di Luigi Cortese

Questa sera, alle 22:00 ora italiana, il presidente Donald Trump presenterà ufficialmente il nuovo pacchetto di dazi che segnerà la linea economica del suo secondo mandato. La sua strategia, già sperimentata durante la prima presidenza (2017-2021), si basa su una politica protezionistica volta a riportare la produzione industriale negli Stati Uniti, contrastando la dipendenza dalle importazioni straniere.

Trump e i nuovi dazi: protezionismo e reshoring

Già durante il suo primo mandato, Trump aveva imposto dazi su centinaia di miliardi di dollari di merci cinesi e su prodotti europei, canadesi e messicani, con l’obiettivo dichiarato di riequilibrare il commercio globale a favore degli Stati Uniti. Con la sua rielezione, il presidente ha deciso di rilanciare questa strategia, imponendo nuove tariffe doganali che verranno dettagliate questa sera.

L’obiettivo rimane lo stesso: rendere più conveniente per le aziende produrre negli Stati Uniti piuttosto che all’estero. Secondo Trump, il protezionismo doganale non è una misura punitiva, ma un incentivo per il reshoring industriale.

Biden e il parallelo con gli incentivi all’industria

Nonostante l’apparente contrapposizione tra le politiche di Trump e Biden, entrambi i presidenti hanno perseguito un obiettivo comune: il ritorno della produzione manifatturiera negli USA. Biden, pur non adottando un protezionismo aggressivo, ha puntato su incentivi economici e investimenti pubblici per attrarre la produzione interna.

Con il CHIPS and Science Act e l’Inflation Reduction Act, l’ex presidente democratico aveva stanziato miliardi di dollari per stimolare la produzione di semiconduttori e veicoli elettrici negli Stati Uniti. Tuttavia, l’approccio di Biden si è basato su finanziamenti diretti e sussidi pubblici, mentre Trump preferisce una strategia basata su tariffe e sgravi fiscali.

Due strategie diverse, ma simili negli obiettivi

Mentre Biden cercava di rendere l’America più competitiva tramite incentivi finanziati dallo Stato, Trump punta su un metodo di pressione economica che non grava direttamente sulle casse pubbliche. Entrambi, però, mirano a ridurre la dipendenza industriale dagli approvvigionamenti esteri e a favorire la creazione di posti di lavoro negli USA.

Con l’annuncio di questa sera, si capirà meglio l’entità delle nuove tariffe doganali e il loro impatto sulle catene di approvvigionamento globali. Tuttavia, ciò che appare chiaro è che la strategia economica di Trump, pur con metodi differenti, prosegue nel solco di una politica di rilancio industriale già vista sotto Biden, segnalando una sostanziale continuità negli obiettivi economico-finanziari tra le due amministrazioni.

Share via
Copy link
Powered by Social Snap