di Antonio Azzerlini
L’episodio che la sera di sabato 26 aprile ha visto coinvolta un’autista della tramvia di Firenze, sequestrata nel vero senso della parola da un losco personaggio che voleva derubarla del suo denaro, è soltanto l’ultimo di una lunga serie tentativi di furti e aggressioni che da mesi si stanno verificando numerosi nell’area centrale della città.
Baby gang, stranieri, delinquenti nostrani, soggetti psicologicamente instabili, personaggi esasperati per vari motivi dilagano per le vie fiorentine. Le persone si vedono costrette a chiudersi in casa per la paura o a organizzare manifestazioni di piazza contro il degrado imperante, chiedendo sostegno da parte delle istituzioni. Le stesse forze dell’ordine sono oberate di lavoro dovendo intervenire ogni volta in quella che appare una lotta eterna contro un’idra di Lerna, perché per ogni soggetto che arrestano molti altri ne vengono fuori. Una fatica di Sisifo. E Firenze non è un caso isolato perché molte altre città italiane, non solo i grandi centri urbani, stanno vivendo una situazione analoga. Basti ricordare il caso di Treviso, che ha visto in breve tempo un aumento del 400% degli atti di delinquenza, in particolare da parte delle baby gang, e sul quale di recente ha espresso le proprie preoccupazioni il ministro Nordio.
Paura, insicurezza, degrado, solitudine sociale. Questo è ciò che si sta verificando nelle realtà urbane italiane di oggi ed è proprio ciò che uno Stato serio dovrebbe evitare. Sì, perché il compito primario delle Istituzioni è quello di garantire la sicurezza dei cittadini. Al contrario, simili episodi dimostrano la debolezza dello Stato nello svolgimento delle proprie funzioni; il suo allontanamento dalla vita e dalle esigenze del cittadino che sempre più sta perdendo la fiducia di esso; il degrado, che non è solo sociale, ma anche morale perché il rispetto reciproco per la vita e la proprietà altrui è venuto meno, così come la fiducia nel futuro.
Si tratta di segnali di un decadimento culturalmente diffuso, il cui arresto sarebbe possibile attraverso l’intervento deciso di un governo forte coadiuvato dal sostegno popolare. Ma perché tale sostegno vi sia sono necessarie prove di fiducia da parte delle Istituzioni, che sono inimmaginabili perché lo Stato italiano fondamentalmente è sempre stato nemico del cittadino, in modo più o meno dichiarato, fin dal 1861, anno della sua fondazione: tranne il breve periodo del governo fascista in cui venne tentata la realizzazione di un connubio tra Istituzioni e cittadino per creare coesione sociale.
Ah, ma possiamo stare tranquilli: è tutto sotto controllo! C’è un esercito di esperti che studia i dati relativi alle nostre vite e costruisce grafici, redige statistiche, promuove sondaggi, immagazzina documenti (in formato elettronico, s’intende, perché fa molto “green”…). I problemi sociali vengono affrontati con le idee e le tecniche più avanzate: ad esempio, il problema educativo viene affrontato come fosse un problema aziendale, l’emergenza morale come fosse una questione di bilancio. La sicurezza dei cittadini? Nessun problema: in diverse città italiane si sta già sperimentando la sorveglianza tecnologica di massa. Per strada, telecamere e microfoni (tra poco anche droni) raccolgono dati e li inviano all’intelligenza artificiale che li elabora, eventualmente li incrocia con ciò che desume dai social media e, quando lo ritiene opportuno, chiede l’intervento delle forze dell’ordine. Il decadimento culturale? Ma suvvia! Sono anni, anzi ormai decenni, che i nostri governi, con un piglio da redivo Stato etico, adottano con successo tutte le misure possibili per debellare le peggiori piaghe dell’umanità: omofobia e razzismo… intendendo per omofobia la difesa della famiglia naturale (quella formata da un uomo, una donna e possibilmente dei figli), e per razzismo il rifiuto di lasciarsi invadere e in prospettiva sostituire da un esercito inarrestabile di finti profughi.
Come cantava Louis Armstrong: “What a wonderful world…”.
Ho messo in evidenza una annosa questione. Repetita iuvant