccio: la sua flotta è composta da 2 portaerei, 8 sottomarini, 4 cacciatorpediniere lanciamissili, 11 fregate, 11 pattugliatori d’altura, 4 pattugliatori costieri, 10 cacciamine e 3 navi d’assalto anfibio. Oltre a queste unità armate, ci sono molte altre imbarcazioni “in disponibilità” che potrebbero essere convertite in navi da combattimento. Quello che invece risulta carente è il suo organico rispetto alle necessità operative (recentemente l’ammiraglio Enrico Credendino, capo di Stato maggiore della Marina militare, ha parlato della necessità di 9.000 militari in più).
E’ evidente che se il nostro paese vuole perseguire l’obiettivo suindicato (non immischiarsi in una guerra che non lo riguarda, mettendosi contro quello che dovrebbe invece essere un suo partner strategico) deve investire nelle sue forze navali, senza disperdere le risorse in altri comparti militari. Ma, soprattutto, deve essere chiaro che ha senso investire nella difesa solo se parallelamente si spendono più soldi per rinforzare le infrastrutture e le industrie civili. Non è proponibile una politica di riarmo in un paese che si sta trasformando in un parco giochi per ricchi turisti stranieri.
Sono d’accordo con te quando dici
che l’Italia dovrebbe riprendersi quel ruolo centrale che gli compete nel Mediterraneo . Sacrosante parole .
Per quanto riguarda le unità in dotazione alla nostra Marina , i dati più aggiornati ci riferiscono che abbiamo una sola portaerei : il Cavour ( C 550 ) di 30.100 tonnellate , varato nel 2009 , che secondo la denominazione ufficiale è un incrociatore portaeromobili , come si evince , anche , dal suo distintivo ottico , che è lo stesso dell’ ex nave ammiraglia della Marina , ovvero , l’incrociatore Vittorio Veneto .
Il Garibaldi ( C 551 ) , varato il 4 giugno 1983 , è fuori servizio dal 1* ottobre 2024 , forse , dovrebbe essere acquistato dall’Indonesia .
Il Trieste , come il San Giorgio , il San Marco ed il San Giusto sono unità navali anfibie , come testimoniano i loro distintivi ottici ( L 989 … ) .
Il Trieste ( L 9890 ) , in verità , è l’unica unità navale anfibia d’assalto , o per essere più precisi , è una portaelicotteri d’assalto anfibio ( L H D ) . Mentre il San Giorgio ( L 9892 ) , il San Marco ( L 9893 ) ed il San Giusto ( L 9894 ) sono , solamente , navi da trasporto anfibio (L D P ) .
I cacciatorpediniere dovrebbero essere 2 , ovvero , l’Andrea Doria ( D 553 ) , varato nel 2007 ed il Caio Duilio ( D 554 ) , varato nel 2010 , mentre il Durand de la Penne (D 560 ) è stato radiato dal servizio il 1° ottobre del 2024 .
Veniamo adesso al “dovrebbero” : Il cacciatorpediniere Mimbelli ( D 561 ) è l’unità gemella del Durand de la Penne , varata nel 1989 ,mentre il Mimbelli , varata nel 1991 , molto probabilmente , dovrebbe essere radiata entro quest’anno , anche se , secondo alcuni le dovrebbero far stringere i denti sino al 2026 o al 2027 , infatti , l’anno seguente (2028 ) dovrebbero (il condizionale è d’obbligo) essere consegnate alla nostra Marina altri 2 cacciatorpediniere della classe Orizzonte ( la stessa del Duilio e del Doria ) .
Le fregate sono 8 e tutte della classe Bergamini ( Fasan ; Margottini ; Carabiniere ; Alpino ; Rizzo ; Martinengo ; Marceglia e , ovviamente , Bergamini ) . La Fregata Libeccio ( F 572 ) è stata radiata il 29 febbraio 2024 , mentre la fregata Grecale ( F 571 ) andrà in disarmo entro aprile del 2025 (entrambe sono unità della classe maestrale , progettate alla fine degli anni ’70 , come evoluzione di quelle della classe Lupo ) .
I Pattugliatori d’Altura sono , attualmente , 14 :
4 della classe Tahon di Ravel ( varati tra il 2022 e il 2024 ) ; 2 della classe Sirio (varati entrambi nel 2003 ) ; 4 della classe Comandanti ( varati tra il 2001 e il 2002 ) e 4 della classe Cassiopea ( varati tra il 1989 e 1990 ) .
In che senso unità navali anfibie ?
Nel senso che operano in terra e in acqua. Sono unità navali, quindi sferrano l’attacco dal mare o da altre distese d’acqua, scaricando mezzi e uomini imbarcati sulla costa controllata dal nemico.