di Roberto Fiore
La Procura di Roma da decenni è in mano ad un gruppo di magistrati siciliani o che hanno passato gran parte della loro carriera nell’isola.
Non si capisce come mai Pignatone, Lo Voi e Prestipino, che hanno operato in un preciso periodo storico a Palermo, spesso anche scontrandosi con Falcone e Borsellino, siano stati promossi tutti a Roma, nella Procura più potente d’Italia (Andreotti diceva che un procuratore di Roma valeva ben tre ministri). I procuratori in questione, che sembrano non essere riusciti a scalfire la forza della mafia e della ‘ndrangheta, oggi appaiono in difficoltà per le inchieste aperte dalla Procura di Caltanissetta (la stessa contro la quale si scagliò Napolitano provocando una vera crisi istituzionale) sui lavori per il Ponte sullo Stretto e sulle stragi del ’92.
Ricordiamo poi che sia Prestipino che Lo Voi sono stati protagonisti dell’impianto processuale del 9 ottobre che ha portato ad un serie di sconclusionati e assurdi processi (sono 9) con sentenze di condanne altissime e con una sfida, tutta voluta dalla Procura romana, contro la Cassazione la quale lo scorso anno non accettò le conclusioni della Procura e rimandò al mittente l’accusa di devastazione, sminuendo così le pretese sul processo. Il dott. Lo Voi, lo stesso che ha ricevuto un esposto sempre per rivelazioni di segreto d’ufficio e che ha litigato recentemente con Mantovano perché voleva, tutte le settimane, l’aereo di Stato per tornare a Palermo, oggi si scaglia contro 31 giovani, rei di aver fatto il saluto Romano in occasione delle commemorazioni dei giovani uccisi ad Acca Larentia: anche qui Lo Voi sfida la Cassazione che a sezione riunite ha deciso con chiarezza di esprimersi per la non colpevolezza del gesto.
Per amore di verità la Sicilia, oltre ai signori di cui sopra, ci ha dato eroi e Santi come Livatino e Saetta che oggi si ergono a monumento per chi vuole lottare contro la “struttura del peccato”, che oggi si identifica non solo con la Mafia ma anche con pezzi dello Stato ad essa intimamente legati. Saetta e Livatino rappresentano il cuore della Sicilia nobile ed imbattibile di fronte alla quale mi inginocchierò, assieme ad altri dirigenti di Forza Nuova, il giorno 14 del mese di Giugno.
“Non si capisce come mai”…
Ho avuto il privilegio di conoscere il giudice Alfonso Prestipino, perché per un periodo l’ho scortato da casa sua all’aula bunker. Quando si svolge un servizio di scorta, si crea inevitabilmente un rapporto di fiducia, e un po’ anche di confidenza. Durante i tragitti in auto si chiacchierava, e ricordo bene come spesso elogiava i giudici Falcone e Borsellino, riconoscendo i grandi sacrifici e il lavoro d’intelligenza che avevano portato all’istituzione del maxi processo.
A me non è mai sembrato in contrasto con loro. Se poi i rapporti si siano modificati nel tempo, non ne ho conoscenza diretta, perché dopo due anni sono stato destinato ad altri incarichi.
Sia chiaro: non è un rimprovero, anzi. Sono un vostro simpatizzante da sempre, anche se non sono iscritto. Volevo solo condividere la mia testimonianza, nulla di più. Cordiali saluti
La Sicilia è stata spesso l’ago della bilancia nella politica e società italiana ma convenientemente non se ne parla mai.
Riguardo ai procuratori legato a Palermo, qualche dubbio sorge spontaneo sui quali siano il loro principali interessi e valori da rispettare. Riguardo al pregiudizio verso chi fa un saluto romano è ovvio che oltre ad appartenere all’ala di sinistra appartiene molto anche a chiunque abbia legami con Cosa Nostra, essendo questa stata pesantemente perseguita durante il Ventennio e dal noto, anch’esso spesso dimenticato, Prefetto di ferro Mori.
La Sicilia è stata spesso l’ago della bilancia nella politica e società italiana ma convenientemente non se ne parla mai.
Riguardo ai procuratori legati a Palermo, qualche dubbio sorge spontaneo su quali siano i loro principali interessi e valori da rispettare. Riguardo al pregiudizio verso chi fa un saluto romano è ovvio che oltre ad appartenere all’ala di sinistra appartiene molto anche a chiunque abbia legami con Cosa Nostra, essendo questa stata pesantemente perseguita durante il Ventennio e dal noto, anch’esso spesso dimenticato, Prefetto di ferro Mori.
Non ho nulla in contrario al saluto romano, anche perché mi riconosco in idee di destra. Tuttavia, capisco che sia un gesto carico di significati storici e possa suscitare reazioni diverse. Generalizzare chi lo critica come appartenente alla sinistra o vicino alla mafia è una forzatura che non aiuta il dialogo. Sui procuratori di Palermo, credo sia giusto avere spirito critico, ma servono rispetto e basi concrete prima di mettere in dubbio il loro operato. Quanto alla Sicilia, è e resta un tassello fondamentale della storia e della politica italiana.