Nel misterioso intreccio tra fede, storia e leggenda, poche narrazioni suscitano tanto fascino quanto le Profezie di San Malachia. Questa raccolta enigmatica, composta da 112 brevi motti in latino, è attribuita a Malachia d’Armagh (1095–1148), arcivescovo e abate irlandese. Secondo la tradizione, questi motti descriverebbero, in forma criptica, i papi che si sarebbero succeduti da Celestino II (eletto nel 1143) fino all’ultimo successore di Pietro.
L’ultimo dei 112 motti non lascia spazio a interpretazioni ambigue. A differenza dei precedenti, è più articolato e profondo. Recita così:
“In persecutione extrema S.R.E. sedebit Petrus Romanus, qui pascet oves in multis tribulationibus: quibus transactis civitas septicolis diruetur, et Iudex tremedus iudicabit populum suum. Finis.”
Tradotto:
“Durante l’ultima persecuzione della Santa Romana Chiesa siederà Pietro Romano, che pascerà il suo gregge fra molte tribolazioni. Dopo queste, la città dei sette colli sarà distrutta, e il Giudice tremendo giudicherà il suo popolo. Fine.”
Questo passo, apocalittico nel tono, annuncia non solo un periodo di profondi sconvolgimenti religiosi e politici, ma anche la distruzione simbolica o reale di Roma, città dei sette colli, e l’avvento del Giudizio Universale. Un epilogo che riecheggia le visioni contenute nell’Apocalisse di Giovanni.
La simbologia del nome “Pietro”
Non è un dettaglio trascurabile che l’ultimo papa, secondo la profezia, si chiamerebbe Pietro Romano. Pietro fu il primo vescovo di Roma, il fondamento della Chiesa (da cui il titolo “pietra” della fede), e in qualche modo il ciclo storico e spirituale si chiuderebbe con un pontefice che porta lo stesso nome. Questo schema circolare trova eco anche nella storia di Roma pagana: il primo re fu Romolo, il fondatore mitico della città, e l’ultimo imperatore d’Occidente fu Romolo Augustolo, deposto nel 476 d.C. Ancora una volta, Roma comincia e finisce con lo stesso nome.
Allo stesso modo, la Chiesa potrebbe cominciare e finire con un Pietro. Ed ecco che le coincidenze si fanno inquietanti.
I cardinali “Pietro” tra i favoriti
Nella lista dei cardinali più frequentemente menzionati come papabili, ben tre portano il nome di Pietro, direttamente o in forma derivata:
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Peter Erdő, arcivescovo di Esztergom-Budapest, un ecclesiastico dal profilo teologico rigoroso e figura di riferimento per l’Europa centro-orientale.
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Pierbattista Pizzaballa, patriarca latino di Gerusalemme, noto per la sua profonda esperienza nel dialogo interreligioso in Terra Santa.
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Pietro Parolin, Segretario di Stato Vaticano, figura influente nella diplomazia della Santa Sede e da tempo considerato uno dei candidati più forti al papato.
Tre “Pietro” che, in un contesto profetico, sembrano confermare un disegno già scritto. Coincidenze? Forse. Ma la storia della Chiesa è intrisa di misteri, simbolismi e cicli che si ripetono.
La profezia della beata Anna Katharina Emmerick
Oltre alla già menzionata profezia di San Malachia, un’ulteriore prospettiva di lettura degli eventi cruciali che attraversano il nostro tempo ci viene offerta dalle profezie della beata Anna Katharina Emmerick (1774–1824). Le sue visioni, benché meno note, sono altrettanto intriganti. La beata, mistica tedesca che ha avuto una vita segnata da molte sofferenze fisiche e spirituali, prediceva non solo l’arrivo di due papi, ma anche un pericolo mortale per la Chiesa cattolica: il cedimento al protestantesimo e l’apertura a un ecumenismo che si limiterebbe a una “debole assonanza” tra le religioni. Secondo la Emmerick, questo ecumenismo ridotto avrebbe potuto escludere l’affermazione forte e distintiva del cristianesimo, incentrata sul mistero di un Dio che si fa carne, muore e risorge.
Queste profezie, sebbene collegate al tema del cambiamento radicale nella Chiesa, non sembrano in contrasto con le visioni di San Malachia, ma piuttosto ne amplificano l’idea di una Chiesa che affronta, nell’ultimo periodo del suo cammino, un periodo di gravi tribolazioni e confusioni dottrinali.
Per correttezza, va precisato che l’autenticità di queste profezie — sia quelle di San Malachia che quelle di Anna Katharina Emmerick — è oggetto di discussione e controversia tra gli storici. Molti studiosi considerano tali visioni come apocrife o legate a interpretazioni soggettive, sebbene il loro fascino non sia mai venuto meno, soprattutto nei momenti di transizione o di crisi all’interno della Chiesa.
Una profezia autentica?
Non tutti, però, concordano sull’autenticità delle Profezie di San Malachia o delle visioni della beata Anna Katharina Emmerick. Il testo delle profezie di Malachia venne pubblicato per la prima volta nel 1595 da Arnold de Wyon, ben 450 anni dopo la morte del santo irlandese. Molti storici sospettano che sia un falso del XVI secolo, forse redatto in ambito curiale per influenzare un’elezione papale del tempo. Curiosamente, i motti risultano estremamente precisi fino alla metà del Cinquecento, ma diventano sempre più vaghi e generici man mano che ci si avvicina ai nostri giorni.
Tuttavia, ciò non ha impedito che la profezia venisse presa sul serio in diversi momenti storici, specie in tempi di crisi o di transizione della Chiesa. Le visioni della beata Emmerick, anch’esse oggetto di discussione, sembrano trovare un riscontro in alcune delle sfide contemporanee della Chiesa, come il dibattito sull’ecumenismo e il dialogo interreligioso.
La suggestione del mistero
Che si tratti di un antico avvertimento divino o di una sofisticata invenzione umana, le Profezie di San Malachia e le visioni della beata Anna Katharina Emmerick continuano ad alimentare interrogativi e speculazioni. Il semplice fatto che il nome “Pietro” ritorni oggi con così tanta insistenza tra i candidati, rende la coincidenza degna di nota.
Naturalmente, tutto ciò non intende offendere la sensibilità né la dignità degli illustri cardinali menzionati, ai quali va il massimo rispetto. Ma in un tempo in cui la spiritualità si intreccia con il mistero, non possiamo che lasciarci affascinare da quelle antiche parole che sembrano echeggiare ancora, sospese tra cielo e terra.
Forse, come recita il vecchio adagio romano, “Chi entra papa, esce cardinale”. Ma se davvero uno dei “Pietro” dovesse salire sul soglio pontificio, allora anche le leggende, a volte, potrebbero avere un fondo di verità.
Ritornando e concludendo sulle Profezie di San Malachia ,
come , giustamente si fa notare nell’articolo , i motti sono ben precisi o relativamente precisi sino alla seconda metà del ‘500 , mentre , dal ‘600 in poi la loro precisione va scemando in parte , o del tutto . In più di qualche caso diventano , addirittura , completamente inattendibili . In questi scritti , in latino , non viene menzionato chiaramente il nome del papa ma , come dire , si riporta una brevissima frase , spessissimo poche parole da cui occorre identificarlo .
Riportiamo , per essere più chiari , alcune di queste :
– il primo papa citato , viene menzionato come “ex castro Tiberis” e va identificato con Guido Guelfuccio de Castello , pontefice dal 1143 al 1144 con il nome di Celestino II .
“Ex castro” , cioè proveniente dal castello e “Tiberis” cioè del Tevere . Infatti il cardinale Guelfuccio proveniva da Città di Castello , località vicina al fiume Tevere .
– Il secondo papa “profetizzato” , invece , viene descritto come “inimicus expulsus” (cacciato il nemico ) e va identificato con papa Lucio II , al secolo il cardinale Gherardo dall’Orso Caccianemici (inimicus expulsus) pontefice dal 1144 al 1145 .
– il terzo viene riportato come “ex magnitudine montis” (dalla grandezza del monte , ossia proveniente dal monte grande ) e lo si deve identificare con Eugenio III ( 1145 – 1153 ), ovvero il cardinale Pietro Bernardo dei Paganelli , proveniente da Montemagno di Calci (Pisa) . Montemagno = monte grande .
Altri sono un po’ più difficili da identificare , ma non impossibili , avendo con sé la lista dei papi , come ad esempio il dodicesimo papa riferito come “Ensis Laurentii” (della spada di Lorenzo ) , che deve essere identificato con papa Gregorio VIII (pontefice per 57 giorni nel 1187 ) al secolo Alberto di Morra di Benevento , cardinale di San Lorenzo di Lucina (Laurentii) . Ensis (spada) perché nel suo stemma vi erano raffigurate delle spade .
Ma veniamo ai nostri giorni , quando nel 1958 doveva essere eletto il successore di papa Pio XII , alcuni tra coloro che ritenevano le Profezie quasi infallibili , pensarono che il nuovo papa sarebbe stato il cardinale Francis Joseph Spellman , amante delle imbarcazioni che poco prima del conclave aveva compiuto una piccola gita sul Tevere con una barca . Infatti la profezia di San Malachia definiva il successore di papa Pacelli “Pastor et nauta” (pastore e marinaio) ma fu eletto Angelo Roncalli , con il nome di Giovanni XXIII . Questo non fece desistere i “fan” delle profezie che ricordarono che il cardinale Roncalli era Patriarca e dunque pastore delle anime , come pure Spellman , ma lo era di Venezia , città ove ci si sposta con le barche , cosa che aveva fatto anche Roncalli e dunque gli calzava bene la descrizione di pastore e marinaio , fatta da Malachia .
Come calzava bene (con un po’ di forzatura ) il “de medietate lunae” (della lunghezza di una luna , traduzione abbastanza forzata) riferita a Giovanni Paolo I , al secolo Albino Luciani che visse , da papa , solamente 33 giorni , più o meno la lunghezza di una fase lunare ( che è poco più di 27 giorni) .
“de labore solis” ( il travaglio del sole) è riferito a Giovanni Paolo II , al secolo Karol Woytila , che sempre secondo i “fan” delle profezie : sole va riferito all’importanza di questo papa , infatti è stato fatto Santo e travaglio al fatto che l’ultima fase della sua vita è stata costellata dalla sofferenza .
Rimarrebbero gli ultimi tre papi ; “de Gloria olivae , Caput nigrum e Petrus Romanus” .
“Caput nigrum (testa nera) doveva riferirsi al cardinale ghanese Peter Turkson che però non fu eletto papa , al suo posto salì sul soglio pontificio un cardinale tedesco con il nome di Benedetto XVI che di africano non aveva nulla , ma quando il nuovo papa presentò il suo stemma in cui al centro compariva una conchiglia , in alto a destra un orso ed in alto a sinistra una testa di moro ( simbolo della Frisinga , come quelle della Sardegna e della Corsica) i “fan” delle Profezie esclamarono che San Malachia ci aveva azzeccato .
“de Gloria olivae” (la gloria dell’olivo) dovrebbe , in ordine cronologico , riguardare papa Francesco , ma non si riescono a trovare appigli . Giorgio , deriva dal greco e significa contadino , Mario , dal latino e significa maschio , Bergoglio dal toponimo Bergolo , comune del cuneese . Argentina , significa terra dell’argento , Buenos Aires , buon’aria o bell’aria , negli stemmi e sulle bandiere dell’Argentina , di Buenos Aires e dei paesi e città del Pimonte , da dove provengono gli antenati di Bergoglio , non compaiono piante di olivo , come neppure sul suo stemma papale ., e allora a cosa dovremmo far riferimento con l’espressione “de Gloria olivae” , al suo pontificato in cui è regnata la pace , di cui l’olivo ne è il simbolo ? Ma lo stesso papa durante il suo pontificato disse che era in atto un a guerra mondiale a pezzi e , aggiungo io , lo è tuttora .
Per quanto riguarda Petrus Romanus , l’unico appiglio sarebbe che il nuovo cardinale , che salirà al soglio papale si chiami Pietro o , che assuma , da papa , il nome di Pietro .
Infine altri studiosi ,che non reputano un falso del tardo ‘500 lo scritto di San Malachia , fanno notare che quando il santo venne a Roma , per la prima volta , prima dell’ascesa al soglio di Celestino II , nella Basilica di San Paolo fuori le Mura , ove si conservano le immagini dipinte di tutti i papi , vi erano 113 clipei non ancora dipinti , per cui Malachia , forse in un sogno , forse in una visione “riempì” per iscritto quei 113 clipei vuoti con 112/113 motti riguardanti i futuri papi , ritenendo che con la fine di quei clipei sarebbe finita anche la Chiesa .
Gli studiosi che invece ritengono le Profezie un falso della fine del ‘500 fanno notare , oltre a ciò che ho detto all’inizio di questo commento , , che San Bernardo di Chiaravalle , amico e confratello di Malachia , scrisse una biografia del vescovo di Armagh in cui ricordava le sue capacità di fare profezie , ma non parla , in questa “vita di San Malachia” di nessun testo , libro , codicillo , o altro scritto redatto in merito dal santo irlandese . Ricorda che aveva profetizzato la sua morte, avvenuta nell’abbazia di Chiaravalle (Clairvaux) , il 2 novembre del 1148 , mentre si recava a Roma , per la seconda volta , per essere nominato cardinale .
Concludo , con un altro argomento simile , ossia , un episodio che riguarda le Profezie di Nostradamus . In una di queste , se non ricordo male il quindicesimo presagio , si riferisce di un non meglio specificato “Hister” che doveva o avrebbe dovuto compiere delle non meglio identificabili devastazioni in Europa . Ebbene i soliti “fan” delle profezie hanno identificato , forzando spudoratamente il testo , “Hister” con Hitler . Alcuni studiosi hanno, giustamente fatto notare che , la parola se la si inquadra in un banale errore di ipercorrettismo , frequente in quei tempi in cui visse Nostradamus ( 1503 – 1566 ) , diventa semplicemente un termine latino noto ed arcinoto a tutti coloro che amano la lingua di Cicerone . ovvero , “Ister” ( senza la superflua H ) , che corrisponde al greco “Istros” , che non è altro che l’antico nome dell’odierno fiume Danubio .
Alcune delle cosiddette profezie hanno coinciso e coincidono , incredibilmente , con fatti realmente accaduti , altre c’è sempre qualcuno che le fa , con le buone o con le cattive , coincidere con i fatti reali . Il 10 maggio prossimo , dovrebbero iniziare i lavori del conclave e vedremo se ci sarà un Petrus Romnus sul soglio di Petro .
Brevissimo riepilogo. La profezia di san Malachia è un elenco di 112 papi, a partire da Celestino II (1143-1144), e ognuno di essi è definito da un motto latino che ne mette in evidenza un elemento caratterizzante. Il 112esimo papa, l’ultimo, quello che preannuncia la fine dei tempi, è identificato dal nome di Pietro Romano.
Ora, Luciano, scusa se mi permetto di correggere un errore che ho riscontrato nella tua ricostruzione: seguendo l’ordine cronologico, il motto “Gloria olivae” (Gloria dell’olivo) dovrebbe riguardare Benedetto XVI (111esimo papa), non Francesco (112esimo papa). A tal proposito, vedi la voce “Profezia di Malachia” di Wikipedia, che fornisce un elenco dettagliato dei papi e dei relativi motti.
Pertanto, a dar credito alla profezia, l’ultimo pontefice dovrebbe essere papa Francesco (e la distruzione di Roma, nonché la fine dei tempi, dovrebbero essere prossime)… ma non riesco proprio a trovare un appiglio tra Jorge Mario Bergoglio e “Pietro Romano”. Tuttavia, possiamo chiederci se durante il suo pontificato ci sia stata “l’ultima persecuzione della Santa Romana Chiesa”. Ebbene, non sappiamo se sia stata l’ultima, ma secondo i dati ufficiali di agenzie internazionali come Pew Research e Amnesty International il cristianesimo è oggi la religione più perseguitata. Ogni giorno nel mondo vengono uccisi in media 13 cristiani. Mai prima d’ora sono stati uccisi tanti cristiani a motivo della loro fede.
Infine, c’è un aspetto della profezia di san Malachia che più di ogni altro mi lascia perplesso: nell’elenco dei papi sono considerati anche 10 antipapi, il che è quantomeno strano. Per la Chiesa, com’è noto, gli antipapi non possono essere inclusi nella successione di Pietro, tanto è vero che l’esistenza di un antipapa col nome di Giovanni XXIII all’inizio del XV secolo, non ha impedito al cardinal Roncalli di assumere quel nome una volta eletto al soglio di Pietro nel 1958. Se dovessimo perciò togliere gli antipapi dall’elenco, Francesco risulterebbe il 102esimo papa, al posto di Leone XIII, e il motto a lui corrispondente sarebbe “Lumen in coelo” (Luce del cielo)… Beh, non so quanti cattolici sarebbero d’accordo nell’attribuire a Bergoglio questo titolo, ma sapere che l’Apocalisse non è imminente credo che farebbe tirare a molti, cattolici e non, un sospiro di sollievo… In fin dei conti, la fine del mondo può attendere.
Esatto ! Hai detto bene “de Gloria olivae” avrebbe dovuto
riguardare il terzultimo papa , ovvero , Benedetto e “Caput nigrum” il penultimo , ossia , Francesco . Dunque questa sarebbe stata un’altra falla che si sarebbe aperta sulla effettiva veridicità delle profezie . Ma quando Benedetto XVI , dopo la sua elezione a pontefice , rese pubblico il suo stemma pontificio i “fan” delle profezie , come li ho ironicamente ribattezzati , osservarono che nel suo stemma compariva una testa di moro , il cosiddetto Moro di Frisinga o noto anche come Caput Ethiopicum ed , immediatamente , affermarono che la profezia si era avverata e che vi era stato un errore nella successione cronologica dei motti , dovuto , probabilmente , ad una disattenzione di qualche amanuense e che dunque , sempre a loro dire , l’esatta successione era : Caput nigrum (ossia Benedetto XVI ) de Gloria olivae , cioè il suo successore , che nell’aprile / maggio del 2005 non si aveva la più pallida idea di chi sarebbe stato e , dunque si poteva dire benissimo tutto ed il suo contrario , ed in fine alla lista , Petrus Romanus ,
Una cosa del genere , come ho scritto , si verificò anche con i “fan” delle profezie di Nostradamus ai quali si rimproverò che il tanto omnisciente “profeta” non aveva previsto una figura così tragicamente importante come Hitler .. I “fan” subito controbatterono che era stata prevista nel quindicesimo presagio e , quando li si fece notare che lì era scritto Hister e non Hitler , e che sono due nomi diversi , i “fan” dell’astrologo transalpino addussero come scusante : un qualche errore di stampa o , molto più probabilmente , una svista commessa dallo stesso maestro che si trovava davanti un nome del futuro ( lui visse nel XVI secolo) mai sentito prima e per giunta tedesco , mentre lui era francese .
Per cui come ho concluso , nel mio precedente commento , ci sono “profezie” che , per delle strane coincidenze sembrano avverarsi , anche se tantissime di quelle cose rientrano benissimo nel calcolo delle probabilità , altre , invece , in cui c’è sempre qualcuno che le fa avverare : invertendo l’ordine delle profezie , oppure , alterando i nomi , oppure interpretandole in base al suo volere , oppure , ancora , dandole un significato diverso che non avrebbero e non hanno , ed altro ancora . Questo da un canto , d’altro canto , chi fa l’astrologo , il “profeta” , l’indovino , lo si chiami come si vuole , non è mica nato ieri , dà , intenzionalmente , dei riferimenti generici , così generici che ognuno li può adattare e riadattare al suo vivere ed al suo volere . Basta leggere , ad esempio , un qualsiasi oroscopo .
Le profezie di San Malachia non forniscono i nomi dei papi , ma una frase che allude ad un qualcosa , e che va interpreta . Ma , attenzione , per quanto riguarda l’ultimo papa , l’autore di queste profezie , che sia stato il santo di Armagh o un falsario del tardo ‘500 , si è messo , “il cappio intorno al collo” perché ha dato un nome (ed è l’unica volta in cui lo fa ) , un nome ben preciso : Pietro Romano . Ora , a voler essere di manica larga , e tralasciando il termine Romano , che si presta , sia come sostantivo (cognome o nome , o addirittura , soprannome ) che come aggettivo (che è di Roma , che vive a Roma , che è originario di Roma , che ha o che ha avuto a che fare con Roma ) a diverse letture , focalizziamoci , invece , su Pietro , che ha solamente due letture diverse . La prima è che il futuro cardinale ,che diverrà papa , avrà il sostantivo Pietro nel nome di battesimo ( esempio : Pietro Parolin , Peter Turkson , Pierbattista Pizzaballa , Peter Erdò , ecc … ) o nel cognome (esempio : Peterson , Di Pietro , Stone , o altro cognome italiano o straniero che potrebbe significare pietra ) . La seconda è che avrà un diverso nome di battesimo , uno qualsiasi ( Michele , Antonio , Rocco , ecc… ) ma che una volta divenuto papa assumerà il nome di Pietro II . A voler essere di manica stretta , invece , il prossimo papa dovrebbe assumere il nome di papa Pietro II ed essere nativo o originario di Roma o fare , da cardinale , Romano di cognome . Non ho fatto delle ricerche approfondite , ma non mi risultano cardinali che facciano di cognome Romano , Stone , Di Pietro , oppure Peterson . Rimarrebbero in piedi le ipotesi del sostantivo Pietro presente nel nome di battesimo del cardinale o qualche altro sostantivo straniero che tradotto in italiano significhi pietra . ,ma più importante è che , a prescindere da ciò , una volta eletto, assuma il nome di Pietro , Pietro II , per la precisione . Fra circa 15 giorni . appena finito il conclave , sapremo , se farci una risata , come quando ascoltiamo gli astrologi in TV o . se esclamare meravigliati , come per Romolo e Romolo Augustolo : che strana coincidenza , vero !