Ancora una volta, la giustizia si trasforma in uno strumento politico per eliminare un avversario scomodo. La recente condanna di Marine Le Pen per appropriazione indebita di fondi europei non appare come una semplice questione legale, ma come un’operazione chirurgica volta a smantellare una delle più temibili sfidanti del sistema. La richiesta di cinque anni di reclusione e di ineleggibilità non lascia dubbi: si vuole estromettere la leader del Rassemblement National dalla corsa per l’Eliseo nel 2027.
Questa strategia non è nuova: la storia ci insegna che quando un politico diventa troppo pericoloso per l’establishment, la macchina giudiziaria si attiva per neutralizzarlo. Non è un caso che Le Pen, protagonista delle ultime sfide elettorali contro Macron e con crescenti consensi popolari, sia ora nel mirino di un sistema che non può permettersi di perdere il controllo.
Il deep state europeo all’opera
Non si tratta solo della Francia: questa è l’ennesima dimostrazione di come il deep state europeo muova le sue pedine per mantenere lo status quo. L’Unione Europea, con i suoi apparati burocratici e le sue élite tecnocratiche, ha già dimostrato di non tollerare figure che minacciano l’attuale assetto di potere.
I fondi europei, che avrebbero dovuto finanziare il lavoro parlamentare, sono diventati il pretesto per una condanna costruita ad arte. Il tempismo, poi, è sospetto: con le elezioni europee alle porte e la prospettiva di una Le Pen ancora più forte in vista del 2027, serviva un colpo di scena per fermarla.
Il cambio di pelle non è bastato
Marine Le Pen ha cercato per anni di ripulire l’immagine sua e del Rassemblement National, prendendo le distanze dall’eredità politica più dura del Front National e adottando una linea più istituzionale. Ha moderato il linguaggio, abbandonato certe retoriche estremiste e lavorato per rendere il suo partito accettabile anche per quell’elettorato conservatore moderato. Ma nulla di tutto ciò è servito. Non è solo Le Pen il problema: è l’assetto stesso del suo partito, la sua vocazione sovranista, il suo rifiuto del globalismo e del dominio tecnocratico europeo che lo rendono una minaccia inaccettabile per il deep state.
L’apparato europeo non vuole correre rischi. Il semplice fatto che il Rassemblement National possa avvicinarsi al potere è sufficiente per attivare la macchina repressiva. Non importa quanto Le Pen cerchi di dimostrarsi affidabile agli occhi dell’establishment: il suo partito resta una scheggia impazzita da disinnescare.
Il caso Calin Georgescu: un destino comune
Non è la prima volta che un politico viene messo alla gogna per le sue idee. Il caso di Calin Georgescu, candidato alla presidenza della Romania e noto per le sue posizioni sovraniste e anti-globaliste, è emblematico: osteggiato dai media mainstream e dalle istituzioni, ha subito una sistematica campagna di delegittimazione per impedirgli di rappresentare un’alternativa politica concreta. Come Le Pen, rappresentava una minaccia troppo grande per chi vuole mantenere il controllo assoluto sulle nazioni europee.
Il parallelismo è evidente: chi sfida il sistema viene sistematicamente annientato. Se non ci riescono con la censura o con la demonizzazione mediatica, si passa alla via giudiziaria. L’importante è eliminare ogni ostacolo che possa restituire ai cittadini un reale potere decisionale.
La repressione politica in Europa: il caso Forza Nuova
Il modus operandi del sistema non si ferma ai leader politici più noti. Un caso esemplare di repressione è quello subito da Forza Nuova dopo i fatti del 9 ottobre 2021. Il presunto assalto alla sede della CGIL è stato il pretesto per una dura stretta giudiziaria, con arresti e misure repressive che hanno portato in carcere per mesi Roberto Fiore, Segretario Nazionale di Forza Nuova, ed altri dirigenti del movimento. Una repressione insistente: di recente l’ennesimo colpo di coda giudiziario sul 9 ottobre pretende di riportare accuse che qualsiasi video può smentire. Ma tant’è. Anche in questo caso, la linea è chiara: chi rappresenta un’opposizione radicale all’ordine stabilito deve essere fermato con ogni mezzo. Il messaggio che il deep state vuole mandare è sempre lo stesso: non c’è spazio per chi si oppone alle logiche del potere.
Verso un’Europa senza opposizione?
L’uso della giustizia per scopi politici è il segnale più chiaro della deriva autoritaria dell’Unione Europea. Marine Le Pen, come altri prima di lei, viene sacrificata sull’altare della stabilità di un sistema che non ammette dissidenti. L’obiettivo è chiaro: impedire che la volontà popolare possa realmente incidere sul destino del continente.
Ma questa sentenza non è solo contro Le Pen: è un messaggio rivolto a tutti coloro che osano mettere in discussione l’ordine imposto. La domanda ora è: i popoli europei accetteranno ancora di essere spettatori passivi di questo gioco o inizieranno a reclamare il loro diritto a una vera democrazia?
Il capolavoro delle classi dirigenti europee, quelle palesi e quelle occulte, è stato il seguente: mantenere formalmente il principio della sovranità popolare e tenere in piedi un simulacro di democrazia, ma al tempo stesso condizionare il sentire dei cittadini, attraverso il controllo dei media e l’uso politico della magistratura, portandoli progressivamente a votare per quelle forze politiche che avrebbero difeso interessi tutt’altro che popolari.
Guardiamo quello che hanno fatto in Italia: hanno mandato i Ciampi, i Dini, i Prodi e i Monti a fare quelle riforme strutturali che hanno inciso nella carne viva della gente, hanno impoverito i ceti medi e proletari, hanno aumentato l’insicurezza economica, hanno destrutturato lo stato sociale, ma parallelamente hanno costruito dei leader (Salvini e Di Maio/Conte) e dei partiti (Lega e M5S) che cavalcassero la sacrosanta reazione popolare, la disinnescassero e portassero quei voti nel governo del tecnocrate Mario Draghi. Questo è quello che è avvenuto nella scorsa legislatura. Ma, lavorando secondo la regola della finta opposizione, hanno opportunamente lasciato fuori Giorgia Meloni, in modo che lei potesse assorbire il dissenso e, finito il governo Draghi, presentarsi ai cittadini come la paladina dei poveri e degli oppressi, vincere le elezioni… e dar vita a un governo in piena continuità con quello precedente!
Riconoscere la malizia delle élite, riconoscere che tutto questo è solo un gioco delle parti, ha portato un considerevole numero di elettori a disertare le urne. Ma l’astensione può cambiare questo stato di cose? No, perché i poteri forti europei, tramite i loro burattini politici, continuerebbero a governare anche se andasse a votare il 10% degli aventi diritto.
Dunque, nessuna soluzione? Non direi. La vittoria di Trump (con tutte le legittime riserve che si possono avere su questo personaggio) ha rovesciato il tavolo, ha dimostrato che il globalismo è una tigre di carta, ha reso evidente a tutti che in un grande paese come gli Stati Uniti d’America un cambiamento effettivo, sia pur parziale (purtroppo la Israel lobby è più forte che mai), è ancora possibile E sta portando sconvolgimenti anche in Europa. Ora le élite europee si trovano di fronte a un bivio epocale: o accettare la fine dell’Unione Europea e tornare alle sovranità nazionali (magari ripensando l’Europa come una confederazione di popoli e di stati sovrani), o proseguire nel folle progetto degli Stati Uniti d’Europa con un sempre maggiore accentramento del potere in istituzioni autoreferenziali. Proprio perché i ceti dirigenti europei hanno scelto questa seconda strada non possono più tollerare nessuna critica, nessuna opposizione reale per quanto moderata. Dobbiamo rompere questa camicia di forza, oppure rassegnarci a vedere tanti altri casi come quello di Marine Le Pen e di Calin Georgescu (per non parlare di quello di Roberto Fiore, che rientra nella strategia della tensione tristemente collaudata in Italia).
Bravo Massimo ,non potevi analizzare meglio la situazione europea ,sono perfettamente d’accordo con te !
Marine Le Pen doveva continuare sulla strada “dura” del padre, che stava rompendo gli argini… se ha voluto ammorbidirsi è ovviamente caduta nella rete che il suo sistema le ha preparato. Provate a pensare a un migliaio di Camerati che di fronte a queste accuse si fosse schierato davanti al parlamento francese? Le radici profonde non gelano, ma INFIAMMANO. Sandro