Nel cuore dell’Europa, sotto le insegne della democrazia, si sta affermando una prassi sempre più autocrate. I governi e gli apparati istituzionali, di fronte alla crescita di movimenti e personalità che mettono in discussione l’ideologia globalista dominante, reagiscono non con il confronto, ma con la repressione. Si rafforza così una logica che punta a delegittimare ogni forma di dissenso, riducendolo a minaccia per l’ordine democratico. Ma è proprio questa chiusura che rischia di erodere le fondamenta stesse della democrazia liberale.
Romania – Călin Georgescu: un’elezione annullata, un pensatore arrestato
In Romania, il caso dell’intellettuale Călin Georgescu rappresenta un passaggio emblematico della trasformazione del potere democratico in potere autocratico. Ex funzionario delle Nazioni Unite, noto per il suo pensiero centrato sulla sovranità nazionale, l’autosufficienza economica e il recupero dei valori identitari, Georgescu è stato oggetto di una crescente campagna di delegittimazione per il suo avvicinamento al partito AUR e per le sue critiche al modello globalista.
Il vero punto di rottura, tuttavia, è arrivato quando Georgescu ha vinto una tornata elettorale presidenziale, ricevendo un forte sostegno popolare. In un gesto senza precedenti, le autorità hanno invalidato il risultato, dichiarando vizi procedurali e “incompatibilità costituzionali” del candidato. Un intervento chiaramente politico, mascherato da tecnicismo giuridico.
Ma la repressione non si è fermata lì. Quando Georgescu ha tentato di ripresentarsi per una successiva elezione, è stato arrestato al momento del deposito della candidatura con accuse vaghe, tra cui l’“incitamento all’odio” e presunti legami con ideologie estremiste, mai dimostrati con prove concrete. Il messaggio era chiaro: chi si oppone ai dogmi del potere non può partecipare alla vita democratica, nemmeno se sostenuto dal voto popolare.
Germania – AfD nel mirino: il dissenso sotto osservazione
Il caso dell’AfD (Alternative für Deutschland) in Germania mostra un’evoluzione simile. Il partito, legalmente costituito e votato da milioni di cittadini, rischia ora di essere messo al bando o classificato come “organizzazione antidemocratica” da parte dell’Ufficio per la Protezione della Costituzione. Il motivo? L’opposizione all’immigrazione incontrollata, al multiculturalismo forzato, alla supremazia delle istituzioni europee sulle sovranità nazionali.
L’AfD è oggi una delle prime forze politiche in diversi Länder dell’est tedesco. Il tentativo di escluderla dal panorama democratico, però, rivela una profonda contraddizione: chi decide cosa è “democratico” se non l’elettore? E se milioni di persone votano per un’opzione alternativa, è la loro scelta a essere pericolosa, o il sistema che rifiuta di accettarla?
Italia – Forza Nuova: l’epurazione politica dopo il dissenso sul Green Pass
Anche in Italia si è visto un esempio estremo di repressione del dissenso. Il 9 ottobre 2021, a Roma, si tenne una manifestazione imponente contro il Green Pass e le restrizioni sanitarie. A guidarla, tra gli altri, c’era Roberto Fiore, leader di Forza Nuova. La protesta, partecipata da migliaia di cittadini, si trasformò in un evento simbolico di ribellione popolare. Tuttavia, la vicenda mai veramente chiarita della CGIL, sebbene contornati da una fitta nebbia sulle reali responsabilità, fu utilizzato come pretesto per arrestare Fiore e altri esponenti del movimento, chiedere lo scioglimento del partito e avviare una campagna martellante per rimuovere Forza Nuova dalla scena politica.
Non ci fu alcuna distinzione tra atti violenti e diritto alla protesta: l’intera struttura politica fu colpita, criminalizzata e censurata. I media contribuirono alla narrazione emergenziale, parlando di “fascismo”, “eversione” e “minaccia democratica”, ma l’unico vero crimine fu aver guidato un’opposizione popolare reale e fuori controllo rispetto ai partiti istituzionali.
Autocrazia soft: la nuova forma del potere europeo
In tutti questi casi – Romania, Germania, Italia – si osserva un pattern comune: il sistema non tollera più il dissenso reale. Non quello folkloristico, o marginale, ma quello organizzato, popolare, dotato di visione alternativa. Quando questo si manifesta, le risposte non sono politiche, ma repressive, amministrative, giudiziarie.
È l’autocrazia soft: non più colpi di Stato o censure brutali, ma messa al bando morale, sorveglianza, ostracismo istituzionale e incarcerazione simbolica. I regimi odierni non temono la violenza, temono le idee — quando queste mettono in discussione le architetture di potere e i dogmi dell’integrazione forzata, del centralismo burocratico europeo, della tecnocrazia post-democratica.
Conclusione: il rischio di una “democrazia condizionata”
Il volto del potere cambia, ma la logica resta antica: chi mette in discussione l’ordine dominante va messo a tacere. Călin Georgescu incarcerato per aver vinto un’elezione, l’AfD trattata come un nemico interno, Roberto Fiore arrestato per aver rappresentato una massa di dissidenti: la democrazia europea non è mai stata così fragile nella sua essenza.
Finché continueremo a tollerare che la democrazia sia definita solo in funzione della sua adesione a un’unica ideologia, non potremo più parlare di libertà politica, ma solo di una gestione autoritaria del consenso. La domanda oggi non è più “chi vota cosa?”, ma “chi ha diritto di esistere politicamente?”. E la risposta che si sta consolidando è inquietante.
in italia c’è anche DSP CON CUI A MIO AVVISO, BISOGNEREBBE DIALOGARE E CREARE PIATTAFORMA COMUNE
anche dopo le dichiarazioni di quel Toscano? penso che sia poco proficuo per chiunque avvicinarsi a quel gruppo
Da ricordare che in Romania, oltre a Georgescu, anche ad un’altra attivista politica non allineata, Diana Iovanovici Sosoaca, è stata negata la possibilità di candidarsi alle elezioni. E come dimenticare la Le Pen interdetta dalle cariche pubbliche per impedirle di presentarsi alle prossime presidenziali in Francia, dove tutti i sondaggi la davano vincente? Meritevole di attenzione anche il caso di Evghenia Gutul, governatrice della Gagauzia, entità territoriale autonoma della Moldavia – Paese in procinto di entrare nell’Unione Europea -, arrestata con accuse pretestuose perché filorussa. Se a questi casi, aggiungiamo quelli riportati nell’articolo, possiamo ben dire che finalmente la UE si è tolta la maschera “democratica” – che ormai non le donava affatto – e ha mostrato il suo vero volto: quello della tirannide.