di Vincenzo Maida

Con gli ultimi due terribili femminicidi i mass media hanno ripreso a martellare sull’argomento, mentre una legge ad hoc è in attesa di approvazione in parlamento.

L’omicidio di due ragazze poco più che ventenni, ha scosso nuovamente l’opinione pubblica, riacceso il dibattito sul tema del “femminicidio” e scatenato una nuova ridda di presunti esperti e di opinion maker.
Premesso che anche un solo caso di femminicidio è troppo e inaccettabile, occorre rilevare che l’Italia tra i paesi europei si colloca, in termini percentuali, agli ultimi posti per incidenza in questa mostruosa casistica, mentre ai primi posti vi sono le nazioni del Nord Europa ritenute molto più avanzate della nostra in quanto a rapporti di parità tra i sessi, a emancipazione femminile e ad assenza di qualsiasi traccia di patriarcato. Curioso, invece, come manchino i dati di uomini uccisi da donne. Tant’è.

Altro dato interessante è quello che ci offre la statistica per l’Italia: circa il 50% dei casi di donne uccise si verificano nel Nord Italia, che si ritiene più progredito del resto dello stivale, il 30% nel Sud e il 20 nel Centro.
Nei primi mesi del 2025 si registrano meno casi di quelli dello scorso anno, mentre sono aumentate le denunce da parte delle donne. Un buon segnale.

Gli studiosi del fenomeno ancora non hanno individuato una causa certa di ciò che in alcune nazioni dell’Europa “progredita” fa registrare il doppio rispetto all’Italia dei casi di donne uccise per mano degli uomini. Si era pensato che fosse l’alto consumo di alcool, ma ad analisi approfondita questa ipotesi non ha retto, per cui si sta ancora indagando.

Non tutti gli opinionisti, per fortuna, ritengono che il patriarcato abbia un ruolo in queste tragiche vicende, grazie a Dio c’è qualche voce dissonante che individua invece la causa principale dello scatenamento di una violenza brutale e apparentemente irrazionale, nella fragilità dell’Io, nella incapacità a saper affrontare e proseguire autonomamente l’esistenza, senza essere dipendenti da un amore, da rapporto di coppia che si interrompe per volontà della donna, da un rifiuto. La causa sarebbe dunque la debolezza della personalità del soggetto a saper gestire una delusione d’amore ed a trovare la forza interiore per reagire in modo sano ed equilibrato.

L’assenza di un’autorità, di un “padre”, e nella nostra società in passato tale ruolo soprattutto veniva svolto anche dalle donne quando il “capo-famiglia” per vari motivi veniva a mancare, anzi per il Sud Italia spessissimo era più corretto parlare di “matriarcato” perché erano le donne a provvedere all’educazione dei figli e non solo, ha creato una generazione di deboli che non è abituata ai “no”, al rifiuto, all’autonomia interiore.

Questo potrebbe spiegare anche l’aumento della violenza tra i giovanissimi in misura sproporzionatamente maggiore proprio nel Nord rispetto al Sud.

Abbiamo seri dubbi che la legge ad hoc in discussione in parlamento possa arrestare o contenere il fenomeno, è l’autorità che va ripristinata, dalla scuola alla famiglia, il valore educativo dei “no”. Una volta il maestro della scuola primaria era per gli alunni il Signor Maestro e il padre era il Padre, gli amici erano i coetanei con i quali crescere insieme anche nel conflitto, e con la capacità di sopportare privazioni e delusioni.

Alcuni suggerimenti poi anche all’interno delle scuole non guasterebbero. Come quello, ad esempio, che quando si chiude un rapporto oppure si comunica un rifiuto, non bisogna lasciare spiragli e il messaggio deve essere chiaro e definitivo.

Due soli esempi. Nel caso di Giulia Cecchetin, lei aveva interrotto la relazione, però continuava a ricevere centinaia di messaggi, a cui rispondeva, di Filippo Turetta e non solo ma ci usciva ancora insieme. La ventiduenne di Palermo, ultima vittima della brutalità maschile, non aveva mai accettato la relazione, aveva detto no, però riceveva messaggi da due anni e spesso rispondeva, sia pure in modo stizzito.

Ci chiediamo perché in entrambi i casi non abbiano bloccato i loro numeri? Il rifiuto deve essere netto, non deve lasciare spiragli di speranza. Così come al primo schiaffo di un uomo, la relazione deve essere interrotta, perché vuol dire che si ha a che fare con una persona che non sa controllare i suoi impulsi.
Questi modesti suggerimenti non vogliono ovviamente colpevolizzare le donne, ma riprendere alcuni suggerimenti dei più avveduti esperti di dinamiche relazionali.

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