di Roberto Fiore
Ventotene sta al Fascismo come Poggioreale sta al sistema liberale.
Le descrizione del regime di confino a Ventotene è utile per capire le logiche che mossero il fascismo, mentre per Poggioreale quelle che muovono il sistema attuale.
Ventotene è una bella Isola vicino Ponza (dove sarà invece confinato Mussolini nel ’43) che ha ospitato centinaia di oppositori del fascismo. Da lì non venne solamente il Manifesto di Ventotene, ma anche la Direzione del Partito Comunista clandestino.
L’ uso della Biblioteca era costante, le passeggiate certamente affascinanti per la bellezza del posto e la comunicazione fra confinati, mai proibita.
In più, a fianco di un rigido e scarno sistema di nutrizione, vigeva il costume di coltivarsi il proprio orto e di allevare una propria mucca. Le camerate ampie e da caserma …molti dei leader politici ed intellettuali, da Spinelli a Pertini da Rossi a Longo, futuro capo del PCI, vissero li. È evidente che da Ventotene potevano uscire con le dovute accortezze Manifesti e disposizioni per il PC; della vita nell’ isola esistono fotografie, cronache e ricordi certamente meno drammatici di quelli scritti da Papillon alla Cajenna.
Passiamo a Poggioreale.
Celle da 11 persone in 20 mq. Dai 40 agli 80 minuti di aria al giorno, per poi tornare in cella le restanti 23 ore. Il vitto del Carcere viene rifiutato dalla popolazione carceraria in quanto umiliante e degradante. La grande maggioranza ha però, grazie alla generosità tipica dei napoletani, le famiglie che suppliscono alle deficienze carcerarie. Infine, quello sì un privilegio, la pizza a pagamento il mercoledi. Sempre a pagamento arriva ogni settimana il listino in cui si comprano prodotti dalla schiuma da barba si biscotti…ma mai il vino.
A Ventotene tutto era gratis ed i confinati ricevevano uno “stipendio” di 5 lire al mese.
A Poggioreale l’accesso alla Biblioteca o alla Messa è a rotazione e quindi si può sperare di andare in una fatiscente biblioteca mezz’ora in un mese, mentre per la Messa si possono passare sei mesi li (come fu nel mio caso) senza mai poterci andare. Ricordo a tal proposito il mio camerata Aronica felice per essere riuscito ad infiltrarsi in un gruppo che aveva potuto assistere alla Messa nella cappella del carcere, il giorno di Natale.
I comunisti complottavano contro il fascismo, mentre i liberal marxisti progettavano la loro futura (per fortuna fallita) dittatura democratica, ma la semplice protesta a Poggioreale per il vitto o per il sovraffollamento può significare scendere uno scalino in giù verso l’inferno.
Sempre io ed Aronica, in quanto responsabili della protesta, fummo mandati via in punizione… non meritavamo di rimanere lì….
Se poi per i confinati di Ventotene arrivava la moglie o un figlio nessuno avrebbe osato scrutare nell”intimità delle famiglie che si ritrovavano.
Poggioreale no. Uno schermo tutto il tempo …ed il toccarsi le mani costa un richiamo… L’ultimo bacio prima dell’allontanamento è permesso…ma solo perché siamo a Napoli che nell’orrore di una prigione infame mantiene sempre un cuore.
ci si dimentca troppo spesso che,al di là del regime in vigore in varii tempi e luoghi,si dovrebbe valutare senza partito preso ciò che è “buono” o meno peggio, e conservarlo se non si riesce a trovare e fare qlcsa di meglio.
Ho già espresso in altri commenti, e non mi stancherò mai di ribadire, la mia solidarietà a Roberto Fiore e agli altri dissidenti incarcerati per i fatti del 9 ottobre 2021, insieme a tutto il mio immutato disprezzo per i servi del regime “democratico” che hanno organizzato la trappola del cosiddetto assalto alla CGIL.
Detto ciò, vorrei ricordare che gli antifascisti citati nell’articolo non furono solo condannati al confino nell’isola di Ventotene (che allora non era l’amena località turistica che è oggi), ma anche a lunghi periodi di detenzione: Altiero Spinelli trascorse quasi un decennio nelle carceri di Lucca, Viterbo e Civitavecchia; Sandro Pertini passò più di un anno nel carcere dell’isola di Santo Stefano, per essere poi trasferito, a causa delle precarie condizioni di salute, nel carcere di Turi, dove conobbe Antonio Gramsci, fondatore e segretario del Partito Comunista d’Italia, detenuto dal 1926 al 1934, il quale vi uscì con la libertà condizionata solo a causa del grave deterioramento del suo stato fisico; anche Ernesto Rossi, prima di finire al confino a Ventotene, si fece nove anni nelle patrie galere; infine, Luigi Longo trascorse un anno a San Vittore nel 1923 e tre mesi a Regina Coeli nel 1942.
Qualsiasi sistema (si definisca fascista o liberale poco importa) che, con i pretesti più vari, priva della libertà personale gli oppositori politici in quanto tali, merita solo di essere rifiutato e combattuto.
in merito a combattere qualunque sistema privi qlcno della libertà in quanto avversario politico, ci può stare.in teoria. in pratica non lo so.tocca vedere se si vuole contestualizzare gli avvenimenti o ragionare x assoluti (che al tempo non erano percepiti come tali.)
Tanti oppositori alle varie rivoluzioni di stampo comunista non hanno avuto il privilegio dell’esilio bensì sono passati subito a miglior vita (Vedi Rivoluzione francese, Rivoluzione d’ottobre, Rivoluzione maoista o culturale).
Nessuna indulgenza verso le rivoluzioni di stampo comunista, ma quella francese fu una rivoluzione borghese di stampo democratico e liberale, altrettanto sanguinaria delle altre due che citi. A dimostrazione di quali “padri” (tutt’altro che encomiabili) vanti la moderna democrazia, e di quanto il liberalismo stia alla libertà più o meno come la polmonite sta ai polmoni.
Quella francese fu una rivoluzione borghese che di democratico aveva solo l’apparenza. Fu in realtà l’antenata delle moderne dittature che permise la presa ufficiale del potere alla borghesia, che lo esercitò assalendo mezza Europa.
Per quanto riguarda i periodi di detenzione degli antifascisti da lei citati, è tutto vero. In particolare ricordo una intervista di Enzo Biagi al Presidente Pertini, il quale gli narrò come aveva conosciuto Gramsci a Turi quando erano detenuti.