La polemica continua. Dopo la vicenda dello studente dell’Istituto Agli Angeli di Verona, sanzionato con la motivazione di aver messo in pericolo sé stesso per essersi rifiutato di percorrere una scala con i colori dell’arcobaleno, e con una scritta in tema ideologico-inclusivo per ogni scalino, una questione analoga diventa oggetto di discussione sui social.
Stiamo parlando di una scala delle scuole medie di San Bonifacio, località in provincia di Verona, colorata con vari colori e anche in questo caso con una parola scritta su ogni gradino. Il consigliere comunale Maicol Faccini, già recentemente noto per le sue aspre critiche nei riguardi del presidente Mattarella e per aver parlato di “propaganda genderfluid” proprio in occasione della faccenda della scuola di Verona, non manca di far notare, giustamente
a mio avviso, che anche presso l’Istituto del suo paese si sta tentando di diffondere questo tipo di ideologia. La sua azione ha subito scatenato una polemica sui social, in seguito alla quale la dirigente scolastica Molinari ha scritto una lettera a famiglie, provveditorato scolastico, insegnanti, ufficio scolastico regionale, sindaco, dichiarando che le parole scritte sugli scalini rappresentano i valori su cui si basa da tempo il sistema scolastico, del viver civile e del senso civico, e dissociandosi da ogni questione ideologica, ma ricordando altresì le necessità materiali di cui abbisogna la scuola.
Eppure questione ideologica c’è perché le parole, visibili a chiunque voglia fare una ricerca, non sono molto dissimili da quelle della scala arcobaleno dell’Istituto Agli Angeli. Anche in questo caso leggiamo “rispetto”, “accoglimento”, “cura”, seppure sistemati nelle loro forme verbali; i termini “perdonare e aiutare” si richiamano a quello di “altruismo”; “condividere” può essere riconducibile a “empatia e tolleranza”, e via dicendo. Tutte le parole della scala arcobaleno di Verona sono più o meno collegate a quelle della scuola di San Bonifacio. Per non parlare della questione dei colori, parte dei quali sono effettivamente quelli arcobaleno. Si tratta in realtà abbastanza chiaramente di un tentativo subdolo e mal celato di propagandare le teorie gender, cosa che Faccini ha sostanzialmente sottolineato mettendosi in prima linea per difendere i nostri giovani affinché non vengano sottoposti ancora una volta al solito lavaggio del cervello. E il tentativo della dirigente di sviare il discorso mettendo in campo i problemi strutturali dell’Istituto mi sembra grossolano e ridicolo, perché ricalca il solito espediente tipico dei regimi dittatoriali di sviare l’attenzione dai problemi veri. Non intendo dire che le scuole italiane non necessitino di infrastrutture, ma solo che la manipolazione mentale dei giovani dovrebbe avere la precedenza.
Il sindaco Soave, da parte sua, ha replicato alla lettera della Molinari affermando che sarebbe stato meglio utilizzare un solo colore, o al massimo tre colori, per evitare problemi ideologici e per non urtare la sensibilità di qualcuno. Ha continuato dicendo che la scala non va rivista, ma che bisogna solo trovare una soluzione per conciliare ogni aspetto, emotivo e simbolico. Si tratta dello stesso primo cittadino che nel mese di gennaio, come ha dichiarato la preside Molinari, non ha avuto alcun problema a percorrere una scala addobbata nello stesso modo presso la scuola elementare. Una scala, ha continuato la dirigente, di cui nessuno prima d’ora si era mai lamentato e che esiste da tempo. Infine, il sindaco ha concluso di aver replicato alla lettera dopo averla ricevuta e di essere stato fermato varie volte in molte occasioni dai suoi concittadini, i quali gli avrebbero espresso il proprio disappunto in merito alla questione proprio in virtù delle polemiche sui social. Direi che Soave ha dato prova di non volersi compromettere, e lo capisco. Sa quanto siano di moda certe ideologie e non vuole esporsi troppo, soprattutto se magari si tratta del suo primo mandato. Non a caso, prima fa una critica, neanche molto decisa, e poi dice che la scala “non va rivista”. Tuttavia, non ha fatto i conti con la decisa intraprendenza di Faccini, il quale, con la sua azione polemica, ha scatenato una querelle che ha in fondo costretto il sindaco a farsi sentire con una lettera indirizzata alla Molinari.
L’azione del consigliere non si ferma qui, perché egli ha ringraziato Soave “per la sua presa di posizione contro il tentativo di indottrinamento ideologico genderfluid che si riconduce al pensiero unico”. Perché è di questo che si tratta: di un ennesimo espediente per diffondere nella scuola delle teorie nocive al vivere civile e al senso civico; di tradire i valori fondamentali su cui dovrebbe incardinarsi il sistema scolastico e che dovrebbero essere alla base della formazione dei cittadini grazie all’operato del sistema scolastico stesso; di dare ipocritamente degli esempi di virtù didattica mascherandoli attraverso dei valori distorti e contrari alla vita umana. Guarda il caso, sono proprio le idee che avrebbe la dirigente Molinari, che tanto vanta di rispettare e che invece si adegua al pensiero unico.
Ci fu un tempo (precisamente quello della Seconda guerra sannitica, nel 321 a.C.) in cui il nemico sconfitto, per umiliarlo, veniva fatto passare seminudo sotto le forche caudine. Nell’Italia di oggi (eh, come siamo diventati civili!) lo si vuol far passare sulla scala arcobaleno, in segno di sottomissione alla pseudo-cultura genderfluid. Piccola differenza: allora il nemico era un esercito che impugnava armi e stendardi, oggi sono i nostri figli e nipoti che vanno a scuola e non si sono mai sognati di dichiarare guerra a chicchessia.
Il sistema educativo della scuola italiana vorrebbe imporre alle nuove generazioni questa stravagante ideologia (per cui sei ciò che ti senti di essere e guai a chi ti richiama alla realtà oggettiva) in nome dell'”inclusione” e del “rispetto” della diversità, ma si contraddice platealmente perché “esclude” tutto ciò che non le è conforme e “non rispetta” tutti coloro che non si adeguano ai canoni del suo perverso catechismo. Anzi, come nel caso della scuola di Verona menzionato nell’articolo, un alunno tredicenne, evidentemente ben educato dai suoi genitori, viene punito con una nota disciplinare per essersi rifiutato di salire la scala arcobaleno, realizzata in omaggio alla comunità Lgbt. Che dire? Io, fossi stato al posto del giovanissimo controrivoluzionario, forse la scala l’avrei salita… ma solo dopo aver calpestato una bella cacca di cane!
Ce li avevo sotto casa poco fa. Delinquenza ideologica non convenzionale. Facevano propaganda a immigrati e a lesbiche. Erano tra le due e le tre di notte. Sono mostri ebrei. Hanno odio contro i bianchi e fanno scudo ai cosiddetti “diversi”. È terrorismo. Hanno creato una specie di gruppo ideologico delinquenziale – settario e hanno problemi comportamentali.
gli è andata bene che si sono limitati alla scala ispirata alla bandiera lgbt ( l’arcobaleno ha un colore in più. ma da quel che ho visto vi sono due rampe .una con un colore in più. ) perché vi sono anche le bandiere:
transgender,bisessuale, gender queer, non binaria,pansessuale, intersessuale, asessuale,movimento lesbico, lipstick lesbian pride, persone lesbiche,movimento polisessuale, movimento demisessuale, trans di michelle lindsay, trans di jennifer pellinen, orgoglio gender,alleanza etero.
ma temo siano di più. roba da fare tutte le scale del paese.
sul cane,bell’idea.