di Luigi Cortese 

L’ennesimo spettacolo di Roberto Benigni in favore dell’Unione Europea dimostra, ancora una volta, come la televisione pubblica venga utilizzata per veicolare un messaggio politico ben preciso: l’idea degli “Stati Uniti d’Europa” come un destino inevitabile e desiderabile. Ma siamo sicuri che questa narrazione sia condivisa da tutti gli italiani? E, soprattutto, è giusto che la Rai, finanziata dai cittadini, si trasformi in uno strumento di propaganda per un progetto politico controverso?

Benigni e l’Europa: un copione già scritto

Non è la prima volta che Benigni si presta a questo ruolo. Nel corso degli anni, il comico toscano è passato dall’ironia dissacrante degli esordi a una posizione sempre più allineata con il pensiero dominante, sostenendo con entusiasmo l’UE, l’euro e, ora, il sogno utopico degli Stati Uniti d’Europa. Un progetto che, al di là della retorica accattivante, nasconde enormi problemi: dalla perdita di sovranità nazionale all’omologazione culturale, fino al rischio di un’Europa dominata da tecnocrazie lontane dalla volontà popolare.

Benigni, con il suo talento comunicativo, ha il potere di emozionare il pubblico, di trasformare concetti astratti in narrazioni avvincenti. Ma dietro le belle parole rimane la realtà dei fatti: l’UE non è sinonimo di democrazia e prosperità per tutti. Al contrario, ha spesso imposto vincoli economici pesanti, minato l’indipendenza degli Stati membri e alimentato un crescente scetticismo tra i cittadini.

La RAI e il dovere dell’imparzialità

Ciò che più indigna, però, è il ruolo della RAI in questa operazione. La televisione pubblica dovrebbe garantire pluralismo e dare spazio a tutte le voci, non trasformarsi in un megafono per un’ideologia politica. Se si vuole parlare di Europa, allora si dovrebbe dare spazio anche a chi critica l’UE, a chi evidenzia i suoi fallimenti e i rischi del progetto federale. Ma questo non accade. Al contrario, assistiamo a una narrazione unilaterale, in cui chiunque osi mettere in discussione l’Europa viene etichettato come “populista” o “sovranista”, termini usati ormai come insulti piuttosto che come definizioni politiche.

L’illusione degli Stati Uniti d’Europa

L’idea di un’Europa unita politicamente è un’utopia che non tiene conto delle profonde differenze storiche, culturali ed economiche tra i Paesi membri. Gli Stati Uniti d’America sono nati in un contesto completamente diverso, con una lingua comune e un’identità condivisa. L’Europa, invece, è un mosaico di nazioni con storie millenarie, ognuna con la propria identità, tradizioni e interessi. Pensare di fondere tutto questo in un unico Stato significa ignorare la realtà e forzare un’unione che non ha basi solide.

Eppure, la propaganda continua. Ci viene detto che senza l’Europa non avremmo pace, che senza Bruxelles saremmo più poveri, che la sovranità nazionale è un concetto antiquato. Ma la verità è che l’Europa dei popoli non ha bisogno di diventare un superstato centralizzato per funzionare. La cooperazione tra Stati è possibile senza rinunciare alla propria indipendenza.

Conclusione: basta propaganda, servono dibattito e verità

Il problema non è che Benigni abbia un’opinione filo-europeista. Il problema è che questa opinione viene spacciata come l’unica possibile, attraverso un servizio pubblico che dovrebbe invece garantire un’informazione equilibrata. Se la Rai vuole davvero essere la televisione di tutti, allora deve dare voce anche a chi crede che l’Europa federale sia un progetto pericoloso e dannoso per l’Italia.

La libertà di pensiero e di espressione non possono essere sacrificate sull’altare dell’ideologia europeista. Gli italiani hanno il diritto di ascoltare tutte le opinioni, non solo quelle che fanno comodo a chi vuole imporre un’Europa dei burocrati contro la volontà dei popoli.

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